martedì 13 ottobre 2020

Santa messa di ringraziamento al 40mo anniversario della Consacrazione della Cappella degli ungheresi in Vaticano

40 anni fa, l’8 ottobre 1980, Papa San Giovanni Paolo II consacrò la nuova Cappella ungherese in Vaticano alla Vergine Maria in quanto Patrona e protettrice degli ungheresi. Da allora, la Cappella Magna Domina Hungarorum è divenuta un luogo sacro di grande valore spirituale per i pellegrini ungheresi e di tutta la comunità ungherese in Italia. Il giorno del quarantesimo anniversario della consacrazione, il Cardinale Péter Erdő, primate d’Ungheria e arcivescovo di Esztergom-Budapest, ha celebrato la Santa Messa per ringraziare il dono offerto alla comunità ungherese da Papa San Paolo VI e i quarant’anni passati in questo luogo sacro tanto significativo per tutta la comunità ungherese. Per motivi causati dalla pandemia, alla celebrazione hanno partecipato soltanto i rappresentanti della comunità ungherese di Roma, tra cui gli ambasciatori di Ungheria presso la Santa Sede e presso l’Italia, rispettivamente S.E. il Sig. Eduard Habsburg-Lothringen e S.E. il Sig. Zoltán Ádám Kovács, oltre i membri della stampa.



Di seguito pubblichiamo l’omelia pronunciata dal Cardinale Péter Erdő alla Santa Messa.

Oggi celebriamo la Beatissima Vergine come Patrona degli Ungheresi. Questa cappella è stata dedicata a Lei proprio quaranta anni fa. La cerimonia è stata presieduta da San Giovanni Paolo II. È stato un gesto indimenticabile, il compimento di un vecchio desiderio degli ungheresi. La Cappella Ungherese ha una storia millenaria. Essa, infatti, risale alla fondazione di Santo Stefano, primo re ungherese che voleva istituire una casa per i pellegrini ungheresi proprio qui nel centro della cristianità. La cappella in origine sorgeva vicino all’attuale sagrestia di questa basilica ed è stata demolita per i lavori di costruzione di quelle strutture barocche.

I cattolici ungheresi erano consapevoli del fatto che Roma è patria di tutti e sognavano di avere un luogo sacro proprio nella grande casa comune.

Era chiaro che la Cappella Ungherese doveva essere dedicata alla Madonna come Patrona degli Ungheresi. C’è stato però un “piccolo” problema. Dopo la battaglia di Mohács del 1526, l’Ungheria perdette gradualmente la propria sovranità, anche se il popolo non ha rinunciato mai dell’esistenza culturale e giuridica sovrana. Eppure la parte centrale del Paese, che quasi coincideva con l’Ungheria attuale, appartenne per cento cinquanta anni all’impero ottománo e perdette quasi i due terzi della sua popolazione. I cattolici ungheresi conservavano la tradizione del grande gesto di Santo Stefano, il quale ha offerto il suo Paese, recentemente convertito, alla Madonna. La liberazione della città di Buda dall’occupazione turca nel 1686 e la vittoria nella battaglia di Zenta sono state attribuite all’intercessione della Beata Vergine. Convintissimo di questo fatto miracoloso, l’imperatore e re ungherese Leopoldo primo volle seguire l’esempio di Santo Stefano e dedicò l’Ungheria alla Santissima Vergine nel 1693. Anche sulle monete del re Leopoldo apparve la Madonna con l’iscrizione: “Sancta Immaculata Virgo Maria, Mater Dei Patrona Hungariae”.

Nel Vangelo di oggi abbiamo sentito la sostanza del ruolo della Vergine Maria: il Signore è con Lei ed Ella è piena di grazia. Dio l’ha scelta e ha fatto sì, che sia esente dal peccato originale perché voleva realizzare con lei un grande progetto, ovvero voleva renderLa madre del Salvatore. Colui che è con il Signore, è pieno di grazia. La felicità, la vocazione è lo scopo dell’essere umano che si realizza nella vicinanza di Dio. Oggi, alcuni dicono che la Chiesa, le parrocchie, i gruppi di cattolici devono essere delle comunità felici. Questo non significa che esse sono comunità per sentirsi bene, per divertirsi solo, perché lo scopo della Chiesa non è che i suoi membri si sentano bene insieme in questa terra, bensì la missione, cioè l’annuncio del Vangelo di Cristo. Come scrisse San Paolo sesto, la Chiesa esiste per l’annuncio del Vangelo. Il nucleo di questo Vangelo è che Cristo è risorto ed ha aperto la via dell’eterna felicità per coloro che si convertono e credono in Lui.

Alla luce di questa Buona Novella dobbiamo ripensare che cosa significa per noi essere popolo di Maria. Nella nostra cultura ungherese è presente l’eredità cattolica. E tale eredità significa fiducia nella Divina Provvidenza e nell’avvenire, e anche l’apprezzamento e l’accettazione della nostra identità nazionale, ma pure l’apertura del nostro cuore verso tutti gli altri popoli. Tutto ciò costituisce un fatto che dobbiamo riconoscere e anche approfondire, perché il nostro cattolicesimo non è soltanto un fatto culturale, bensì una convinzione personale per tutta la vita. La costruzione di questa cappella quaranta anni fa e la sua benedizione pontificia dimostrava il fatto che la Chiesa romana accoglie anche noi, ci rispetta come comunità e ci unisce con gli altri popoli nella fede di Cristo. Qui a Roma, ma soprattutto in questa Basilica, ci sono anche altre cappelle nazionali dedicate alla Madonna. Questo è un bel segno del fatto che i cattolici di diversi popoli, anche come comunità, considerano la Vergine come la loro Madre. Ma se abbiamo una madre comune, allora anche per questo siamo fratelli.

Maria, Madre di tutti noi, non ha avuto paura di seguire il Suo Santo Figlio sulla via della croce fino al Calvario. Chiediamo la Sua intercessione perché possiamo professare Cristo con coraggio anche noi perché Egli è la verità, il Redentore dell’uomo e la luce dei popoli.

 


giovedì 24 settembre 2020

I Santi della Cappella Ungherese – San Gerardo vescovo


Le effigie di ventuno santi e beati dell’Ungheria ornano le pareti della Cappella Magna Domina Hungarorum nelle Grotte Vaticane. Consacrata da S. Giovanni Paolo II nel 1980, la cappella è chiamata a rappresentare gli estesi legami della nazione ungherese con gli altri popoli europei proprio attraverso i santi.
Il 24 settembre si festeggia in Ungheria San Gerardo, vescovo martire di Csanád.
Martirio di S. Gerardo
rilievo nella Cappella ungherese delle Grotte Vaticane (di Pál Kő)
 

Gerardo nacque intorno al 980 a Venezia ed entrò nel monastero benedettino di San Giorgio Maggiore. Desideroso di recarsi in Terra Santa giunse però in Ungheria. Qui venne presentato a re Santo Stefano, che lo volle trattenere affinché promuovesse la cristianizzazione dei magiari.
Dapprima gli venne affidata l’educazione del principe Sant’Emerico. Si ritirò poi nella Selva Baconia (Bakony), presso il monastero di Bakonybél. Divenne il primo vescovo della no-costituita diocesi di Csanád dove fu apostolo ed evangelizzatore.
Nel periodo turbolento seguito alla morte del re Stefano, scoppiò una rivolta pagana. Nel 1046, Gerardo ed altri vescovi ungheresi tentarono di attraversare il Danubio per recarsi all’incontro del futuro re Andrea I. Il 24 settembre vennero però catturati dai ribelli pagani e Gerardo, col suo carro, venne scaraventato dal monte Kelen, che oggi fa parte di Budapest e porta il suo nome. Lo finirono a colpi di lancia e di pietre. Sepolto prima nella Chiesa dell’Assunta di Pest, il suo corpo venne poi traslato nella sua diocesi di Csanád e, infine, gran parte delle sue reliquie tornarono a Venezia, più precisamente a Murano, dove oggi si venerano sotto l’altare della Basilica dei Santi Maria e Donato. Gerardo fu canonizzato nel 1083 da papa Gregorio VII.
Raffigurazione: Il rilievo raffigura il martirio del vescovo Gerardo ai piedi del Monte Kelen.
Festa liturgica: 24 settembre
Autore del rilievo: Pál Kő, scultore

martedì 8 settembre 2020

„Il Vaticano può contare sull’Ungheria per aiutare i cristiani perseguitati nel mondo” – visita del Ministro degli Esteri ungherese in Vaticano

Il Ministro degli Affari Esteri e del Commercio Internazionale d’Ungheria, On. Péter Szijjártó è stato ricevuto dal suo omologo vaticano, Mons. Paul Richard Gallagher, lo scorso giovedì 5 settembre. È ormai consuetudine che i due capi diplomatici si consultino due volte all’anno.



Durante i cordiali colloqui l’argomento principale è stato la questione dei cristiani perseguitati e l’impegno nella loro difesa, ma sono stati toccati anche altri argomenti di comune interesse, come la crisi dei migranti. Il ministro ungherese ha definito continua e ottima la collaborazione con la chiesa nella storia del nostro paese ribadendo ancora una volta: „l’Ungheria ha una storia cristiana millenaria e quindi non possiamo lasciare che gli attacchi vincano contro i valori cristiani”. Oggi più di 250 milioni di cristiani devono affrontare ogni giorno violenze e persecuzioni per la loro religione, e non soltanto attacchi fisici ma anche di natura politica e ideologica.



L’On. Szijjártó ha avuto occasione di presentare gli ultimi progetti del Governo ungherese al riguardo, ovvero, gli aiuti d'urgenza per la chiesa maronita libanese subito dopo la terribile esplosione di agosto e il programma di borsa di studio per più di 200 studenti del Medio Oriente che hanno svolto i loro studi nelle università in Ungheria. Il ministro ha inoltre presentato il programma di ricostruzione e di restauro delle chiese in Ungheria e nel Bacino dei Carpazi. Il progetto negli ultimi dieci anni ha visto la rinascita di più di 3000 chiese, e si è raddoppiato il numero degli istituti educativi religiosi nel paese. Il ministro ha inoltre ribadito che l’Ungheria è pronta ad ospitare l’anno prossimo il Congresso Eucaristico Internazionale. 


Foto: KKM/Ministero degli Esteri d'Ungheria


giovedì 27 agosto 2020

Ungheria e Polonia insieme per i cristiani perseguitati – memorandum di collaborazione

Il 17 agosto i rappresentanti dei governi dell’Ungheria e della Polonia hanno firmato a Budapest un memorandum d’intesa sulla cooperazione umanitaria per il sostegno dei cristiani e delle altre comunitá religiose perseguitate nel mondo. I due paesi infatti sono determinati e impegnati per realizzare un’azione concreta e veloce d’aiuto nelle regioni bisognosi del mondo. L’Ungheria e la Polonia sono due nazioni con forti radici cristiane, le quali considerano il loro aiuto un dovere morale verso i cristiani e i perseguitati del mondo. L’intesa tra i due paesi apre la possibilità di condividere le esperienze e le conoscenze sulla crisi umanitaria.
Tristan Azbej e Paweł Jabłoński
Il Segretario di Stato per l’Aiuto ai Cristiani Perseguitati del Governo Ungherese, Tristan Azbej, dopo la frima del memorandum, ha ribadito: „Siamo convinti che dobbiamo mettere in atto il nostro aiuto in loco ed esso deve essere diretto. Non possiamo dimenticarci dei cristiani perseguitati nel mondo.” Il Segretario di Stato ha sottolineato quindi che tutti devono poter vivere e trovare il loro benessere nelle terre native e in caso di necessità bisogna aiutare le persone per poterle far rimanere nel loro paese, migliorando le loro condizioni di vita. 

Dalla parte polacca, il vice ministro degli affari esteri, Paweł Jabłoński ha sottolineato che la firma del memorandum è l’inizio di una collaborazione polacca-ungherese ancora più forte e stretta. La Polonia e l’Ungheria non sono soltanto dei partner ma sono anche amici, seguono gli stessi principi e, come nella questione dei cristiani perseguitati, hanno opinioni simili. “Vogliamo richiamare l’attenzione sull’importanza della difesa dei diritti umani, tra cui la pratica della libertà religiosa. Per fare questo oggi non bastano soltanto le parole, ma ci vogliono aiuti concreti” – ha detto il vice ministro polacco, aggiungendo le aspettative di collaborazioni anche con altri stati. 

Foto: MTI/Szigetváry Zsolt

mercoledì 26 agosto 2020

Festa di Santo Stefano, re d’Ungheria a Roma

La festa nazionale ungherese del 20 agosto commemora la fondazione dello stato cristiano ungherese celebrando il suo primo re, Santo Stefano d’Ungheria. La festa è molto sentita non soltanto in Ungheria ma in ogni comunità ungherese nel mondo. Gli ungheresi di Roma quest’anno si sono riuniti il 23 agosto nella cappella della Casa di Santo Stefano per celebrare la Santa Messa, presieduta dal Rev. Norbert Németh, rettore del Pontificio Istituto Ecclesiastico Ungherese in Urbe, nonché nuovo coordinatore pastorale della comunità ungherese di Roma e in Italia. La casa ungherese per i pellegrini, recentemente rinnovata, è stata il luogo degno per l’evento in quanto dimora successiva alla casa fondata dal re Santo Stefano intorno al 1030.
„Agire nel presente per la vita della comunità ungherese” – furono le parole del Rev. Németh per incoraggiare, sulle orme del primo re d’Ungheria, tutti i partecipanti a seguire l’esempio del santo re e a costruire ed essere parte integrante della propria comunità. „La festa della fondazione non deve essere un ricordo del passato o un modo di sognare il futuro, ma deve dare la forza per agire nel presente!” – ha detto il Rev. Németh. La chiesa universale commemora Santo Stefano, re d’Ungheria il 16 agosto e dal 2000, dopo il riconoscimento del suo culto, nella Chiesa ortodossa è divenuto il primo santo latino riconosciuto. 
Foto: Borbála Bak

mercoledì 19 agosto 2020

I Santi della Cappella Ungherese – San Ludovico di Tolosa


Le effigie di ventuno santi e beati dell’Ungheria ornano le pareti della Cappella Magna Domina Hungarorum nelle Grotte Vaticane. Consacrata da S. Giovanni Paolo II nel 1980, la cappella è chiamata a rappresentare gli estesi legami della nazione ungherese con gli altri popoli europei proprio attraverso i santi.
Il 19 agosto è la festa di San Ludovico vescovo di Tolosa.
San Ludovico di Tolosa
rilievo nella Cappella ungherese delle Grotte vaticane (di László Róbert)

Ludovico nacque nel 1274 da Maria d’Ungheria (figlia di re Stefano V d’Ungheria) e di Carlo II d’Angiò, re di Napoli e della Sicilia. Da giovane ebbe una formazione francescana. A 16 anni si ammalò gravemente ma affidandosi alla fede in Dio, guarì miracolosamente e in seguito promise di indossare l’abito francescano.
Ludovico, erede al trono del Regno di Napoli, nel 1296 rinunziò ai suoi diritti, venne ordinato sacerdote e poi divenne vescovo di Tolosa per volere di Bonifacio VIII. Durante il suo episcopato, seguì le regole francescane aiutando sempre i poveri, i malati e gli emarginati. A soli 23 anni, si ammalò e morì nella città di Brignoles in Provenza. Venne sepolto nel Convento dei Frati Minori di Marsiglia, dove la sua tomba divenne meta di pellegrinaggi. Numerosi malati, zoppi e cechi furono guariti sopra la sua tomba. La sue reliquie dal XV secolo si trovano a Valencia.
Fu canonizzato ad Avignone da papa Giovanni XXII nel 1317.
Festa liturgica: 19 agosto
Raffigurazione: Ludovico, figlio della regina di Napoli Maria d’Ungheria, prima di essere ordinato vescovo, regala il suo vestito francescano ad un malato di ulcera, che guarisce all’istante.
Autore del rilievo: László Róbert, scultore

giovedì 13 agosto 2020

I Santi della Cappella Ungherese – Santa Piroska-Irene imperatrice


Le effigie di ventuno santi e beati dell’Ungheria ornano le pareti della Cappella Magna Domina Hungarorum nelle Grotte Vaticane. Consacrata da S. Giovanni Paolo II nel 1980, la cappella è chiamata a rappresentare gli estesi legami della nazione ungherese con gli altri popoli europei proprio attraverso i santi.
Il 13 agosto si festeggia in Ungheria Santa Piroska figlia di un santo re ungherese, divenuta imperatrice di Bisanzio col nome di Irene.
Santa Piroska-Irene imperatrice
rilievo nella Cappella ungherese delle Grotte Vaticane (di László Marton)

Figlia del re San Ladislao d’Ungheria e di Adelaide di Svevia, Piroska (Prisca) sposò Giovanni II Comneno, futuro imperatore nel 1104 e pertanto si convertì alla confessione ortodossa, cambiando il nome in Irene e divenne imperatrice consorte nel 1118. La coppia imperiale ebbe 8 figli.
Irene, con il suo amore benevolo ha segnato la vita della famiglia e di tutto l’impero bizantino. Aiutò anche a migliorare i rapporti tra l’impero e l’Ungheria. A Costantinopoli fondò il Monastero del Pantocratore con un ospedale annesso. È considerato il secondo più grande edificio bizantino tuttora esistente a Istanbul.
Piroska-Irene è raffigurata sui celebri mosaici della basilica di Santa Sofia (Hagia Sophia) di Istanbul… Nonché, secondo una ipotesi, è sempre lei l’imperatrice Irene della Pala d’Oro nella Basilica di San Marco a Venezia.
L’imperatrice morì a Costantinopoli nel 1134 e venne sepolta nel monastero da lei fondato.
Festa liturgica: 13 agosto
Raffigurazione: Piroska-Irene, figlia di San Ladislao d’Ungheria, costruttore di chiese e monasteri.
Autore del rilievo: László Marton, scultore