sabato 23 maggio 2020

I Santi della Cappella Ungherese – Beato Vilmos Apor, difensore dei suoi fedeli


Le effigie di ventuno santi e beati dell’Ungheria ornano le pareti della Cappella Magna Domina Hungarorum nelle Grotte Vaticane. Consacrata da S. Giovanni Paolo II nel 1980, la cappella è chiamata a rappresentare gli estesi legami della nazione ungherese con gli altri popoli europei proprio attraverso i santi.
Il Beato Vilmos Apor, il vescovo martire della città di Győr, è ricordato nel calendario romano il 2 aprile, anniversario del martirio, tuttavia in Ungheria è festeggiato il 23 maggio, anniversario della sua traslazione.
Il beato Vilmos Apor (Cappella ungherese delle Grotte Vaticane, opera di Ferenc Lebó)

Nacque nel 1892 a Segesvár (oggi: Sighișoara), in Transilvania, come discendente di una delle famiglie aristocratiche più antiche ungheresi. Vilmos (Guglielmo) frequentò il liceo dei gesuiti di Kalocsa, nell’Ungheria centrale, e in quegli anni maturò la vocazione sacerdotale. Nel 1909 entrò nel seminario di Győr, città dell’Ungheria occidentale, poi studiò teologia a Innsbruck, in Austria. Fu ordinato sacerdote nel 1915 a Nagyvárad (oggi: Oradea).
Gli anni a seguire furono devastanti per l’Ungheria smembrata dal Trattato del Trianon. Il giovane sacerdote si ritrovò in un paese colpito da un profondo disorientamento e da grande povertà. Come parroco della città di Gyula, si adoperò per i bisognosi, i poveri e i malati. Nel 1937 divenne membro del Sovrano Ordine di Malta.
Fu nominato vescovo di Győr nel 1941. Da sempre avverso al razzismo difese i perseguitati, aiutò anche a formare la vita politica cristiana in Ungheria. Nel 1945, mentre proteggeva le donne rifugiate nel palazzo episcopale, venne ferito a morte da un soldato sovietico, morì tre giorni dopo, il 2 aprile, lunedì di Pasqua.
Durante l’occupazione sovietica non era opportuno parlare del vescovo di origini aristocratiche ucciso da un soldato sovietico. Dopo il cambio di regime la sua causa venne ripresa e Papa Giovanni Paolo II lo proclamò beato nel 1997.
Festa liturgica: 23 maggio
Raffigurazione: Il vescovo Guglielmo Apor che protegge sotto il suo manto i fedeli. Sulla destra si vede la chiesa di Gyula, con 4 fedeli, mentre sulla sinistra è raffigurata la Cattedrale di Győr con tre fedeli. Sul rilievo è indicata la data e il luogo di nascita e di morte del vescovo.
Autore del rilievo: Ferenc Lebó, scultore

lunedì 18 maggio 2020

Ricordo di San Giovanni Paolo II nella Cappella ungherese in Vaticano – omaggio dell’Ambasciatore d’Ungheria Eduard Habsburg-Lothringen


La prima raffigurazione di San Giovanni Paolo II nella Basilica di San Pietro si trova nella Cappella ungherese delle Grotte vaticane. Nel centenario della sua nascita mi piace commemorarlo proprio partendo da questa cappella, tanto cara ai fedeli ungheresi che giungono “ad limina Petri”.
San Giovanni Paolo II e la consacrazione della Cappella Magna Domina Hungarorum
(particolare del pannello in bronzo, opera di Amerigo Tot)
Fu, infatti, Giovanni Paolo II a consacrare, quarant’anni or sono l’8 ottobre 1980, la nuova cappella dedicata alla Magna Domina Hungarorum. Tale evento solenne è stato immortalato in uno dei riquadri del grande pannello di bronzo collocato in fondo alla cappella, opera dello scultore ungherese-italiano Amerigo Tot.
La vicenda della cappella ungherese, iniziata sotto San Paolo VI e portata a termine da San Giovanni Paolo II si colloca, infatti, tra i grandi momenti dei millenari rapporti tra la Santa Sede e l’Ungheria. Nell’omelia, pronunciata in quella occasione, il Papa polacco sottolineò che “l’inaugurazione di questa cappella assume il chiaro significato di un suggello e di una testimonianza perenni che, trasfigurati dalla suggestiva potenza dell’arte, indicano alle generazioni presenti e future il perdurante appello di momenti storici, sempre vivi nella coscienza nazionale e collegati con le idealità profonde di un popolo, la cui conversione a Cristo coincise con l’inizio della propria civiltà.”
Pannello raffigurante 1) l'invio della corona al re S. Stefano d'Ungheria,
2) S. Giovanni da Capestrano e le campane di mezzogiorno,
3) fondazione della cappella ungherese da parte di S. Paolo VI,
4) consacrazione della cappella ungherese da parte di S. Giovanni Paolo II
(opera di Amerigo Tot)
Richiamando l’esempio dei diversi santi raffigurati sulle pareti della Cappella, San Giovanni Paolo II non mancò di lanciare un forte messaggio europeo: “Dall’opera dei santi che abbiamo commemorato è nata una civiltà europea basata sul Vangelo di Cristo, ed è scaturito un fermento per un autentico umanesimo, permeato di valori perenni, radicandosi, altresì, un’opera di promozione civile nel segno e nel rispetto del primato dello spirituale. La prospettiva aperta allora dalla fermezza di tali testimoni della fede è tuttora attuale e costituisce la strada maestra per continuare a costruire un’Europa pacifica, solidale, veramente umana, e per superare opposizioni e contrasti, che rischiano di sconvolgere la serenità dei singoli e delle nazioni. Mi piace pensare che questa preziosa e già tanto amata cappella possa divenire un cenacolo di preghiera e di ispirazione per cristiani e uomini di buona volontà, desiderosi di essere efficaci operatori di pace in un’Europa unita.”
Inviando in quella occasione la sua benedizione agli ungheresi – e si era ancora ai tempi della Cortina di ferro e dell’oppressione comunista! – San Giovanni Paolo II li esortò anche a “conservare fedelmente e di accrescere sempre più le ricchezze spirituali del passato, e cioè il prezioso patrimonio religioso e il generoso amore alla patria”.
Si tratta di un compito sempre attuale che l’odierna Ungheria vuole realizzare invocando anche l’intercessione di questo grande papa santo il quale, giungendo per la prima volta in Ungheria il 16 agosto 1991, ebbe a dire: “Io posso condividere le vostre tradizioni e l’attuale vostro sforzo concorde per costruire un futuro più felice e più umano, perché sono figlio della Nazione polacca, che tante cose ha in comune con la storia ungherese, e provengo anch’io da questa regione dell’Europa che si trova ora sulla soglia di una nuova era, nella quale spera di poter contribuire al formarsi di una pacifica comunità di Nazioni fra loro solidali.”

Eduard Habsburg-Lothringen
Ambasciatore d'Ungheria presso la S. Sede

Consacrazione della Cappella Magna Domina Hungarorum, 8 ottobre 1980

(Immagine tratta dal volume “A magyarok római kápolnája” a cura di László Imre Németh, Budapest 2005)


martedì 12 maggio 2020

Nuova data per il Congresso Eucaristico Internazionale di Budapest


Si terrà il 5-12 settembre 2021 il 52° Congresso Eucaristico Internazionale a Budapest.
La nuova data è stata approvata dalla Santa Sede su proposta degli organizzatori ungheresi.
Il 23 aprile scorso è stato comunicato che „a causa dell’attuale situazione sanitaria e delle sue conseguenze sullo spostamento e l’aggregazione di fedeli e pellegrini” Papa Francesco aveva deciso di rinviare il Congresso all’anno prossimo.

venerdì 8 maggio 2020

Accoglienza in Vaticano delle mascherine donate dall’Ungheria


Il 30 aprile 2020 sono state recapitate al Circolo S. Pietro le mascherine donate dal Governo ungherese. L’Ambasciatore Eduard Habsburg-Lothringen è stato accolto dal Presidente del Circolo, Niccolò Sacchetti presso la Cucina Economica del Circolo a Via della Lungaretta in Trastevere.
Il Presidente Sacchetti ha espresso all’Ambasciatore la gratitudine del Sodalizio: “La Sua utilissima ed indispensabile offerta sarà assegnata, per la distribuzione, presso le nostre Cucine Economiche e presso la Casa-famiglia “S. Giovanni Paolo II” di via della Lungaretta. In queste opere, con gli instancabili Soci e Volontari del Circolo, aiutati in questo periodo di emergenza sanitaria anche dagli amici del Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta (CISOM), continuiamo a fornire un pasto caldo ai tanti assistiti e ad ospitare alcune famiglie dei bambini ricoverati presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. Le mascherine che ci avete donato, ci consentiranno di poter limitare il diffondersi del virus ed assistere, con maggior sicurezza, i numerosi ospiti e fornirle a chi ne fosse sprovvisto.”

Il Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin nei giorni scorsi ha fatto pervenire all’Ambasciatore d’Ungheria presso la S. Sede una lettera di ringraziamento per le mascherine donate dal Governo ungherese alla S. Sede, formulando “cordiali auspici di pace, di gioia e di prosperità per il popolo ungherese”.

Aggiornamento:

Il Cardinale Segretario di Stato ha, inoltre, informato l’Ambasciatore Habsburg di aver „portato a conoscenza del Santo Padre questo generoso gesto di solidarietà, che il Governo ungherese ha voluto compiere nei confronti della Santa Sede, ed Egli mi ha incaricato di esprimere il Suo ringraziamento”.

Anniversario del Card. Mindszenty commemorato anche a Roma


Il 6 maggio ricorreva il 45° anniversario del transito del Venerabile Cardinale József Mindszenty. Nel giorno dell’anniversario la S. Messa è stata celebrata da Mons. László Németh, coordinatore pastorale degli ungheresi in Italia, nella cappella della Casa S. Stefano a Roma.
La cappella della Casa S. Stefano in una celebrazione precedente
Quest’anno il tradizionale appuntamento liturgico è stato organizzato in ambito ristretto, ma trasmesso in streaming. Non è stato possibile celebrare nella Basilica di S. Stefano Rotondo, già chiesa titolare del Venerabile Cardinale, tuttavia come ha ricordato Mons. Németh, la Casa S. Stefano, costruita 50 anni or sono, è pure legata alla figura del Card. Mindszenty.
Giunto a Roma nel settembre 1971, dopo aver lasciato l’Ambasciata statunitense di Budapest, il Cardinale Mindszenty ha visitato la Casa Santo Stefano il 2 ottobre 1971. Dopo aver pregato nella cappella della casa il Cardinale ha ammirato gli affreschi, opera del pittore sacerdote Péter Prokop (il cui studio si conserva tuttora intatto nell’edificio).
Infine ha tenuto una breve allocuzione ai presenti, ringraziando i benefattori la cui generosità aveva reso possibile l’edificazione della casa a servizio dei pellegrini ungheresi. Nel libro degli ospiti il Card. Mindszenty ha scritto: “Il sogno della Chiesa cattolica ungherese che qui si è realizzato mi riempie di gioia.”
Autografo del Card. Mindszenty nel libro degli ospiti di Casa S. Stefano
(Cfr. László Imre Németh, Mindszenty megvalósult álma, Szent István Társulat, Budapest, 2009, p. 102)

giovedì 7 maggio 2020

I Santi della Cappella Ungherese – Beata Gisella, la prima regina


Le effigie di ventuno santi e beati dell’Ungheria ornano le pareti della Cappella Magna Domina Hungarorum nelle Grotte Vaticane. Consacrata da S. Giovanni Paolo II nel 1980, la cappella è chiamata a rappresentare gli estesi legami della nazione ungherese con gli altri popoli europei proprio attraverso i santi.
Il 7 maggio si festeggia in Ungheria la Beata Gisella, consorte di S. Stefano.
B. Gisella con il manto da lei preparato
(Cappella ungherese delle Grotte Vaticane, opera di Sándor Kiss)

Nata intorno al 980, Gisella fu duchessa di Baviera come sorella minore dell’Imperatore S. Enrico II. Si dice che volesse entrare in convento ma fu invece destinata a divenire sposa del principe ereditario magiaro nel 997. Con l’incoronazione di suo marito Gisella divenne la prima regina dell’Ungheria. Appoggiò sempre l’attività di suo marito e contribuì con fervore alla cristianizzazione del paese. La coppia reale ebbe tre figli, tra cui il principe Sant’Emerico, ma tutti morirono in età giovane.
Nella sua nuova patria ebbe la città di Veszprém come residenza ufficiale, nella quale contribuì alla costruzione della cattedrale e fu cofondatrice di diversi conventi di suore. Gisella ricamava benissimo, contribuendo così a rifornire di indumenti sacri e di altri oggetti liturgici le chiese che il Re aveva disposto di erigere dappertutto nel paese (ogni dieci villaggio doveva costruirne uno in comune).
Fu lei a cucire e ricamare con fili d’oro quello che oggi è conosciuto come il manto d’incoronazione reale. Uno dei principali tesori sacri dell’Ungheria, il manto fu confezionato originalmente come casula, nel 1031 (come si legge sul manto stesso), quale dono da parte della coppia regale alla nuova basilica dell’Assunta, eretta a Székesfehérvár (Alba Regale). Solo successivamente venne trasformata in manto, proprio per il suo legame con il primo re d’Ungheria. Sul mantello sono raffigurati sia re Santo Stefano che la regina Gisella, nonché il loro figlio, Sant’Emerico, che proprio quell’anno moriva in un incidente.
Immagine di B. Gisella, S. Emerico e S. Stefano sul manto d'incoronazione regale
(scultura di T. Rieger)
Fu tradizione per le regine d’Ungheria di riparare simbolicamente di propria mano tale manto prima della cerimonia d’incoronazione. Il manto oggi è conservato nel Museo Nazionale Ungherese a Budapest, mentre una sua copia fedele in bronzo, opera di Tibor Rieger, è stata eretta nel Castello di Buda.
Il manto d'incoronazione regale - scultura in bronzo di Tibor Rieger a Buda
Gisella fu instancabile nelle opere di carità, aiutò i poveri e i bisognosi. Dopo la morte dei figli e del marito tornò nella Baviera, ritirandosi nel monastero benedettino presso Passau. Morì intorno il 7 maggio 1059 e venne sepolta nello stesso monastero benedettino di Niedernburg, dove tuttora si venera la sua tomba. In Ungheria il suo culto è particolarmente vivo a Veszprém dove si trova un’antica cappella del XIII secolo a lei dedicata. Stefano, Gisella ed Emerico sono chiamati anche la “sacra famiglia ungherese”, modello di vita cristiana per le famiglie ungheresi.
Festa liturgica: 7 maggio
Raffigurazione: Gisella contempla il mantello d’incoronazione da lei cucito.
Autore del rilievo: Sándor Kiss, scultore

lunedì 4 maggio 2020

Nuove misure della Conferenza Episcopale Ungherese circa le celebrazioni


In Ungheria il “Decreto governativo N. 168/2020 (del 30.04) sui provvedimenti di difesa” – nel quadro dell’allentamento parziale delle misure restrittive in materia di prevenzione della pandemia da coronavirus – dispone che, nonostante il divieto generale di manifestazioni ed iniziative, le celebrazioni religiose, nonché i matrimoni e funerali civili, sono permessi (§6 (1)), ma va garantito il rispetto della distanza di sicurezza tra i partecipanti (§6 (2)).
Preso atto delle nuove disposizioni del Governo ungherese, il 1 maggio la Conferenza Episcopale Ungherese ha emanato a sua volta delle nuove disposizioni e orientamenti per quanto riguarda le realtà di sua competenza:

“1. Le chiese, luoghi di ristoro spirituale e di preghiera sono particolarmente importanti, quindi le nostre chiese rimangono aperte. Ciascun vescovo diocesano deciderà circa la celebrazione della liturgia pubblica e le modalità dell’amministrazione dei sacramenti, in base al canone 838 del Codice di Diritto Canonico, tenendo conto delle circostanze e delle possibilità locali, nonché delle norme sanitarie. A Budapest e dove le prescrizioni statali rimangono invariate, le precedenti disposizioni ecclesiastiche si applicano fino a nuovo avviso.
2. I regolamenti epidemiologici delle autorità statali vanno seguiti sotto tutti gli aspetti. Chiediamo in particolare ai nostri fratelli anziani, vulnerabili o malati di continuare di rimanere a casa.
3. Tenuto conto della permanenza dello stato di pericolo, il nostro provvedimento n. 637/2020 del 17 marzo u.s. è da applicarsi fino a revoca, per cui si concede la dispensa dal precetto festivo e si mantiene la possibilità di impartire l’assoluzione generale per tutta la durata dello stato di emergenza.
4. Continuiamo ad incoraggiare i nostri fratelli a dedicare tempo sufficiente alla preghiera – leggendo la Sacra Scrittura, recitando la Liturgia delle Ore o altre preghiere – sia individualmente che nella famiglia. Sono disponibili diverse trasmissioni online della messa. La domenica e nei giorni festivi viene trasmessa la S. Messa sugli emittenti pubblici. Sui nostri canali di comunicazione verranno fornite le informazioni sugli orari delle trasmissioni.
5. Si dovranno seguire, sotto tutti gli aspetti, i regolamenti epidemiologici statali per quanto riguarda l'assistenza ai malati, la confessione e la distribuzione straordinaria della comunione, tenendo conto delle disposizioni particolare delle rispettive diocesi.
6. Si continuerà ad ottemperare in tutto alle normative statali nelle nostre istituzioni educative, sociali e sanitarie. Si coopererà in tutto con le autorità, tenendo conto delle linee generali da loro fornite.
7. Si chiede alle comunità parrocchiali e religiose di organizzare la preghiera continua per le persone colpite dall'epidemia, nel rispetto delle disposizioni delle autorità epidemiologiche.
Le presenti disposizioni valgono per tutte le diocesi di rito latino dell’Ungheria.
Siamo grati per il servizio dei sacerdoti, per la perseveranza di tutti e per la comprensione dei fedeli in questa situazione speciale. Si continui a praticare la virtù della generosità e si presti particolare attenzione gli uni agli altri.”
Siccome a Budapest e nella Provincia di Pest le misure restrittive delle attività e dei movimenti continuano ad essere in vigore, le Diocesi ungheresi hanno adottato provvedimenti diversi a seconda dei loro territori, riprendendo, in linea generale, le celebrazioni liturgiche in presenza dei fedeli, pur con diverse limitazioni.