martedì 29 marzo 2016

Convegno "Chiese e nationes a Roma”


Quelle “nazionali” sono una categoria particolare tra le chiese di Roma. Si tratta spesso di vere e proprie istituzioni ante litteram di rappresentanza e di assistenza delle varie Nazioni nella Città Eterna. Ben presto, infatti, si era presentata la necessità di provvedere ai bisogni dei pellegrini di varie lingue e nazioni che giungevano a Roma. Allo steso tempo diverse chiese locali sentivano l’opportunità di avere una sorta di rappresentanza presso la Santa Sede, ancora prima dello stabilimento delle ambasciate nel senso moderno.

 
L’Accademia d’Ungheria si propone di esaminare, con uno studio comparato concentrato su alcuni Paesi più lontani da Roma, il fenomeno e la storia delle “chiese nazionali”, nell’ambito di un convegno internazionale che si terrà a Palazzo Falconieri (Via Giulia 1) l’8 aprile 2016, dalle ore 9:30.

Per il programma dettagliato si veda il sito dell’Accademia d’Ungheria.


domenica 27 marzo 2016

L’evangeliario della Veglia Pasquale e la testimonianza di fede di Csaba Ozsvári

Durante la celebrazione della Veglia Pasquale in San Pietro è stato utilizzato un prezioso evangeliario, che è in se stesso una testimonianza tangibile di fede. Si tratta dell’opera di un orafo ungherese, Csaba Ozsvári (1963-2009), donato dalla Conferenza Episcopale Ungherese a Giovanni Paolo II in occasione della sua prima visita in Ungheria, nel 1991.

Papa Francesco con l'evangeliario di Ozsvári

Entrato a far parte delle suppellettili sacre della Sagrestia Pontificia, questo evangeliario è stato utilizzato regolarmente sia da Papa Benedetto XVI che da Papa Francesco, specialmente in occasione della Veglia Pasquale e della Pentecoste.
Papa Benedetto XVI con l'evangeliario ungherese
La copertina anteriore è ornata dalla figura dell’Agnello di Dio al centro della Croce e, negli angoli, dai simboli dei quattro evangelisti. Nella copertina posteriore è raffigurata invece la Madonna Patrona Hungariae, con a capo la Sacra Corona, attorniata da quattro santi ungheresi: i re Stefano e Ladislao, il Principe Emerico e il Vescovo martire Gerardo. Lo stemma dell’Ungheria e quello di Giovanni Paolo II richiamano la storia della donazione.
L'evangeliario Ozsvári con l'Agnus Dei
L’orafo Csaba Ozsvári, scomparso prematuramente, è stato non solo un insigne maestro dell’arte sacra ma, prima di tutto, un uomo di profonda fede. Ne sono testimonianza proprio le sue opere. Riteneva che per l’arte sacra fosse indispensabile rivivere ogni volta il proprio rapporto personale con Dio attraverso l’oggetto liturgico in lavorazione.
L'Evangeliario Ozsvári con la Magna Domina Hungarorum
 
Scrive di lui uno dei suoi più prestigiosi committenti, il Card. Karl-Josef Rauber: „Non ha voluto cedere alle tendenze individualiste e troppo moderne, le sue opere hanno invece seguito in tutto la viva tradizione dell’arte sacra. Così pure la sua vita di preghiera, tutto il suo atteggiamento, la sua vita familiare mi hanno convinto che egli ha guidato la sua famiglia del tutto secondo la volontà di Dio, ed è stato un bravissimo padre di famiglia e un marito esemplare.” (cfr. „Vértanúink-Hitvallóink”, rivista della Fondazione Mindszenty, N. XXI/3.).
Il Cardinale Rauber, già nunzio a Budapest afferma inoltre di pregare ogni giorno per Csaba Ozsvári, anzi, di chiedere la sua intercessione: „Sono convinto che la beatificazione di questo padre di famiglia sarebbe di enorme aiuto alla Chiesa in Ungheria come pure a molte famiglie europee. Sono convinto che il suo esempio di vita sarebbe una benedizione per ogni famiglia cattolica”.
Ecco, come diventa testimonianza di fede vissuta l’evangeliario con il quale Papa Francesco benedice i fedeli durante la Veglia Pasquale.

sabato 26 marzo 2016

Auguri di Pasqua


L'Ambasciata d'Ungheria porge i migliori auguri
di una Santa Pasqua.
 
 
Cristo Risorto - vetrata della Chiesa di S. Pellegrino in Vaticano
(opera dell'artista ungherese János Hajnal)


mercoledì 23 marzo 2016

“L’Europa non è solamente un grande supermercato” – intervista dell'Ambasciatore a Radici Cristiane

 È uscita sull’ultimo numero di Radici Cristiane (N. 113 – aprile 2016), la seguente intervista con l’Ambasciatore d’Ungheria Eduard Habsburg-Lothringen, che pubblichiamo su gentile concessione della rivista.
(Da notare, inoltre, nello stesso numero di Radici Cristiane un'articolo interessante sulla rivoluzione del 1956 ed il ruolo del Card. Mindszenty: "Solo la Chiesa con la gente".)
 

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Un Asburgo in Vaticano
 
L’Europa non è solamente un grande supermercato, l’Europa indica una fede condivisa e valori comuni. A ricordarlo, è Eduard Habsburg-Lothringen, ambasciatore d’Ungheria presso la Santa Sede, osservatorio privilegiato per analizzare le dinamiche in essere. Ma  sulle maggiori urgenze – famiglia, immigrazione,… – si elaborano strategie condivise o tutto potrebbe “saltare”…  (a cura di Maddalena della Somaglia)
 
Ha presentato le sue Lettere credenziali a papa Francesco durante l’udienza dello scorso 7 dicembre: da quel momento Eduard Habsburg-Lothringen è divenuto ufficialmente l’ambasciatore di Ungheria presso la Santa Sede.
Nato a Monaco di Baviera, in Germania, 49 anni fa, è sposato e padre di sei figli: nella migliore tradizione del Casato, la sua è una famiglia numerosa. Laureatosi in Filosofia presso l’Università Cattolica di Eichstatt con una tesi su “La fine del neotomismo”, ha conseguito un Master ed Dottorato nella stessa materia presso l’Università “St. Thomas and Albert the Great”. Conosce il tedesco, l’italiano, l’inglese, il francese, l’ungherese, il latino e lo spagnolo.
È da sempre attivissimo nel campo della comunicazione sia come produttore di cartoni animati, sia come sceneggiatore per l’emittente Zdf e come attore e scrittore nella serie Wo Grafen schlafen (“Dove dormono i Conti”), ma anche come portavoce del Vescovo di St. Pölten e responsabile delle comunicazioni per la sua Famiglia.
Ed ora questo nuovo, prestigioso incarico…
 

martedì 22 marzo 2016

L’Ostpolitik vaticana nel contesto della storia della Chiesa e alla luce delle fonti locali


È stato presentato il 18 marzo 2016, presso il Museo Centrale del Risorgimento a Roma, il volumeThe Vatican Ostpolitik 1958-1978. Responsability and Witness during John XXIII and Paul VI.” (a cura di András FEJÉRDY, Viella – Accademia d’Ungheria, Roma 2015).

Dopo i saluti del Prof. Romano Ugolini, presidente dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano il Prof. Antal Molnár, direttore dell’Accademia d’Ungheria in Roma ha riassunto il progetto scientifico che ha portato alla pubblicazione dell’opera. Il libro contiene, infatti, gli atti del convegno di studi tenutosi il 26 settembre 2014 presso l’Accademia d’Ungheria, organizzato in collaborazione con il Pontificio Istituto Ecclesiastico Ungherese, l’Università Europea di Roma e la Facoltà di Teologia dell’Università Comenius di Bratislava (per resoconti vedere qui e qui).

Il Dott. András Fejérdy, curatore dell’opera (Università Cattolica Pázmány Péter, Budapest) ha sottolineato che uno dei pregi del volume è quello di essere uno studio comparato dell’esperienza della Ostpolitik vaticana nei diversi Paesi dell’Europa Centrale ed Orientale. Il focus è volutamente sulle fonti locali di questi Paesi, con l’intento di richiamare l’attenzione degli studiosi su di esse. Per quanto riguarda i materiali utilizzati per gli studi sulla Ostpolitik è stata rilevata una differenza di approccio tra la letteratura scientifica occidentale e quella orientale: i primi si basano soprattutto su memoriali, e sui ricordi dei protagonisti, mentre nei Paesi direttamente interessati dalla politica in questione si è preferito la ricerca e la pubblicazione delle fonti archivistiche rese accessibili dopo il 1990.

La Prof.ssa Rita Tolomeo, professore di Storia dell’Europa Orientale dell’Università La Sapienza (Roma) ha illustrato la genesi del nuovo approccio della Santa Sede verso i Paesi comunisti, sottolineando come la Chiesa dopo il Concilio Vaticano II, abbandonando un atteggiamento “anti”, abbia voluto invece cercare il dialogo e l’incontro con i rappresentanti del comunismo.

Il Dott. Johan Ickx, direttore dell’Archivio Storico della Seconda Sezione della Segreteria di Stato (Città del Vaticano), ha inquadrato la politica orientale nella più ampia tradizione concordataria della Santa Sede. Ha dimostrato così che si trattava piuttosto di una continuità, anche perché i suoi protagonisti non erano del tutto nuovi in Vaticano. Agostino Casaroli, per esempio era stato archivista della Congregazione per gli Affari Ecclesiastici Straordinari sotto Pio XII e, come tale, il migliore conoscitore delle carte, dei processi e dei precedenti. La prassi concordataria aveva avuto diversi periodi molto intensi nel passato, come nel XIX secolo, con i Paesi dell’America Latina o, dopo a Grande Guerra, con i nuovi Stati nati dalle ceneri dell’Impero Austro-Ungarico. Il momento culminante è stato forse il concordato con la Germania nel 1933, intesa come strumento utile a difendere i diritti dei fedeli, ma la cui inosservanza da parte tedesca ha provocato una grande delusione, anche personale, a Pio XII, portando a una pausa nella prassi concordataria della Santa Sede.

Il Rev. Carlo Pioppi, professore di Storia della Chiesa della Pontificia Università della Santa Croce (Roma) ha richiamato l’attenzione sulla plurisecolare tradizione della Santa Sede che da sempre predilige le trattative e la mediazione. L’Ostpolitik vaticana non è stata quindi altro che la naturale prosecuzione di questo atteggiamento che trova le sue analogie storiche per esempio con San Leone Magno e Attila, San Gregorio Magno e i Goti, San Gregorio VII e l’imperatore Enrico IV, Pio VII e Napoleone. Il Rev. Pioppi ha rilevato anche due ulteriori caratteristiche dell’agire della Chiesa nei secoli. L’una è che la Chiesa si avvale sia della testimonianza, del martirio che del negoziato e degli accordi con le realtà del mondo. L’altra invece consiste in una sorta di tensione che si può spesso scorgere all’interno della Chiesa stessa, tra la periferia e il centro, nel senso che la Santa Sede ha, naturalmente, una visione diversa, di lungo respiro degli avvenimenti, mentre le Chiese locali devono vivere immersi nella realtà concreta. Tutto questo può aiutare ad inquadrare meglio anche l’Ostpolitik della Santa Sede come fenomeno storico all’interno della ben più ampia storia della Chiesa.

 
Indice del volume

 

lunedì 21 marzo 2016

Arte che porta a Dio – parole dell’Ambasciatore Habsburg-Lothringen alla mostra di Kisléghi Nagy (17 marzo 2016)



L'Amb. Habsburg-Lothringen e Ádám Kisléghi Nagy
(foto: Klára Várhelyi)
Vorrei citare due artisti che hanno parlato della relazione fra Arte e Fede: ambedue erano musicisti, ma penso che le loro tesi valgano anche per la pittura. Johann Sebastian Bach affermava che la musica deve lodare Dio, altrimenti è cosa del diavolo o solo rumore. Il nostro grande Ferenc Liszt diceva invece che la musica è perfetta solo se conduce verso Dio.

Oggi, nel XXI secolo non vorrei postulare ciò per tutta l’arte, ma secondo me l’arte che si definisce come religiosa, deve mirare a tre cose: raccontare la storia della nostra Salvezza, portare chi lo osserva verso la preghiera ed elevare l’anima del pubblico verso Dio, verso il Mistero.

L’arte religiosa allora vuole servire. Oggi, spesso incontriamo dell’arte, anche religiosa, che vuole invece scioccare con la sua bruttezza, volendo quasi urlarci in faccia:  Eccomi, sono un’opera d’arte!

Non è in questa categoria che Ádám Kisléghi Nagy si colloca, fortunatamente.

Personalmente mi piacciono molto i suoi quadri e prima di venire qui li ho sottoposto alla critica più sincera possibile: quella dei miei bambini.

Le loro reazioni erano interessanti. Le due bambine più piccole hanno subito esclamato: ”Oh, oh, che bello, papà!”. Poi cominciavano guardare tutti i dettagli e a identificare i vari personaggi illustrati. Questi quadri raccontano, infatti, una storia, la storia della Salvezza che può essere compresa benissimo anche dai bambini. Chiedevo, infine, il parere di mio figlio quindicenne, e lui osservava subito: “Che strana luce…”.

Ecco, che così si apre la via verso il Mistero… È per questo che amo l’arte…

Eduard Habsburg-Lothringen, ambasciatore

venerdì 18 marzo 2016

Tecnica pittorica come espressione di un percorso di fede – Prolusione di Mons. Estivill alla mostra di Kisléghi Nagy


Pubblichiamo il testo integrale della prolusione di Mons. Daniel E. Estivill, docente di Iconografia e Iconologia della Pontificia Università Gregoriana, pronunciata all’inaugurazione della mostra Lux in tenebris lucet – La rinascita del chiaroscuro spirituale” di Ádám Kisléghi Nagy presso l’Accademia d’Ungheria in Roma.
Inaugurazione della mostra di Kisléghi Nagy all'Accademia d'Ungheria (17 marzo 2016)
con Mons. Estivill, Amb. Habsburg-Lothringen, Prof. Molnár e Ádám Kisléghi Nagy
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«La luce splende nelle tenebre»: con questa citazione del Prologo del Vangelo di San Giovanni (Gv 1, 5) si apre questa mostra quale degno preludio alla Settimana Santa ormai alle porte. Il sottotitolo – la rinascita del chiaroscuro spirituale – è anche altamente significativo, in quanto esprime in modo conciso uno dei tratti più rilevanti della produzione artistica di Ádám Kisléghi, ovverosia, quella tecnica pittorica che in lui diventa espressione visiva di un percorso personale di fede.

La tematica proposta dalla mostra, da una parte, accenna alla rinascita del glorioso passato della tradizione artistica occidentale, caratterizzata da un continuo evolversi alla ricerca di forme stilistiche in armonia con le movenze culturali contemporanee. Dall’altra parte, il chiaroscuro diventa l’angolazione specifica secondo la quale siamo invitati a contemplare le opere esposte. Sembra, dunque, più che opportuno soffermarsi su questa tecnica pittorica, ben visibile nella ricca varietà di soggetti iconografici che compongono la mostra.

mercoledì 16 marzo 2016

La rinascita del chiaroscuro spirituale – mostra di Kisléghi Nagy



Lux in tenebris lucet – La rinascita del chiaroscuro spirituale è il titolo della mostra dedicata all’arte di Ádám Kisléghi Nagy.
Il noto pittore ungherese ha portato a Roma una cinquantina di quadri, prevalentemente realizzati ad olio su tela con tematiche strettamente religiose. La sua arte è assai apprezzata negli ambienti religiosi in Ungheria, ma è conosciuta anche all’estero. Ne è dimostrazione il fatto che Kisléghi Nagy era stato stato invitato al famoso incontro degli artisti con Papa Benedetto XVI nel 2009.
La mostra verrà inaugurata il 17 marzo, alle ore 19.30, presso la Galleria dell’Accademia d’Ungheria in Roma (Palazzo Falconieri–Via Giulia, 1), in presenza dello stesso artista, dal Mons. Daniel Emilio Estivill, docente di Iconografia e Iconologia della Pontificia Università Gregoriana. Resterà aperta fino all’8 maggio 2016.
Ádám Kisléghi Nagy: Deposizione
 

lunedì 14 marzo 2016

Papa Francesco omaggiato con preziosi Merletti di Halas


Cinque tovaglie con merletti e una casula ricamata sono state offerte al Santo Padre, per il terzo anniversario della sua elezione al soglio pontificio, da parte della Città di Kiskunhalas.
Merletti di Halas offerti a Papa Francesco
I merletti di Halas sono famosi, e non solo in Ungheria, per la loro unicità e raffinatezza. Sono prodotti con tecniche artigianali tradizionali, conosciute solo da una dozzine di signore che lavorano presso la „Casa del Merletto” a Kiskunhalas, cittadina della Pianura Ungherese.
La manifattura è stata fondata all’inizio del XX secolo e  lo Stato ungherese sin da allora è solito omaggiare capi di stato e altri personaggi illustri con i preziosi merletti di Halas.
Papa Giovanni Paolo II ne ha ricevuto uno in dono in occasione della sua seconda visita in Ungheria, nel 1996. Si trattava di una tovaglia che riproduceva i motivi dell’antico manto d’incoronazione dei re d’Ungheria.
Tovaglia di merletti di Halas offerto a Papa Giovanni Paolo II
 
Il Comune di Kiskunhalas ha voluto regalare a Papa Francesco una serie di tovaglie liturgiche ornate da merletti. Le cinque tovaglie, eseguite dalle signore Attiláné Bakony, Benőné Csapi, Zsuzsanna Kardos, Julianna Keresztúri, Erika Hrk, Gyöngyi Pajorné Berta e Ágota Vancsik, seguono i colori dell’anno liturgico e sono state confezionate in modo da essere adatte eventualmente all’uso presso la Cappella di Casa Santa Marta.
Tovaglie con merletti di Halas offerte a Papa Francesco
 
La parrocchia della Città Bassa di Kiskunhalas (Alsóvárosi Főplébánia) ha voluto, inoltre, accompagnare tali doni con una casula ricamata con l’immagine di San Giovanni Paolo II, opera della Signora Beáta Szőgyiné Vida.
Casula ricamata con l'immagione di Giovanni Paolo II
A presentare i doni della città di Kiskunhalas al Santo Padre, al termine dell’udienza giubilare del 12 marzo, è stata una delegazione ufficiale, guidata dal consigliere comunale István László Kuris.
 
Ecco alcune foto dell’evento: la lettera del Sindaco, le tovaglie, la casula.

domenica 13 marzo 2016

Auguri del Presidente ungherese al Santo Padre

Il Presidente della Repubblica di Ungheria ha inviato un messaggio di auguri al Santo Padre in occasione del terzo anniversario della sua elezione al Soglio di Pietro. Ecco la traduzione della lettera:



Il Presidente della Repubblica di Ungheria

A Sua Santità
Papa Francesco

Santità,

a nome del popolo ungherese con profonda venerazione e sincero apprezzamento porgo i migliori auguri a Vostra Santità in occasione del terzo anniversario dell’inizio del Suo Ministero Petrino.
L’Anno Santo della Misericordia, celebrata quest’anno, offre una speciale opportunità per esaminare le nostre coscienze e per impegnarci con rinnovate forze per la costruzione di un mondo più vivibile per tutti. Credo che il messaggio dell’Anno Santo sia importante non soltanto per la vita delle singole persone ma abbia una sua valenza anche nei rapporti tra le Nazioni. I Popoli, infatti, tuttora serbano spesso le tracce di ferite e offese inflittesi a vicenda, nonché ricordi dolorosi. Sono grato con tutto il cuore a Vostra Santità per l’assistenza che Ella ci offre nell’esercizio della misericordia e della riconciliazione reciproca.
È per me una gioia particolare che l’Anno Santo coincida con il 1700mo anniversario della nascita di San Martino, conosciuto in tutto il mondo come icona della misericordia, il quale anniversario in Ungheria viene celebrato in modo solenne sia dalla Chiesa che dallo Stato.
L’enciclica Laudato si’, e la coscienza cristiana piena di sollecitudine per il futuro del nostro pianeta e dei suoi abitanti di cui tale enciclica è intrisa, ha già esercitato un effetto notevole sulla causa della sostenibilità ambientale. Da parte ungherese apprezziamo vivamente l’appoggio coerente della Santa Sede che nel dicembre scorso ha contribuito in modo rilevante al successo del summit di Parigi sui cambiamenti climatici. Sono grato anche personalmente a Vostra Santità per il Suo impegno a favore del rallentamento dei cambiamenti climatici e della preservazione delle risorse idriche, nonché della custodia del creato.
Invocando la benedizione di Dio sul supremo ministero pastorale di Vostra Santità,
con profondo ossequio,
Budapest, 9 marzo 2016
f.to János Áder


Presentazione del volume di studi The Vatican Ostpolitik 1958-1978


Venerdì 18 marzo 2016, alle ore 17.30 presso il Museo Centrale del Risorgimento (Via di San Pietro in Carcere) si terrà la presentazione del volume di studi The Vatican Ostpolitik 1958-1978. Responsability and Witness during John XXIII and Paul VI.
Il volume di circa 300 pagine in lingua inglese, pubblicato da Viella libreria editrice, a cura dello storico András Fejérdy, raccoglie gli atti dell’omonimo convegno internazionale tenutosi il 26 settembre 2014 presso l’Accademia d’Ungheria in Roma.
Alla presentazione del libro, interverranno in presenza del redattore, Johan Ickx, Direttore dell’Archivio Storico della Segreteria di Stato Vaticana, Rita Tolomeo, Professore ordinario di Storia dell’Europa Orientale dell’Università Sapienza di Roma e Rev. Carlo Pioppi, Docente di Storia della Chiesa della Pontificia Università della Santa Croce.
La cosiddetta “Ostpolitik” della Santa Sede appartiene a uno dei temi più dibattuti della storiografia contemporanea: era un modus non moriendi che non lasciava alternative o è stato un errore che ha permesso ai regimi totalitari di accreditarsi in ambito internazionale? Il volume che prende in esame la politica della Santa Sede nei riguardi dell’Europa centro-orientale sotto il pontificato di Giovanni XXIII e Paolo VI, si propone di aprire nuovi orizzonti di ricerca. Partendo dallo status quo storiografico, esso offre un’analisi critica e comparativa delle fonti prodotte dai vari organi statali e dei partiti comunisti, di documenti diplomatici internazionali e fonti d’archivio ecclesiastiche già accessibili, completata da approcci nuovi, contribuendo a capire meglio il pensiero, le posizioni e il comportamento degli attori storici coinvolti nell’Ostpolitik vaticana.