lunedì 18 maggio 2020

Ricordo di San Giovanni Paolo II nella Cappella ungherese in Vaticano – omaggio dell’Ambasciatore d’Ungheria Eduard Habsburg-Lothringen


La prima raffigurazione di San Giovanni Paolo II nella Basilica di San Pietro si trova nella Cappella ungherese delle Grotte vaticane. Nel centenario della sua nascita mi piace commemorarlo proprio partendo da questa cappella, tanto cara ai fedeli ungheresi che giungono “ad limina Petri”.
San Giovanni Paolo II e la consacrazione della Cappella Magna Domina Hungarorum
(particolare del pannello in bronzo, opera di Amerigo Tot)
Fu, infatti, Giovanni Paolo II a consacrare, quarant’anni or sono l’8 ottobre 1980, la nuova cappella dedicata alla Magna Domina Hungarorum. Tale evento solenne è stato immortalato in uno dei riquadri del grande pannello di bronzo collocato in fondo alla cappella, opera dello scultore ungherese-italiano Amerigo Tot.
La vicenda della cappella ungherese, iniziata sotto San Paolo VI e portata a termine da San Giovanni Paolo II si colloca, infatti, tra i grandi momenti dei millenari rapporti tra la Santa Sede e l’Ungheria. Nell’omelia, pronunciata in quella occasione, il Papa polacco sottolineò che “l’inaugurazione di questa cappella assume il chiaro significato di un suggello e di una testimonianza perenni che, trasfigurati dalla suggestiva potenza dell’arte, indicano alle generazioni presenti e future il perdurante appello di momenti storici, sempre vivi nella coscienza nazionale e collegati con le idealità profonde di un popolo, la cui conversione a Cristo coincise con l’inizio della propria civiltà.”
Pannello raffigurante 1) l'invio della corona al re S. Stefano d'Ungheria,
2) S. Giovanni da Capestrano e le campane di mezzogiorno,
3) fondazione della cappella ungherese da parte di S. Paolo VI,
4) consacrazione della cappella ungherese da parte di S. Giovanni Paolo II
(opera di Amerigo Tot)
Richiamando l’esempio dei diversi santi raffigurati sulle pareti della Cappella, San Giovanni Paolo II non mancò di lanciare un forte messaggio europeo: “Dall’opera dei santi che abbiamo commemorato è nata una civiltà europea basata sul Vangelo di Cristo, ed è scaturito un fermento per un autentico umanesimo, permeato di valori perenni, radicandosi, altresì, un’opera di promozione civile nel segno e nel rispetto del primato dello spirituale. La prospettiva aperta allora dalla fermezza di tali testimoni della fede è tuttora attuale e costituisce la strada maestra per continuare a costruire un’Europa pacifica, solidale, veramente umana, e per superare opposizioni e contrasti, che rischiano di sconvolgere la serenità dei singoli e delle nazioni. Mi piace pensare che questa preziosa e già tanto amata cappella possa divenire un cenacolo di preghiera e di ispirazione per cristiani e uomini di buona volontà, desiderosi di essere efficaci operatori di pace in un’Europa unita.”
Inviando in quella occasione la sua benedizione agli ungheresi – e si era ancora ai tempi della Cortina di ferro e dell’oppressione comunista! – San Giovanni Paolo II li esortò anche a “conservare fedelmente e di accrescere sempre più le ricchezze spirituali del passato, e cioè il prezioso patrimonio religioso e il generoso amore alla patria”.
Si tratta di un compito sempre attuale che l’odierna Ungheria vuole realizzare invocando anche l’intercessione di questo grande papa santo il quale, giungendo per la prima volta in Ungheria il 16 agosto 1991, ebbe a dire: “Io posso condividere le vostre tradizioni e l’attuale vostro sforzo concorde per costruire un futuro più felice e più umano, perché sono figlio della Nazione polacca, che tante cose ha in comune con la storia ungherese, e provengo anch’io da questa regione dell’Europa che si trova ora sulla soglia di una nuova era, nella quale spera di poter contribuire al formarsi di una pacifica comunità di Nazioni fra loro solidali.”

Eduard Habsburg-Lothringen
Ambasciatore d'Ungheria presso la S. Sede

Consacrazione della Cappella Magna Domina Hungarorum, 8 ottobre 1980

(Immagine tratta dal volume “A magyarok római kápolnája” a cura di László Imre Németh, Budapest 2005)


Nessun commento:

Posta un commento