giovedì 28 novembre 2019

Presentati a Papa Francesco gli aiuti del Governo ungherese alle Chiese


Papa Francesco ha ricevuto l'On. Miklós Soltész in Piazza S. Pietro (foto: Vatican Media)
“Proteggete la vita e la famiglia” – è stato l’incoraggiamento offerto dal Santo Padre al rappresentante del Governo ungherese in occasione dell’udienza generale del 27 novembre. Il Segretario di Stato ungherese per i Rapporti con le Chiese e le Minoranze, On. Miklós Soltész ha presentato a Papa Francesco un volume contenente le immagini delle chiese restaurate, ristrutturate o di nuova costruzione (oltre tremila in 8 anni) che il Governo ungherese ha aiutato con finanziamenti pubblici in Ungheria e all’estero.

Il Governo è, infatti, consapevole che attorno agli edifici di culto si formano delle comunità vive e le Chiese aiutano a rendere la società più giusta e solidale. Sostenendo le Chiese, sovvenzionando i loro progetti, si contribuisce pertanto a tale scopo di grande utilità sociale.

Il Santo Padre ha apprezzato l'impegno dell'Ungheria (foto: Vatican Media)
E tra i frutti spirituali e sociali il Segretario Soltész ha elencato al Santo Padre l’aumento dei matrimoni (+40%), la diminuzione dei divorzi (-25%) e la diminuzione degli aborti (-30%) in Ungheria negli ultimi 8 anni. Papa Francesco è rimasto favorevolmente impressionato, apprezzando il simbolo pro life sulla giacca del Segretario Soltész.

È anche con tante chiese rinnovate che l’Ungheria si prepara per il Congresso Eucaristico Internazionale del settembre 2020.

venerdì 22 novembre 2019

Presentato a Roma dal Cardinale Erdő il Congresso Eucaristico Internazionale 2020 di Budapest


Iniziative per la famiglia, apertura ecumenica, attenzione ai rom e testimonianze delle varie realtà e sensibilità ecclesiali – saranno questi i tratti caratteristici del prossimo Congresso Eucaristico Internazionale, che sarà celebrato a Budapest tra il 13-20 settembre 2020.
“Il Congresso Eucaristico Internazionale del 2020 è un vero dono del Santo Padre al popolo ungherese” – ha affermato il Cardinale Péter Erdő, Arcivescovo di Esztergom-Budapest durante l’incontro con un gruppo di giornalisti a Roma il 21 novembre. Nel salone del Pontificio Istituto Ecclesiastico Ungherese il Primate d’Ungheria ha presentato il programma di massima e alcune specificità del 52° Congresso Eucaristico Internazionale.
Il Card. Péter Erdő all'incontro con la stampa a Roma,
in presenza dell'Ambasciatore d'Ungheria Eduard Habsburg-Lothringen
Il Cardinale Péter Erdő ha sottolineato che il messaggio principale del Congresso Eucaristico è che l’Eucaristia è il sacramento dell’unità tra i cristiani, ma la vocazione della Chiesa è anche quella di promuovere l’unità di tutto il genere umano. A quest’ultima allude anche il motto dell’evento “Sono in te tutte le mie sorgenti” (Salmo 86 (87)). Già il precedente Congresso Eucaristico Internazionale, tenutosi a Budapest nel 1938, portava un messaggio profetico, ha richiamato il Primate d’Ungheria: l’ultima riga dell’inno ufficiale del Congresso 1938, “Unisci o Signore nella pace tutte le genti e le nazioni”, portava un messaggio “estraneo a tutte le posizioni politiche di quell’epoca”, nell’imminenza della Seconda Guerra Mondiale.
Una caratteristica speciale del Congresso Eucaristico di Budapest sarà l’apertura ecumenica: “siamo aperti alla partecipazione ben meditata di cristiani di altre confessioni, pur con la consapevolezza che sarà una manifestazione religiosa di chiara identità cattolica”. Perciò non si tratterà certo di intercomunione sacramentale. L’aspetto ecumenico sarà presente soprattutto nelle iniziative culturali, che includeranno, per esempio, un concerto del Coro del Patriarcato di Mosca.
Un’altra specificità della manifestazione sarà l’attenzione ai rom. Il Cardinale ha spiegato che ci saranno dei programmi organizzati specialmente dalla popolazione rom stessa. “In Ungheria il 10% della popolazione appartiene alla minoranza rom, che rappresenta una grande sfida per la pastorale, ma abbiamo già delle buone esperienze al riguardo. Per esempio abbiamo tradotto la Bibbia in lingua lovari (romani), quella più parlata dai rom e adesso anche l’ordinario della messa è stato tradotto in romani”. Il testo della messa è stato approvato dalla Conferenza Episcopale Ungherese e trasmesso anche alla Santa Sede, secondo le relative nuove regole. Perciò, nell’ambito delle celebrazioni liturgiche del Congresso ci sarà una messa speciale nella lingua romani, accompagnata dai canti e musiche particolari degli zingari.

Onorificenza ungherese al Cav. Moles

Nel corso di una breve e significativa cerimonia al Villino Fraknói, l’Ambasciatore d’Ungheria presso la S. Sede Eduard Habsburg-Lothringen ha consegnato l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito Ungherese all’Arch. Luciano Moles “per le sue benemerenze a favore dello sviluppo delle relazioni tra la S. Sede e l’Ungheria, nonché in riconoscimento del suo impegno per la comunità ungherese a Roma”.
Presenti all’evento diversi esponenti del Circolo S. Pietro, del quale l’illustre insignito è socio. L’Ambasciatore Habsburg nel suo discorso ha evidenziato che „l’Architetto Moles è senz’altro un amico dell’Ungheria e, in particolare, di quest’Ambasciata. Come non ricordare, per esempio, i suoi buoni uffici all’inizio di quel rapporto di collaborazione che ci lega al Circolo S. Pietro”.
Si tratta di una collaborazione che, grazie alla disponibilità del Presidente Duca Leopoldo Torlonia, ha avuto dei momenti significativi, come il progetto Misericordia, in occasione del Giubileo Straordinario del 2016, e il concerto di beneficienza, organizzato nel 2017 con l’Orchestra Kodály di Debrecen alla Chiesa Nuova.

martedì 19 novembre 2019

I Santi della Cappella Ungherese – Santa Elisabetta d’Ungheria


Le effigie di ventuno santi e beati dell’Ungheria ornano le pareti della Cappella Magna Domina Hungarorum nelle Grotte Vaticane. La cappella, consacrata da S. Giovanni Paolo II nel 1980, è chiamata a rappresentare gli estesi legami della nazione ungherese con gli altri popoli europei proprio attraverso le figure dei santi.
La memoria liturgica di Santa Elisabetta in Ungheria è celebrata nella data tradizionale della sua sepoltura, il 19 novembre. (Dal 1969 nella Chiesa universale è celebrata il 17 novembre, giorno della sua nascita al cielo.)
 
L'ultimo saluto di Sant'Elisabetta al marito
(opera di Sándor Kiss)
Figlia del re d’Ungheria, Andrea II e di Gertrude di Merania. Nacque nel 1207 a Sárospatak (in Ungheria) ma all’età di 4 anni venne promessa in sposa al langravio di Turingia e si trasferì nel castello di Wartburg (per questo è anche nominata Elisabetta di Turingia).
Sin da piccola Elisabetta si prese cura dei malati e bisognosi, praticando opere di misericordia. Nel 1221, a 14 anni, si sposò con Ludovico IV ed il loro matrimonio fu molto felice. Nacquero tre figli, Ermanno, Sofia e Gertrude. Suo marito partì per la crociata nel 1227 e morì a Otranto mentre aspettava di imbarcarsi per la Terra Santa.
A soli vent’anni Elisabetta rimase vedova e si dedicò completamente alle opere di carità, specialmente al servizio dei poveri, erigendo anche un ospedale per loro a Marburgo, a proprie spese, riducendo sé stessa in povertà. Entrò nel Terz’Ordine Francescano, dedicandosi completamente agli ammalati. Si fece mendicante chiedendo aiuto per i poveri e condusse una vita umile priva di ogni ricchezza. Tale scelta di vita scatenò la rabbia della famiglia fino al punto che le tolsero anche i suoi figli.
Stremata dalle privazioni e dalla malattia morì all’età di 24 anni. Dopo soli 4 anni, papa Gregorio IX la proclamò santa a Perugia. Santa Elisabetta divenne patrona del Terzo Ordine Francescano ed è la santa più conosciuta in Ungheria. Il suo culto è diffuso in tutta la Chiesa, ma in modo particolare in Ungheria, Germania e Italia. La reliquia del capo di Sant’Elisabetta è conservata a Viterbo, nella Basilica di San Francesco alla Rocca.
Reliquia di S. Elisabetta conservata a Viterbo
Ѐ patrona dei panettieri e degli ospedalieri. La sua iconografia rappresenta principalmente il miracolo delle rose. L’episodio narra che Elisabetta portava pane ai poveri, quando un giorno incontrò suo marito che le chiese cosa stesse portando. Lei aprì il grembiule e, invece del pane, comparvero delle bellissime rose.

Festa liturgica: 19 novembre
Raffigurazione: Elisabetta saluta suo marito che parte in crociata per la Terra Santa
Autore: Sándor Kiss, scultore

domenica 17 novembre 2019

Il muro di Berlino iniziò a vacillare in Ungheria – testo dell’intervento dell’Ambasciatore Eduard Habsburg-Lothringen al convegno “30 anni senza Muro. L’Europa non nata”


L’Ambasciatore d’Ungheria Eduard Habsburg-Lothringen ha partecipato al convegno organizzato da Alleanza Cattolica “30 anni senza Muro. L’Europa non nata”, il 16 novembre a Roma. Nel suo intervento sull’esperienza ungherese ha parlato della caduta della Cortina di Ferro e della transizione democratica dal punto di vista ungherese che ha trovato il suo completamento nelle vicende recenti del paese. Di seguito pubblichiamo il testo del discorso dell’Ambasciatore.
* * *

(foto: Alleanza Cattolica)
Il Picnic Paneuropeo
Trent’anni fa, il 19 agosto 1989, alla vigilia della solennità di Santo Stefano d’Ungheria, patrono del mio Paese, mi trovai sul confine tra l’Ungheria e l’Austria, vicino alla città ungherese di Sopron. Il progetto fu quello di partecipare ad un incontro fraterno tra vicini austriaci ed ungheresi. E invece mi trovai ad assistere alla caduta della Cortina di Ferro.
Si parla molto della caduta del cd. Muro di Berlino, divenuto giustamente il simbolo eloquente della Guerra Fredda. Ma quel muro non era altro che un pezzo, per quanto vistoso, di un sistema più ampio, la Cortina di Ferro, che “da Stettino nel Baltico a Trieste nell'Adriatico” (cfr. W. Churchill) divideva il nostro continente e, con esso i nostri popoli, anzi, nel caso della Germania, addirittura la stessa nazione.
Quel giorno, vicino a Sopron, si trattava dell’ormai famoso “Picnic Paneuropeo”, organizzato proprio sul confine tra Ungheria ed Austria, aprendo temporaneamente un valico di frontiera altrimenti chiuso. Fu un’idea di alcuni intellettuali ungheresi di opposizione e di Otto von Habsburg, che intesero organizzare un momento d’incontro fraterno e conviviale, quale segnale di unità.
Il contesto era già incoraggiante. Bisogna tenere presente, infatti, che la demolizione fisica della cortina, fatta di filo spinato e strumenti di rilevamento ecc., iniziò qualche mese prima, il 2 maggio 1989, in quanto divenuto ormai obsoleto. Ciò non significava però ancora l’apertura de iure del confine. Furono già in corso, inoltre, le consultazioni tra il regime e i gruppi di opposizione su una transizione democratica. Il 16 giugno 1989 si ebbero a Budapest le solenni esequie di Imre Nagy e dei suoi compagni, messi a morte dal regime comunista dopo la Rivoluzione del 1956. Fu in quella occasione, dei funerali, che un giovane politico ungherese, Viktor Orbán, capo del partito FIDESZ, si fece notare con un discorso dal quale si poté capire che egli avesse una visione per il proprio paese.

I Santi della Cappella Ungherese – Beata Salomea


Le effigie di ventuno santi e beati dell’Ungheria ornano le pareti della Cappella Magna Domina Hungarorum nelle Grotte Vaticane. La cappella, consacrata da S. Giovanni Paolo II nel 1980, è chiamata a rappresentare gli estesi legami della nazione ungherese con gli altri popoli europei proprio attraverso le figure dei santi.

Nella sua memoria liturgica presentiamo la Beata Salomea, una delle sante che uniscono i popoli ungherese e polacco.
Beata Salomea - Cappella ungherese delle Grotte Vaticane
(opera di László Marton)
Nata a Cracovia nel 2011, Salomea fu la figlia di Leszek I, Granduca di Polonia che dall’età di 4 anni fu promessa sposa del principe Colomanno, figlio minore re di Andrea II d’Ungheria. Colomanno regnò per un breve periodo sul trono di Galizia, successivamente tornò nel Regno d’Ungheria dove fu principe della Slavonia. Colomanno e Salomea vissero in castità. Salomea si prodigò in opere di carità, aiutando gli ordini dei domenicani e dei francescani.
Colomanno morì nel 1241 per le ferite riportate nella battaglia contro i mongoli che invasero e distrussero l’Ungheria. Salomea, rimasta vedova, tornò in Polonia e fondò un monastero di clarisse a Skala, dove visse lei stessa fino alla morte avvenuta il 17 novembre 1268.
Papa Clemente X la dichiarò beata nel 1672. Il suo corpo è venerato nella chiesa dei francescani di Cracovia.

Festa liturgica: 17 novembre
Raffigurazione: Salomea evita le feste della corte reale
Autore: László Marton, scultore

sabato 16 novembre 2019

I Santi della Cappella Ungherese – Santa Margherita di Scozia


Le effigie di ventuno santi e beati dell’Ungheria ornano le pareti della Cappella Magna Domina Hungarorum nelle Grotte Vaticane. La cappella, consacrata da S. Giovanni Paolo II nel 1980, è chiamata a rappresentare gli estesi legami della nazione ungherese con gli altri popoli europei proprio attraverso le figure dei santi.

Nella sua memoria liturgica presentiamo Santa Margherita di Scozia, nata in Ungheria secondo un’antica tradizione.
Santa Margherita di Scozia, Cappella ungherese delle Grotte Vaticane
(opera di Gyula Kovács Kiss)

Il principe inglese Edoardo, dovendo fuggire dalla propria terra trovò asilo in Ungheria. Sposò la principessa Agata, parente della casa reale ungherese. Fu in Ungheria che nel 1045 nacque sua figlia Margherita, che successivamente tornò in Inghilterra con la famiglia.
Tuttavia poco tempo dopo fu costretta a fuggire in Scozia a seguito della conquista normanna dell’Inghilterra nel 1066. Lì sposò Malcolm III di Scozia divenendo così regina della Scozia. Aiutò il marito a convertirsi ad una vita santa vissero una vita felice, avendo sei figli maschi e due femmine. Una di loro divenne moglie di Enrico I d’Inghilterra, mentre suo figlio ereditò il trono della Scozia.
Margherita fu caritatevole verso i poveri, i malati e tutti i bisognosi, incoraggiando anche suo marito a fare altrettanto. Durante il regno cristiano di Malcolm III, la Scozia visse un periodo di pace. La regina Margherita si dedicò al benessere di tutti i bisognosi. Morì di una grave malattia ad Edimburgo nel 1093 dopo aver appena saputo della notizia della morte di suo marito e di uno dei suoi figli. Margherita, sul letto di morte, offrì le sue sofferenze come riparazione dei propri peccati.
Fu sepolta vicino ad Edimburgo, ma durante la riforma protestante le sue reliquie vennero per lo più disperse. Venne canonizzata nel 1250 da papa Innocenzo IV, mentre papa Clemente X la dichiarò patrona della Scozia.

Raffigurazione: Margherita, regina di Scozia dedita all’educazione dei figli
Festa liturgica: 16 novembre
Autore: Gyula Kovács Kiss, scultore


mercoledì 13 novembre 2019

Festa dei Santi Ungheresi


Il 13 novembre la Chiesa ungherese festeggia tutti i santi ungheresi, compresi quelli di origine ungherese e quelli di altre nazioni che con la loro vita hanno santificato l’Ungheria. Oltre ai santi ben noti, come i numerosi membri della Casa d’Árpád, si commemorano anche i “santi ignoti”, come i martiri che hanno dato la loro vita per la fede durante le varie invasioni dei tartari, dei turchi o dei sovietici.
Cappella ungherese a Cracovia - mosaico con i Santi Ungheresi,
opera del rev. László Puskás (foto: Magyar Kurír)
Nella Cappella Magna Domina Hungarorum delle Grotte Vaticane sono rappresentati i santi più conosciuti, mentre il grande mosaico della cappella ungherese della Basilica della Divina Misericordia di Cracovia ne raffigura anche altri più recenti o in via di canonizzazione. A Budapest nel 1996, con il sostegno della Santa Sede, è stata eretta una nuova chiesa ai Santi Ungheresi.
La festa dei Santi Ungheresi è la festa del Pontificio Istituto Ecclesiastico Ungherese in Urbe che quest’anno ha celebrato solennemente la Liturgia delle Ore nella propria cappella. Il Rettore don Norbert Németh ha invitato per l’occasione, oltre ai sacerdoti ungheresi, ad alcuni officiali della Curia Romana e agli amici dell'Istituto, anche gli Ambasciatori d’Ungheria presso la S. Sede e presso il Quirinale, nonché il Direttore dell’Accademia d’Ungheria.


martedì 5 novembre 2019

I Santi della Cappella Ungherese – il principe Sant'Emerico



Le effigie di ventuno santi e beati dell’Ungheria ornano le pareti della Cappella Magna Domina Hungarorum nelle Grotte Vaticane. La cappella, consacrata da S. Giovanni Paolo II nel 1980, è chiamata a rappresentare gli estesi legami della nazione ungherese con gli altri popoli europei proprio attraverso le figure dei santi.

Nella sua memoria liturgica presentiamo Sant’Emerico principe, figlio del primo re d’Ungheria, patrono della gioventù ungherese.


La morte di Sant'Emerico - rilievo nella Cappella ungherese delle Grotte Vaticane
(di Gyula Kiss Kovács)


Figlio di re Santo Stefano d'Ungheria e della Beata Gisella di Baviera, Emerico (Imre in ungherese) nacque a Székesfehérvár (Alba Reale), probabilmente nel 1007. La sua educazione fu affidata al monaco veneziano San Gerardo. Ne è testimonianza la famosa opera “Esortazioni al Figlio” (Institutio morum) di S. Stefano.

Secondo la sua leggenda, il principe Emerico fece voto di castità (forse fu ancora in vita uno dei suoi fratelli). Divenuto erede al trono divenne anche comandante dell’esercito ungherese.

Sulla casula, confezionata da sua madre per la Basilica dell’Assunta di Alba Regale, anche il principe Emerico è ritratto tra le immagini dei genitori. Sicuramente per questo legame materiale con la “sacra famiglia ungherese” la casula venne successivamente trasformata in manto d’incoronazione reale, e come tale utilizzato fino al 1916.

Nel 1031, durante una battuta di caccia, Emerico fu ferito a morte da un cinghiale. Venne canonizzato assieme al padre Stefano e al precettore Gerardo nel 1083. La sua festa è celebrata in Ungheria il 5 novembre, anniversario della canonizzazione. È stato proclamato patrono della gioventù ungherese.
Nella Basilica inferiore di Assisi Emerico è raffigurato, su un affresco di Simone Martini, assieme ad altri santi ungheresi, mentre l'altare principale della Basilica di S. Stefano Rotondo a Roma contiene anche le sue reliquie.
Lapide con la dedica dell'altare di S. Stefano Rotondo (Roma),
con la menzione del nome di Sant'Emerico.


Raffigurazione: Il principe Emerico è ferito a morte durante la caccia.


Festa liturgica: 5 novembre


Autore: Gyula Kiss Kovács, scultore

 

 

lunedì 4 novembre 2019

In memoria dei prigionieri di guerra ungheresi in Italia


Anche dopo l’armistizio di Villa Giusti furono decine di migliaia i soldati ungheresi rimasti in Italia, nei vari campi di prigionia sparsi per tutta la penisola. Molti di loro non poterono mai rivedere la patria: morirono per le ferite riportate oppure a causa di epidemie.

Le loro spoglie riposano nei vari cimiteri militari o comunali, qualche volta custodite in ossari o cappelle funerarie.

Asinara (Sardegna) – ossario dei prigionieri austro-ungarici

Vittoria (RG) – cappella dei caduti ungheresi

Ponte della Priula (TV) – ossario dei caduti nella cripta della parrocchiale

Portogruaro (UD) – ossario dei caduti della prima guerra mondiale

San Michele al Tagliamento (VE) – cimitero militare

Velletri (RM) – lapide dei prigionieri di guerra austro-ungarici

Roma – Cripta della Chiesa di S. Maria dell’Anima con la sepoltura dei prigionieri austro-ungarici

A Roma, nella Chiesa di S. Maria dell’Anima ogni anno si celebra una messa in suffragio dei caduti della Prima Guerra Mondiale.
(Foto: Gábor Margittai, Dezső Juhász, Márk Aurél Érszegi)