Venti anni fa, il 9
novembre 1997, è stato elevato all’onore degli altari Vilmos Apor, vescovo di
Győr (Ungheria). È stata la prima beatificazione ungherese dopo la caduta del
comunismo. Simbolicamente, nella sua persona è stato onorato uno dei primi
martiri dell’occupazione sovietica dell’Ungheria.
Vilmos Apor, infatti, è
stato colpito a morte il giorno del Venerdì Santo del 1945 dai soldati
sovietici che, dopo la presa della città di Győr, volevano portarsi via le
donne rifugiatesi nel palazzo episcopale. Il vescovo si oppose fermamente e con
il suo sacrificio riuscì a salvare le persone che si erano affidate a lui. Morì
dopo tre giorni di agonia, il lunedì di Pasqua (2 aprile).
Statua di Vilmos Apor nell'omonima piazza di Budapest |
Altri simili martiri
attendono ancora la beatificazione, come la Serva di Dio, Mária Magdolna Bódi, giovane
operaia morta per mano di soldati, il 23 marzo 1945,
difendendo la propria castità. Oppure il Sacerdote Kornél Hummel il quale, dopo
aver contribuito a salvare gli ebrei perseguitati ha difeso le ragazze dell’istituto
per ciechi di Budapest e per questo è stato ucciso dai soldati sovietici il 17
gennaio 1945.
Dopo la beatificazione
di Vilmos Apor, celebrata su piazza San Pietro, S. Giovanni Paolo II ha
esortato i pellegrini ungheresi con le seguenti parole:
Beatificazione di Vilmos Apor, 9 novembre 1997 |
“La croce fortifica il
debole e rende mite il forte – Il motto scelto dal Vescovo e martire ungherese
Vilmos Apor costituisce una mirabile sintesi del suo itinerario spirituale e
del suo ministero pastorale. Forte della verità del Vangelo e dell'amore a
Cristo, egli alzò con coraggio la propria voce per difendere sempre i più
deboli dalle violenze e dai soprusi. Durante gli anni difficili del secondo
conflitto mondiale si prodigò instancabilmente ad alleviare la povertà e le
sofferenze della sua gente. Il fattivo amore per il gregge a lui affidato lo
condusse a mettere a disposizione degli sfollati a motivo della guerra anche il
palazzo vescovile, difendendo i più esposti ai pericoli anche a rischio della
propria vita. Il suo martirio, avvenuto il Venerdì Santo del 1945, fu degno
coronamento di una esistenza tutta segnata dall'intima partecipazione alla
Croce di Cristo. La sua testimonianza evangelica sia per voi, carissimi
Fratelli e Sorelle d'Ungheria, uno stimolo costante a sempre maggiore dedizione
nel servire Cristo e i fratelli.”
Nel Martirologio Romano
il Beato Vilmos Apor è commemorato il 2 aprile, anniversario della sua morte,
mentre in Ungheria lo si celebra il 23 maggio, giorno della traslazione del suo
corpo. Infatti, durante l’occupazione sovietica non lo si poteva venerare, né tumularlo
nella sua cattedrale e quindi è stato deposto nella cripta di un’altra chiesa
della città. Solo verso la fine del comunismo, nel 1986 è stato possibile trasferire
la sua tomba nella cappella laterale della Cattedrale di Győr, dove poi, in
occasione della sua seconda visita in Ungheria, anche San Giovanni Paolo II ha
voluto venerarlo nel 1996.
Il Beato Vilmos Apor fu
fratello dell’ultimo ambasciatore d’Ungheria presso la Santa Sede, il barone
Gábor Apor che dopo la seconda guerra mondiale non fece più ritorno in patria
ma visse a Roma come dignitario dell’Ordine di Malta.
Il memoriale del martirio a Győr |
Il culto del beato vescovo si è diffuso in tutta l’Ungheria. Il luogo del suo martirio, la cantina
del palazzo episcopale di Győr, oggi è stato trasformato in un memoriale (si
vedono tuttora i segni dei proiettili mortali) e fa parte del circuito del
Museo Diocesano. Un bassorilievo, opera di Ferenc Lebó, lo raffigura nella Cappella Magna Domina Hungarorum delle Grotte Vaticane.
Il Beato Vilmos Apor bassorilievo nelle Grotte Vaticane |
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