giovedì 7 maggio 2020

I Santi della Cappella Ungherese – Beata Gisella, la prima regina


Le effigie di ventuno santi e beati dell’Ungheria ornano le pareti della Cappella Magna Domina Hungarorum nelle Grotte Vaticane. Consacrata da S. Giovanni Paolo II nel 1980, la cappella è chiamata a rappresentare gli estesi legami della nazione ungherese con gli altri popoli europei proprio attraverso i santi.
Il 7 maggio si festeggia in Ungheria la Beata Gisella, consorte di S. Stefano.
B. Gisella con il manto da lei preparato
(Cappella ungherese delle Grotte Vaticane, opera di Sándor Kiss)

Nata intorno al 980, Gisella fu duchessa di Baviera come sorella minore dell’Imperatore S. Enrico II. Si dice che volesse entrare in convento ma fu invece destinata a divenire sposa del principe ereditario magiaro nel 997. Con l’incoronazione di suo marito Gisella divenne la prima regina dell’Ungheria. Appoggiò sempre l’attività di suo marito e contribuì con fervore alla cristianizzazione del paese. La coppia reale ebbe tre figli, tra cui il principe Sant’Emerico, ma tutti morirono in età giovane.
Nella sua nuova patria ebbe la città di Veszprém come residenza ufficiale, nella quale contribuì alla costruzione della cattedrale e fu cofondatrice di diversi conventi di suore. Gisella ricamava benissimo, contribuendo così a rifornire di indumenti sacri e di altri oggetti liturgici le chiese che il Re aveva disposto di erigere dappertutto nel paese (ogni dieci villaggio doveva costruirne uno in comune).
Fu lei a cucire e ricamare con fili d’oro quello che oggi è conosciuto come il manto d’incoronazione reale. Uno dei principali tesori sacri dell’Ungheria, il manto fu confezionato originalmente come casula, nel 1031 (come si legge sul manto stesso), quale dono da parte della coppia regale alla nuova basilica dell’Assunta, eretta a Székesfehérvár (Alba Regale). Solo successivamente venne trasformata in manto, proprio per il suo legame con il primo re d’Ungheria. Sul mantello sono raffigurati sia re Santo Stefano che la regina Gisella, nonché il loro figlio, Sant’Emerico, che proprio quell’anno moriva in un incidente.
Immagine di B. Gisella, S. Emerico e S. Stefano sul manto d'incoronazione regale
(scultura di T. Rieger)
Fu tradizione per le regine d’Ungheria di riparare simbolicamente di propria mano tale manto prima della cerimonia d’incoronazione. Il manto oggi è conservato nel Museo Nazionale Ungherese a Budapest, mentre una sua copia fedele in bronzo, opera di Tibor Rieger, è stata eretta nel Castello di Buda.
Il manto d'incoronazione regale - scultura in bronzo di Tibor Rieger a Buda
Gisella fu instancabile nelle opere di carità, aiutò i poveri e i bisognosi. Dopo la morte dei figli e del marito tornò nella Baviera, ritirandosi nel monastero benedettino presso Passau. Morì intorno il 7 maggio 1059 e venne sepolta nello stesso monastero benedettino di Niedernburg, dove tuttora si venera la sua tomba. In Ungheria il suo culto è particolarmente vivo a Veszprém dove si trova un’antica cappella del XIII secolo a lei dedicata. Stefano, Gisella ed Emerico sono chiamati anche la “sacra famiglia ungherese”, modello di vita cristiana per le famiglie ungheresi.
Festa liturgica: 7 maggio
Raffigurazione: Gisella contempla il mantello d’incoronazione da lei cucito.
Autore del rilievo: Sándor Kiss, scultore

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