lunedì 17 luglio 2017

L’oblazione di vita di János Esterházy ricordato a Praga


Nel sessantesimo anniversario della sua morte János Esterházy (1901-1957) è stato commemorato anche a Praga con una conferenza e la Santa Messa, sabato 4 marzo 2017. È, infatti, nella capitale ceca che le sue ceneri riposano in una fossa comune, assieme a tante altre vittime del comunismo, nel cimitero di Motol, oggi Memoriale delle Vittime del Comunismo.
Monumento alle vittime del comunismo a Motol, Praga
(foto: Felvidek.ma)
Nel 2007 è stato l’allora Ministro degli Affari Esteri ceco Karel Schwarzenberg a promuovere le ricerche per identificare il luogo della sua sepoltura. L’On. Schwarzenberg, oggi Presidente della Commissione Esteri della Camera dei Deputati ceca, nel suo discorso del 4 marzo 2017 ha affermato che Esterházy è stato il “politico più onesto dell’Europa Centrale”, che venne condannato proprio perché considerato da molti dopo la guerra come “la voce della coscienza”, cioè un personaggio scomodo, nonostante avesse sempre rispettato la costituzione e le leggi della Cecoslovacchia.
Il Presidente della Commissione Affari Esteri del Parlamento ungherese, On. Zsolt Németh richiamò l’attenzione alla matrice democristiana della politica di Esterházy, affermando che “se vogliamo costruire un’Europa Centrale democratica dobbiamo farlo partendo dal rispetto reciproco”, proprio come fece János Esterházy.

Leo Žídek, vice-presidente della Confederazione dei Prigionieri Politici della Repubblica Ceca, ha dichiarato che la Confederazione appoggia l’iniziativa per la riabilitazione politica di János Esterházy poiché, secondo le nostre conoscenze attuali, egli non fu né traditore della patria, né criminale di guerra, come invece per molti anni è stato ingiustamente sostenuto.

Roberto Malfatti, uno dei nipoti italiani di János Esterházy portò la propria testimonianza come nella famiglia sia tuttora viva la memoria del nonno. (La figlia di János Esterházy, Alice sposò il Barone italiano Gioacchino Malfatti di Montetretto.)

I partecipanti alla manifestazione hanno reso omaggio alle vittime del comunismo nel Cimitero di Motol, e poi hanno partecipato alla Santa Messa nella Chiesa di Sant’Enrico (Sv. Jindrich), presieduta da Mons. Ferenc Cserháti, Vescovo ausiliare di Esztergom-Budapest, con la concelebrazione di Mons. Zdeněk Wasserbauer, vicario generale dell’Arcidiocesi di Praga. È stato presente alla commemorazione anche il Signor Jan Janku, già prigioniero politico e testimone degli ultimi giorni di János Esterházy.

* * *

 

Dall’omelia di Mons. Ferenc Cserháti, Vescovo ausiliare di Esztergom-Budapest

Praga, Chiesa di Sant’Enrico, 5 marzo 2017

 

 

Commemorando il 60.mo anniversario della morte del Conte János Esterházy contempliamo un'epoca in cui il Satana ha riprovato a deviare l’uomo da Dio promettendogli ricchezza, gloria, potere. L’ha indirizzato in una ideologia lontano da Dio che gli ha dimostrato cosa diventerebbe l’immagine di Dio allontanandosi dal suo Creatore e lasciandosi guidare da ispirazioni sataniche: è destinato al decadimento ed alla dannazione terribile. Gli orrori e le conseguenze delle due guerre mondiali ancora oggi pesano e creano tensioni tra i popoli.

La commemorazione di oggi dirige il nostro sguardo verso un uomo che ha sempre seguito il suo Maestro divino e ascoltato le ispirazioni divine anziché la seduzione satanica. Qui non è il mio compito esaltare l’opera del politico e martire János Esterházy, questo spetta agli studiosi ed agli esperti. Invece il compito dei predicatori della Parola di Dio è di tenere presente i “militi ignoti” del grande progetto di Dio e di custodire la testimonianza di coloro che nonostante le difficoltà sono sempre rimasti fedeli alla loro vocazione (cfr. Giovanni Paolo II, Tertio Millennio adveniente, 37).

venerdì 14 luglio 2017

János Esterházy - Promotore della fratellanza tra le nazioni


Riportiamo il testo dell’articolo dell’Ambasciatore d’Ungheria sulla figura di János Esterházy, pubblicato su L’Osservatore Romano il 5 aprile 2017, in occasione del sessantesimo anniversario della morte.

* * *

La testimonianza di János Esterházy

Promotore della fratellanza tra le nazioni

di EDUARD HABSBURG-LOTHARINGIAI

“Tutto va bene come il buon Dio lo vuole. Se Egli ha pensato che sia bene così, allora va bene anche per me. Chi sono io per obiettare al volere di Dio?” Con tale animo il conte János Esterházy affrontò le sofferenze dei lavori forzati e della prigione. Un vero e proprio calvario che giunse a termine proprio sessant’anni fa nella fortezza-prigione di Mírov, in Cecoslovacchia. La sua figura riassume in qualche modo il dramma che nel ventesimo secolo toccò ai popoli dell’Europa centrale.

Discendente di due delle famiglie aristocratiche più importanti dell’Ungheria e della Polonia, nacque nel territorio dell’odierna Slovacchia e le sue ceneri ora riposano a Praga. Difese i diritti della sua comunità, aiutò i perseguitati durante la seconda guerra mondiale, contrastò sia il nazismo che il comunismo e dovette subire i lavori forzati nei gulag sovietici e il carcere nella Cecoslovacchia comunista. Soprattutto, però, è stato un uomo dalla profonda fede cattolica e un promotore convinto della fratellanza tra le nazioni.

Nato ai tempi della monarchia austro-ungarica, a Nyitraújlak (oggi Velké Zaluzie in Slovacchia), il 14 marzo 1901, il conte János Esterházy perse il padre da giovanissimo e fu cresciuto dalla madre polacca, Elzbieta Tarnowska, assieme alle sorelle Lujza e Mária. Negli anni trenta scelse di entrare in politica per rappresentare la comunità degli ungheresi della Cecoslovacchia. Fu presidente del Partito cristiano sociale, ispirato dai principi della Rerum novarum, e deputato al parlamento di Praga e poi a quella di Bratislava. Guidato dalla sua fede cristiana e dalla convinzione circa la necessità di una riconciliazione tra cechi, slovacchi e ungheresi, il suo obiettivo politico fu quello della realizzazione di quanto i trattati di pace di Versailles assicuravano alle minoranze nazionali dei vari paesi. Fu così che si batté non solo per gli ungheresi della Cecoslovacchia ma anche per gli slovacchi dell’Ungheria. Karl Schwarzenberg, già ministro degli Affari esteri della Repubblica Ceca lo volle perciò ricordare come “uno dei politici più onesti dell’Europa centrale”.