venerdì 30 giugno 2017

Pio XII e il Card. Mindszenty celebrati a Genova


Si è tenuta, l’8 giugno 2017, nell’Abbazia di Santo Stefano a Genova, una commemorazione del Card. József Mindszenty, promossa dal Comitato Papa Pacelli – Associazione Pio XII. Dopo la S. Messa il Presidente del Comitato, l’ Avv. Comm. Emilio Artiglieri ha tenuto una relazione sulle figure di Pio XII e del Card. Mindszenty. A conclusione dell’evento l’Ambasciatore d’Ungheria presso la Santa Sede Eduard Habsburg-Lothringen ha pronunciato parole di apprezzamento e di ringraziamento.

Pubblichiamo il testo dell’intervento del Presidente Emilio Artiglieri.
 
 

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Pio XII strenuo difensore del Card. Mindszenty
 

1. Saluti

È per me un grande onore porgere in questa millenaria Abbazia il mio saluto a Sua Eccellenza il Sig. Eduard Habsburg-Lothringen, Ambasciatore di Ungheria presso la Santa Sede e il Sovrano Militare Ordine di Malta.

È forse più di una felice coincidenza il fatto che ci troviamo in questo luogo sacro dedicato al protomartire Santo Stefano: con il nome di Stefano fu infatti battezzato il primo re cristiano d’Ungheria, vissuto tra la fine del X e l’XI secolo, e che sarebbe stato poi canonizzato; con la Corona di Santo Stefano, che era stata a lui inviata, secondo la tradizione, dalla Santa Sede, il Primate, cioè l’Arcivescovo di Esztergom, aveva il diritto di incoronare il Re d’Ungheria; S. Stefano Rotondo in Roma è la chiesa di cui il Card. Mindszenty era titolare, e questo per un suo espresso desiderio; ma, soprattutto, S. Stefano è il primo di una lunga teoria di martiri e confessori della fede, che testimoniarono, con l’offerta della vita e l’accettazione della persecuzione, la loro fedeltà a Cristo, quella fedeltà che spinse il Card. Mindszenty a sopportare le più gravi sofferenze, fisiche e morali, inflittegli da un regime totalitario, brutale ed anticristiano.

Ed ancora, fu la sera della Festa di Santo Stefano, il 26 dicembre 1948 che egli venne arrestato, davanti agli occhi dell’anziana madre affranta.

Il nome del Card. Mindszenty a Genova non è sconosciuto, anche per la grande venerazione che il nostro amatissimo Arcivescovo, il Card. Giuseppe Siri, nutriva nei confronti di questo confessore della fede.

Nelle sue Memorie, il Card. Mindszenty ricordava che, giunto a Roma nel 1971 “nella Basilica di San Paolo mi si avvicinò un sacerdote, mi prese la mano, la baciò, mi ringraziò per le sofferenze che avevo sopportato per la Chiesa e alla fine mi disse: ‘Sono il Cardinale Siri’…” (p. 362).

Noi siamo qui per prolungare questo ringraziamento e questa venerazione.

A Genova venne anche costituita una “Lega Cardinale Mindszenty”, che organizzava conferenze e convegni negli anni in cui il nostro Paese rischiava di cadere in quello stesso regime totalitario persecutore del Card. Mindszenty.

Mi piace ricordare che proprio su invito della “Lega”, il Card. Siri il 2 giugno 1980 tenne una solenne, dottissima commemorazione del Card. Mindszenty nella Sala Quadrivium, e da questa commemorazione trarrò non poche citazioni.

 

sabato 17 giugno 2017

Inaugurato in Ucraina nuovo centro per disabili dei Maltesi ungheresi


Nella città di Beregszász/Berehove, che si trova nella regione di Transcarpazia in Ucraina, lo scorso aprile è stato inaugurato il nuovo Centro Sociale dell’Ordine di Malta intitolato a Csilla von Boeselager, che si occuperà della cura dei bambini e adulti disabili nonché svolgerà un servizio caritativo e sociale. Il nuovo centro, benedetto dal Mons. Antal Majnek, vescovo di Munkács/Mukacevo ,è frutto della collaborazione di diverse istituzioni, tra cui il Servizio di Assistenza dell’Ordine di Malta in Ungheria e quello di Beregszász/Berehove, l’Istituto Pető di Budapest e il Ministero delle Risorse Umane d’Ungheria.
Il nuovo centro dei Maltesi a Beregszász/Berehove
(foto: Magyar Kurír)

All’inaugurazione della struttura, l’On. Miklós Soltész, Segretario di Stato del Governo ungherese per gli affari religiosi, etnici e la società civile, ha sottolineato che organizzazioni caritative del Paese, insieme con gli ungheresi che vivono nei diversi paesi del mondo, svolgono un lavoro caritativo molto significativo in Ucraina e specialmente in Transcarpazia, aiutando non solo gli ungheresi della regione ma anche gli ucraini e gli altri gruppi etnici. Le attività comprendono la distribuzione di alimentari e farmaci, la gestione delle mense per poveri, la fornitura di dispositivi medici, mentre il nuovo centro sociale aiuterà lo sviluppo dei bambini con disabilità attraverso la preziosa collaborazione dell’Istituto Pető di Budapest.

Quest’ultimo è un istituto conosciuto in molti Paesi nel mondo e si occupa della “conductive education”, una terapia motoria nata in Ungheria negli anni ’50 grazie a Dott. András Pető, medico e professore ungherese. “L’educazione conduttiva è un metodo completo di apprendimento attraverso il quale gli individui con danni neurologici e problemi locomotori imparano a compiere in maniera specifica e consapevole quelle azioni che i bambini privi di tali compromissioni apprendono attraverso le normali esperienze di vita. I bambini sono incoraggiati a risolvere i problemi e a sviluppare una personalità orto-funzionale autonoma che favorisce la partecipazione, l’iniziativa, la determinazione, la motivazione, l’indipendenza e l’autosufficienza.”

Il Centro porta il nome della signora Csilla Freifrau von Boeselager, co-fondatrice nonché  Presidente Onorario a Vita del Servizio di Assistenza dell’Ordine di Malta in Ungheria, fondato nel 1987 insieme con P. Imre Kozma OH, fondatore e presidente dell’organizzazione caritativa.

giovedì 15 giugno 2017

P. Boulad sui pericoli dell’islamizzazione

I presupposti della convivenza delle religioni in Medio Oriente e la problematica dell’islamizzazione è stato oggetto di una conferenza il gesuita P. Henri Boulad, recentemente diventato cittadino ungherese, presso l’Università Cattolica “Pázmány Péter” di Budapest.
Conferenza del P. Boulad S.I. a Budapest (foto: Magyar Kurír)
P. Boulad, attraverso la storia della sua famiglia, ha spiegato come l’Egitto era, nel passato, aperto verso i cristiani e come è diventato chiuso con l’arrivo del potere dei Fratelli Musulmani, un “superpotere” diffuso in più di 80 paesi. Ha inoltre ribadito che lo scopo dell’associazione secondo la sua opinione è quello di introdurre la legge islamica (Sharia) in tutto il mondo. Usano metodi “furbi” cercando di convincere i media e, quando non ci riescono, con l’uso della violenza.
Secondo P. Boulad, con le attuali tendenze fra trent’anni l’Europa sarà musulmana. L’immigrazione, il numero elevato di figli nelle famiglie musulmane e la conversione all’Islam sono i tre fattori tramite cui questa religione si sta diffondendo. Nei territori islamici il numero dei cristiani è diminuito moltissimo – ha sottolineato il gesuita. In Egitto 10 milioni di copti cercano di sopravvivere tra 95 milioni di musulmani, mentre in Libia, in Libano e in Iraq, dove all’inizio del secolo XX i cristiani erano il 20%, sono attualmente circa il 2%. In Turchia, all’inizio del 1900, un terzo della popolazione era cristiana, mentre oggi è lo 0,3%.
E come ci si può difendere dall’avanzata islamica? Secondo P. Boulad ci sarebbero due metodi: quello intellettuale del confronto e del dibattito, oppure quello delle armi. Da uomini civilizzati si dovrebbe scegliere il primo, ma nei giorni nostri l’ideologia del politicamente corretto rende quasi impossibile l’espressione della propria opinione in merito, bollando subito d’islamofobia chiunque parli dei pericoli dell’Islam. Per questo, ha affermato P. Boulad, attualmente in Europa è quasi impossibile usare gli argomenti razionali, quindi restano le armi.
P. Boulad ha ammesso la sua “islamofobia”, ossia il suo rifiuto di un sistema ideologico oppressivo che nega la libertà. Del quale i musulmani stessi sono le prime vittime, non per caso ormai anche nel mondo musulmano ci sono diverse proteste contro questa ideologia.
Secondo il padre gesuita, il dialogo cristiano-islamico non ottiene risultati ormai da 50 anni, poiché ci si limita a parlare di quello che l’altra parte vuole sentire e non si dice quello che si pensa veramente. Purtroppo il potere si trova dove c’è il capitale finanziario che, come “una mano invisibile”, governa l’UE, gli Stati Uniti, ma anche la Chiesa Cattolica – ha ribadito P. Boulad. L’Europa dovrebbe, invece, aprire gli occhi per evitare di divenire teatro di sanguinose guerre civili. In questo senso è profetico il Primo Ministro Viktor Orbán, ha dichiarato P. Boulad, poiché ha richiamato l’attenzione a un fenomeno del quale l’Europa, ma spesso anche la Chiesa Cattolica, non vuole rendersi conto. L’Europa, infatti, è giunta a un punto di svolta e bisogna decidere se sottomettersi o adottare un altro approccio verso il problema dell’islamizzazione.

Convegno a Madrid sulla situazione dei cristiani in Medio Oriente – l’intervento del Ministro degli esteri ungherese


Il 24 maggio scorso nella capitale spagnola ha avuto luogo una conferenza internazionale dell’Alleanza delle Civiltà sul tema della violenza etnica e religiosa in Medio Oriente con la partecipazione di settanta paesi. A rappresentare l’Ungheria è stato il ministro degli esteri, On. Péter Szijjártó che nel suo intervento ha sottolineato che la comunità internazionale ha il dovere di aiutare a ritornare nei propri paesi di origine le famiglie fuggite dalle zone della guerra. Per realizzare questo bisogna garantire la pace nelle zone amministrate dall’ONU e bisogna ricostruire le città distrutte.

Intervento del Ministro Szijjártó alla conferenza UNAOC di Madrid
(foto: KKM/Árpád Szabó)
“Non c’è tempo da perdere” – ha detto il ministro ungherese. Le comunità cristiane e le altri popolazioni vivono in estremo pericolo a causa dell’attività dell’ISIS. Uno dei compiti più importanti riguarda la Corte Penale Internazionale che deve esaminare e di conseguenza punire tutti i crimini compiuti contro le comunità religiose. A questo proposito il Governo ungherese ha fatto appello al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite – ha ricordato l’On. Szijjártó, sottolineando che l’Ungheria partecipa con un contingente di 150 militari alla lotta contro i jihadisti.

Il ministro ungherese nel suo intervento ha illustrato le decisioni del Governo a sostegno dei cristiani nel Medio Oriente. L’Ungheria aiuta con 1,9 milioni di euro la ricostruzione delle case di 200 famiglie iracheni cristiani; dona 470 mila euro per l’acquisto di medicinali per gli ospedali che curano le comunità cristiane; finanzia con 400 mila euro la costruzione di una scuola cristiana; versa 500 mila euro per aiuti umanitari nel patriarcato di Antiochia dei Siri; dona un milione di euro alla chiesa Siro-cattolica e un milione di euro alla chiesa Siro-ortodossa; inoltre assegna 100 borse di studio universitari ai figli di cristiani perseguitati. Il ministro ha voluto ricordare che il Governo ungherese ha creato un ufficio dedicato all’aiuto ai cristiani perseguitati.

mercoledì 14 giugno 2017

Delegazione ungherese in Iraq e finanziamenti per la ricostruzione

Come si può aiutare le famiglie e i giovani cristiani in Iraq a ricominciare la loro vita dopo la distruzione degli estremisti islamici? Trovare risposte a questa domanda è stato lo scopo primario della delegazione ungherese che recentemente ha visitato i villaggi cristiani liberati in Iraq del Nord, nella Piana di Ninive. György Hölvényi, europarlamentare ungherese, Fra’ Csaba Böjte francescano, direttore della Fondazione San Francesco di Déva che si occupa della protezione e dell’integrazione sociale dei bambini abbandonati, e P. Szabolcs Sajgó S.I., rappresentante in Ungheria del Jesuit Refugee Service, hanno visitato diverse città della regione.
Delegazione ungherese in Iraq (foto: Magyar Kurír)
Tra gli eventi, che dimostrano la collaborazione delle chiese cristiane per la ricostruzione, la delegazione ha avuto occasione di partecipare a quello organizzato dalla fondazione Aiuto alla Chiesa che soffre (ACS/ACN) per consegnare le donazioni destinate alla ricostruzione delle case per le prime 100 famiglie ritornate nel loro Paese natio. Fra’ Csaba Böjte ha pregato sulle rovine della chiesa a Bakhdida per la pace nel Paese. Hanno, poi, incontrato i capi delle comunità cristiane della regione.
Ad Erbil, capoluogo della regione autonoma del Kurdistan iracheno, hanno visitato l’andamento della costruzione della scuola cristiana, finanziata dal Governo ungherese e dalla Conferenza Episcopale Ungherese, che aprirà le porte in settembre agli studenti di tutte le confessioni, come previsto dalla legge irachena.
Il Primo Ministro Viktor Orbán e il Patriarca Louis Raphael Sako firmano
l'accordo di finanziamento per la ricostruzione di Teleskof in Iraq (foto: kormany.hu/Botár G.)
La delegazione ha visitato anche la città di Teleskof (Tell-Asquf), distrutta dagli estremisti islamici, per la cui ricostruzione il Governo ungherese insieme con le chiese locali ha sviluppato un progetto speciale. Il relativo accordo di finanziamento, in virtù del quale il Governo ungherese concede dei fondi del valore di circa 1,8 milioni di euro a questo progetto, è stato firmato a Budapest il 29 maggio dal Primo Ministro ungherese Viktor Orbán e il patriarca caldeo Louis Raphael Sako.
Dopo la visita, l’On György Hölvényi, deputato europarlamentare ha spiegato in un’intervista che purtroppo in Europa manca quel modo di pensare per cui sarebbe meglio aiutare i bisognosi nel loro ambiente, nel loro contesto invece di sostenere la loro emigrazione. La cultura dell’accoglienza è guidata anche dall’egoismo, dagli interessi economici in Europa. L’onda dei migranti invece ha fatto capire l’importanza di cambiare politica, cosa che i paesi dell’Europa centro-orientale hanno già potuto riconoscere a causa della loro storia. I cristiani dell’Iraq si chiedono: Andare o rimanere? Si tratta delle comunità cristiane più antiche del mondo. Aiutarli a rimanere nelle loro terre per un europeo dovrebbe essere una questione di diritti umani, di cultura, e di sicurezza.

giovedì 1 giugno 2017

Benedetta da Papa Francesco la Fiamma di San Ladislao


La Fiamma di San Ladislao, che durante quest’anno memoriale del santo re accompagnerà i festeggiamenti nelle varie località dell’Ungheria e dei paesi vicini, è stata benedetta da Papa Francesco ieri all’Udienza Generale.

A presentare la Fiamma al Santo Padre è giunto in Vaticano il Presidente del Comitato Memoriale San Ladislao il Sig. Gergely Gaal, accompagnato da due dignitari della Comunità Polacca d’Ungheria, la Sig.ra Ewa Slaba e il Sig. János Kollár, nonché dal Presidente del Consiglio per la Dignità Umana, Sig. Zoltán Lominci.

La delegazione ungherese con la Fiamma San Ladislao
davanti all'immagine del Santo re ungherese nelle Grotte Vaticane 
La Fiamma è sostenuta da un candeliere in mogano, ornata da medaglioni di bronzo, opera dell’artista ungherese Ferenc Lebó. Nei prossimi mesi farà tappa a Budapest, a Zagabria, che deve a lui le proprie origini cittadine, a Cracovia, probabile luogo della sua nascita, poi a Nitra in Slovacchia, luogo della morte del santo re, e a Nagyvárad/Oradea, in Romania, dove San Ladislao è stato sepolto. Tornerà, infine, nella città di Győr, centro ungherese del culto di San Ladislao, dove è conservata la sua reliquia più venerata (“Erma di San Ladislao”).

Dopo la benedizione, accolta dalle mani del Santo Padre, la delegazione è scesa nelle Grotte Vaticane, accompagnata dal Consigliere dell’Ambasciata d’Ungheria presso la S. Sede, per rendere omaggio alla tomba del Principe degli Apostoli e alla tomba di S. Giovanni Paolo II, per concludere il pellegrinaggio con un momento di preghiera e di ringraziamento nella Cappella Magna Domina Hungarorum.