martedì 31 gennaio 2017

Conferenza del Patriarca siro-cattolico a Budapest


È stato ricevuto nel Parlamento ungherese Ignazio Youssef III Younan, patriarca siro-cattolico di Antiochia che si è recato a Budapest, il 12 gennaio scorso, su invito del Primo Ministro ungherese Viktor Orbán. Il leader religioso ha avuto colloqui importanti con diversi membri del Governo ungherese sulla situazione dei cristiani perseguitati e, in particolare, sulle possibilità per favorire il loro ritorno nei paesi d’origine. “Bisogna portare gli aiuti lì, invece di far venire i problemi qui” – ha dichiarato il premier Viktor Orbán riassumendo la posizione ungherese.

Il Patriarca con il Premier a Budapest
(foto: kormany.hu)

Il patriarca durante la visita in Ungheria ha tenuto una conferenza all’Università Cattolica di “Péter Pázmány” sulla situazione drammatica dei cristiani e delle minoranze religiose in Medio Oriente.

Parlando della situzione dei cristiani iracheni, il patriarca ha spiegato che l’esodo dei cristiani era già iniziato con le leggi islamiche più rigide, introdotte da Saddam Hussein e aggravatosi dopo la seconda Guerra del Golfo. Il fatto più grave invece è arrivato nel 2014, quando lo Stato Islamico ha attaccato la città di Mosul dove i cristiani e le altre religioni vivevano insieme da più di mille anni. Ad oggi il 60% dei cristiani ha già abbandonato il proprio paese, e il resto vive nella paura con l’unico obiettivo di riuscire a sopravvivere. Le loro chiese sono state chiuse, distrutte, profanate. Secondo il patriarca la situazione attuale in Iraq è simile al genocidio del 1915.

I cristiani per 14 secoli hanno convissuto nel Medio Oriente, durante i quali ci sono state molte guerre. Se avessero cercato i beni terreni, non sarebbero riusiti a sopravvivere in queste zone – ha ribadito il patriarca. I cristiani sono fieri dei loro martiri ma nello stesso tempo hanno bisogno dei loro fratelli occidentali per evitare lo sterminio delle antiche comunità cristiane. I cristiani erano e sono ancora oggi persone pacifiche, laboriose, e fedeli al proprio paese.



Il Patriarca Ignazio Youssef III all’Università Cattolica con il Vice-ministro Bence Rétvári
(foto: Magyar Kurír)
“È davvero triste e drammatico affermare che le potenze occidentali non sono riusciti a portare la pace dall’epoca della Guerra del Golfo del 2003 e che i cristiani iracheni stanno lasciando il loro paese emigrando o in Europa o in America, da dove non torneranno mai più nella loro terra” – ha denunciato il patriarca.

I leader religiosi hanno sempre sottolineato che non si può riformare o democratizzare il Medio Oriente con la violenza. Eppure solo adesso le potenze occidentali stanno comprendendo di aver sbagliato con “l’esportazione della democrazia”. Il patriarca ha contestato anche la narrativa dei media occidentali, per cui con l’allontanamento di Assad, tutto sarebbe migliorato.

Secondo il patriarca l’Occidente deve smettere di rifornire i ribelli con armi e soldi. I cristiani della Piana di Ninive che sono stati cacciati dalleloro terre ed abitazioni hanno invece bisogno di aiuto. Sarebbe indispensabile che il governo iracheno creasse per loro una zona sicura dove poter ritornare ad abitare, a lavorare, a studiare, a vivere. Ignazio Youssef III, alla fine del suo discorso, ha ringraziato degli sforzi dell’Ungheria per la difesa dei cristiani.

domenica 29 gennaio 2017

Il Venerabile Padre Vandor – ponte tra Cuba e Ungheria



Vetrata con il Ven. Padre Vandor
(Foto: Magyar Kurír)
Il Santo Padre ha approvato, il 20 gennaio, il decreto sulle virtù eroiche del Servo di Dio József Wech Vándor, il salesiano ungherese che è stato per quarant’anni parroco a Santa Clara, in Cuba.

La sua memoria è molto viva a Cuba, ma lo ricordano anche in Ungheria, soprattutto nella sua città natale, Dorog (non lontano dalla sede primaziale di Esztergom). Proprio lì, nella chiesa dove fu battezzato, è raffigurato in una vetrata artistica, benedetta dal Cardinale Péter Erdő, nel luglio 2016, alla presenza del postulatore generale dei salesiani, P. Pierluigi Cameroni.

Nel novembre 2016 un busto del Venerabile Padre Vandor, benedetto dal vescovo di Santa Clara Mons. Arturo González Amador, è stato collocato nella sede dell’Ambasciata d’Ungheria a L’Avana. Un santo per Cuba e per la famiglia salesiana ma anche un ponte tra Cuba e l’Ungheria.
 
Benedizione del busto del Ven. Padre József Vándor all'Ambasciata ungherese de L'Avana
(foto: salesianosdecuba.org)
 

giovedì 26 gennaio 2017

In memoriam Padre Placid – le quattro regole della sopravvivenza


Si è spento, all’età di cento anni, Placid Oloffson OSB, sacerdote benedettino ungherese reduce del Gulag. Tantissimi lo conoscevano in Ungheria per la sua allegria, la sua fede e il suo gusto di vivere e per le sue “quattro regole della sopravvivenza”.

Nato a Rákosszentmihály nel 1916, entrò nell’Ordine Benedettino nel 1933 con il nome di Padre Placid (Placido) e insegnò nei vari licei del suo ordine. Arrestato nel 1946 nel Monastero di Pannonhalma, per aver parlato contro i comunisti, fu portato nelle camere della tortura della polizia comunista (ÁVH). Fu condannato a dieci anni di lavori forzati da scontarsi nell’Unione Sovietica.

P. Placid Oloffson alla messa per i suoi 100 anni
(foto: Magyar Kurír)
A quel punto P. Placid cercava di capire quale fosse il progetto di Dio per la sua vita. Nei giorni successivi al processo, finito con diverse condanne a morte, lui venne assegnato alle pulizie della prigione. Mentre stava lavando il pavimento, cominciò a cantare sommessamente una canzone popolare ungherese. Quando comprese che la guardia sovietica che lo sorvegliava non capiva l’ungherese, P. Placid cominciò a comunicare con i condannati a morte – sempre con la melodia di prima – recandogli conforto e impartendogli l’assoluzione collettiva, richiesta dalla situazione. Qualche giorno dopo uno di questi prigionieri, graziato all’ultimo momento, gli raccontò quanto sia stata provvidenziale quella sua presenza. Così P. Placid capì quale sarebbe stato per lui il progetto di Dio nella prigionia: sostenere i compagni nella sofferenza. “Io sono stato l’uomo più felice in tutta l’Unione Sovietica perché avevo trovato la mia missione.” – diceva, e durante i lavori forzati al Gulag escogitò le quattro regole della sopravvivenza.


martedì 24 gennaio 2017

Messa in Vaticano per le vittime dell’incidente di Verona


Una Santa Messa in suffragio delle giovani vittime dell’incidente stradale, avvenuto nei pressi di Verona, è stata celebrata questa mattina nella Cappella Magna Domina Hungarorum delle Grotte Vaticane.
 
La liturgia è stata presieduta da Mons. Ferenc Cserháti, vescovo incaricato della pastorale degli ungheresi all’estero, con la concelebrazione dei sacerdoti ungheresi di Roma. Presenti al rito gli Ambasciatori d’Ungheria presso la S. Sede e presso il Quirinale, con il personale delle rispettive Ambasciate. Hanno dimostrato una graditissima vicinanza e partecipazione al lutto i rappresentanti del corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede.

Pubblichiamo il testo dell’omelia, pronunciata da Mons. László Németh, incaricato della pastorale degli ungheresi in Italia.

* * *

Cari fratelli e sorelle,

Piangono i genitori, i compagni di classe, gli insegnanti, piange un liceo intero e tutta la nazione. In una situazione di questo genere è molto difficile dire qualcosa. Dice molto il silenzio, il silenzio nella preghiera.

In questo silenzio pensiamo a Gesù che piangeva davanti alla tomba del suo amico Lazzaro. Gesù che secondo la lettera agli Ebrei è lo stesso ieri e oggi e nei secoli (Ebr 13,8) piange insieme con noi, condivide il nostro dolore che sentiamo a causa delle perdite delle giovani vite. Gesù non ci abbandona neanche in questa situazione.

San Giovanni evangelista nel suo vangelo descrive la gente che non capisce Gesù. Si scandalizzano in lui. Anche gli apostoli non capiscono Gesù nonostante aver passato molto tempo con lui.

Noi siamo simili a loro di fronte a questo incidente. Non capiamo perché sia successo, perché siano morti questi giovani. Perché proprio loro? E perché in questo modo cosi brutale?

domenica 22 gennaio 2017

Incidente di Verona – cordoglio e preghiere


La tragedia degli studenti ungheresi, vittime del fatale incidente nei pressi di Verona la notte del 20-21 gennaio, ha molto toccato la comunità degli ungheresi in Italia.
La notizia su L'Osservatore Romano il 22 gennaio 2017
 
Tante sono state le espressioni di vicinanza e di cordoglio ricevute anche da parte di personaggi istituzionali italiani e vaticani.

La sera del 21 gennaio gli ungheresi di Roma si sono radunati per una breve commemorazione a Palazzo Falconieri, sotto all’immagine della Madonna Magna Domina Hungarorum che orna la facciata dell'Accademia d'Ungheria. I sacerdoti del Pontificio Istituto Ecclesiastico Ungherese hanno guidato un momento di preghiera.


 
Il Governo ungherese ha decretato il lutto nazionale per lunedì, 23 gennaio.

Nella Cappella Ungherese delle Grotte Vaticane sarà celebrata la Santa Messa in suffragio delle vittime della sciagura martedì, 24 gennaio, alle ore 8.

 

domenica 15 gennaio 2017

Dante visto da Madarassy

 


Presso il Museo Casa di Dante a Firenze è aperto fino al 26 marzo 2017 (martedì–domenica 10.30–16.30) la mostra “Paradiso” dello scultore István Madarassy. L’artista ungherese delle pittosculture, dopo Inferno e Purgatorio, conclude così la sua la trilogia dedicata alla Divina Commedia.

La mostra è stata inaugurata il 6 dicembre dall’Ambasciatore d’Ungheria in Italia Péter Paczolay, con una presentazione della Prof.ssa Mária Prokopp, dell’Università Loránd Eötvös di Budapest.

 

Ecco il testo dell’intervento della Professoressa Prokopp.


* * *

 
Gli ungheresi stavano al cuore a Dante. Egli incontrò personalmente il principe Carlo Martello d'Angiò, re titolare d'Ungheria, il primogenito di Maria d'Ungheria, regina di Napoli. Si conobbero a Firenze nel 1294 ed ebbero possibilità di confrontare e condividere le loro idee. Dante gli dedica un lungo brano della Divina Commedia nell’VIII Canto del Paradiso dove racconta il suo incontro con l’anima del principe nel Cielo di Venere. Carlo Martello morì a soli 25 anni, quindi non riuscì a migliorare la situazione del suo paese e ne rimpiange nella sua risposta a Dante:

Il mondo m'ebbe / giù poco tempo, e se più fosse stato,

molto sarà di mal, che non sarebbe ...

(Paradiso, VIII, 49-51)

Il figlio di Carlo Martello d'Angiò divenne re d'Ungheria nel 1308, quando Dante era ancora in vita. Il poeta divino si preoccupò per lui vedendo la politica dei suoi nemici, quindi ammonisce l'Ungheria di resistere nel mondo dei mali:

O beata Ungheria, se non si lascia più malmenare!

(Paradiso, XIX, 142-143)

Gli ungheresi onorano il poeta divino da 700 anni. Il grande compositore ungherese Francesco LISZT lo omaggiò con la famosa Sinfonia Dante che è conosciuta in tutto il mondo. Il maestro Liszt non aveva coraggio, non si sentiva degno di comporre la musica celeste, il canto glorioso degli angeli, così elaborò solo le prime due parti: l’Inferno e il Purgatorio. Al posto del Paradiso mise l'inno della Madonna, il Magnificat con cui rese omaggio alla visione celeste del poeta.

Anche diversi grandi poeti ungheresi hanno interpretato i pensieri, la poesia e la musica del poema, come anche diversi pittori ungheresi si sono ispirati al poema di Dante traducendo alcune sue visioni in meravigliose opere d'arte.

István Madarassy non si accontentò di riflettere solo su qualche tema della complessa opera di Dante, egli si è immerso in tutta l’opera e ha rappresentato tutti i 100 canti della Divina Commedia. Ci lavora da ormai 20 anni cercando di arrivare fino allo spirito più profondo del sommo poeta. Il risultato è una serie di opere straordinarie: 100 “pittosculture” e 3 sculture.

Le sue opere realizzate in base alle visioni del poeta espresse nell’Inferno e nel Purgatorio sono già state presentate nel Museo Casa di Dante negli anni 2011 e 2013. In seguito lo scultore ha donato al Museo la sua bellissima statua raffigurante il poeta che ora accoglie i visitatori all’ingresso.

Quest'anno presentiamo il nuovo ciclo dell'artista, la corona della Divina Commedia: il Paradiso. Ogni canto ha ispirato una “pittoscultura”. Queste “pittosculture” sono un’espressione visiva particolare: alla tavola di rame sono saldate le figure aeree dello spirito che svolazzano con grande gioia nella felicità del Signore. All'inizio della mostra si vede la statua di Beatrice, l'ideale di Dante che accoglie il poeta e lo guida nel Paradiso, nel paese della Carità e della Felicità del Signore. Beatrice rappresenta la donna ideale creata dal Signore. Ella è la Bellezza stessa! La figura dello scultore coglie la sua magnanimità, mostra il suo spirito illuminato dalla bellezza e dalla Gloria del Signore. Alla fine del poema Beatrice sta seduta sul suo trono nel cielo fra gli angeli e gli animi dei salvati collocati sui petali di una rosa grandiosa. E cantano la gloria infinita del Signore insieme con la Madonna.

È un grande onore poter presentare nel Museo Casa di Dante queste bellissime opere meditando sulle visioni e sui pensieri espressi nella Commedia Divina. Le 33 “pittosculture” sono riflessioni sui 33 canti del Paradiso. Un figlio dell’Ungheria, un artista ungherese invita gli interessati a condividere con lui le sue impressioni, le sue immaginazioni nate studiando questo capolavoro universale. Quest’artista ungherese è István Madarassy, uno scultore di eccezionali qualità, una persona che si rivolge al sommo poeta italiano con dovuta umiltà e profondo affetto. La sua opera ispirata alla Divina Commedia è un omaggio a Dante e all’Italia.



Statua di Dante del Madarassy
presso il Museo Casa di Dante a Firenze
(madarassyistvan.hu)

 

"Penso che un quadro diventi quadro,
una scultura diventi scultura,
una statua diventi statua
quando attraverso il fuoco e la fiamma
riesco a fondervi l’anima dentro".

István Madarassy

 

venerdì 13 gennaio 2017

Risultano efficaci le politiche sociali in Ungheria


Recentemente in un’intervista rilasciata al quotidiano ungherese „Magyar Hírlap” il Segretario di Stato per gli affari sociali e l’inclusione ha approfondito diverse questioni sociali molto attuali e urgenti nel nostro paese che riguardano la povertà, l’integrazione dei rom e dei migranti.

L’Onorevole Czibere ha spiegato che si può diminuire la povertà senza aumentare il debito pubblico, come lo rivelano anche le ultime statistiche. Mentre a partire dagli anni ’80 la riduzione della povertà ha comportato sempre l’indebitamento del Paese, alle spese quindi delle prossime generazioni. Dal 2012 invece in tre anni il numero delle persone a rischio povertà è diminuito di 800 mila individui grazie alla riduzione delle spese generali, al salvataggio dei mutui in valuta estera, ad una crescità significativa del reddito reale, all’espansione del pubblico impiego. L’Ungheria si sta rafforzando con la speranza che questa tendenza proseguirà nel futuro.

mercoledì 11 gennaio 2017

Cucinare con amore – cucina ungherese a Trastevere con la Comunità di S. Egidio


Cuochi ungheresi da Sant'Egidio
Ormai è diventata una tradizione che alla mensa dei poveri della Comunità di Sant’Egidio a Trastevere, ci siano dei cuochi ungheresi a preparare i pasti per il giorno dell’Epifania. I membri dell’Associazione “Cacciatori del gusto” di Kapuvár, una cittadina dell’Ungheria nord-occidentale, hanno cucinato per 600 persone.

“Cucinare con amore” – questo è il senso, secondo il sindaco di Kapuvár, György Hámori, del gesto che si ripete ormai per la terza volta. L’associazione, infatti, oltre ad essere diventata famosa per la sua cucina, presta la sua opera benemerita al servizio dei poveri sia in Ungheria che all’estero, avvalendosi dell’aiuto del comune di Kapuvár e di imprese private e donatori locali.

Quest’anno il menù del 6 gennaio è stato un tipico piatto ungherese chiamato “pörkölt” cioè una sorta di spezzatino condito con la paprika e realizzato con 90 kg di carne e 70 kg di patate (chiamato anche – impropriamente – “gulash”). È stato poi accompagnato da tipici dolci ungheresi, come il “túró rudi” (dolce alla ricotta e cioccolato) e le caramelle di natale “szaloncukor”.

László Magyar, il rappresentante dell’associazione, ha voluto rilevare come tutti gli ingredienti provenissero dall’Ungheria. I membri dell’associazione sono ormai abituati a cucinare per tante persone come è successo anche nel giorno di Natale 2016 quando è stato preparato il pranzo alla mensa della Comunità di Sant’Egidio a Budapest. A Roma, i primi giorni di quest’anno 2017 sono stati particolarmente rigidi quindi questi caldi, gustosi e piacevoli piatti ungheresi hanno riscosso un grande successo tra i bisognosi che non hanno potuto fare a meno di ricordarsi delle squisite pietanze preparate dagli stessi cuochi anche lo scorso anno.

lunedì 9 gennaio 2017

Inaugurazione cinquecentenario Riforma protestante - Ministro Balog: non celebriamo ma rendiamo grazie


“La Riforma protestante è progresso e confronto con noi stessi nello stesso tempo” – ha detto Zoltán Balog, Ministro delle Risorse Umane ungherese in occasione dell’apertura dell’Anno Memoriale del 500° anniversario della Riforma Protestante, il 6 gennaio 2017, nel Palazzo delle Arti di Budapest.

Il ministro nel suo discorso ha sottolineato: la Riforma non si celebra e, soprattutto, non come una vittoria sulla Chiesa Cattolica. Secondo la nostra fede facciamo parte dell’unica chiesa anche se interpretata da punti di vista diversi.

Ricordando la Riforma, iniziata 500 anni fa da Wittenberg, sebbene non la celebriamo, possiamo certo rendere grazie per tutto quello che, nonostante le divisioni, questo movimento di rinnovamento mondiale ci ha regalato: una Fede sempre più forte, la fiducia verso Dio, la lingua nazionale, una forza culturale ed economica, la scienza rinnovata.

Il ministro ha inoltre specificato: Tutti questi sono atti umani senza di cui il mondo sarebbe più povero, ma il vero senso della Riforma non è rivolto a cosa fa l’uomo, ma quello che Dio fa con l’uomo. Il messaggio più importante della Riforma protestante è che la Realtà Suprema, che identifica l’uomo, vuole il bene dell’uomo stesso e ciò viene provato dalla vita, dalla morte e dalla resurrezione di Gesù Cristo. La Riforma protestante ci insegna a costruire la vita su questa Fiducia, e tutto ciò che facciamo deve essere un atto di ringraziamento per l’Amore infinito che Dio ci riserva.

Tale messaggio non era nuovo 500 anni fa, lo pronunciò Gesù stesso, lo scrissero gli evangelisti, poi San Paolo, Sant’Agostino, San Francesco e altri ancora, col tempo però esso e la sua forza sono andati alquanto dimenticati. Fu grazie a Lutero e Calvino invece che la forza del messaggio fu riscoperta ed è a loro che noi dobbiamo tutta la nostra riconoscenza. Oltre la gratitudine, comunque, durante l’anno della Memoria è importante che ciascuno di noi guardi dentro se stesso e chiedersi: “Ci crediamo e ci fidiamo davvero di questo messaggio?”

domenica 8 gennaio 2017

500mo della Riforma protestante – oltre 400 appuntamenti in Ungheria


Il Comitato ungherese per l’Anno della Memoria della Riforma Protestante organizza più di 400 programmi nel 2017 in occasione del 500° anniversario della Riforma Luterana.

L’inaugurazione ufficiale dell’anno memoriale è stata celebrata il 6 gennaio con uno spettacolo speciale presso il Palazzo delle Arti di Budapest (Müpa).

Tra i programmi centrali dell’anno si segnala in particolare la presentazione, in versione rock, dell’oratorio Messiah di Georg Friedrich Händel, il 25 aprile 2017 nel Palazzo delle Arti di Budapest, con la partecipazione dei cantanti e artisti ungheresi più conosciuti.

Il 26 aprile verrà inaugurato nel Museo Nazionale Ungherese la mostra dedicata alla storia, all’evoluzione e alle conseguenze della Riforma protestante con il titolo „Ige-Idők” (Tempi del Verbo). Saranno esposti oggetti, opere d’arte, ricordi legati alla Riforma e provenienti non solo dal Bacino dei Carpazi, ma da tutta l’Europa. Insieme alla mostra verranno organizzati proiezioni di film, laboratori didattici museali e diversi altri programmi. Sarà allestito un autobus con delle installazioni e didascalie che, attraverso un itinerario programmato, porterà la mostra nei piccoli villaggi ungheresi.

Dal 24 al 27 agosto Wittenberg ospiterà le giornate ungheresi, con conferenze, mostre, concerti e tanti altri interessanti programmi.

Il 5 ottobre nel Parlamento Ungherese verrà celebrata una sessione commemorativa, mentre il 13 ottobre le due grandi Chiese Protestanti (quella luterana e quella calvinista) terranno un sinodo congiunto.

L’appuntamento più significativo dell’Anno memoriale sarà lo spettacolo artistico del 31 ottobre nell’Arena dello Sport di Budapest.

Per tutto l’anno 2017 sono stati già previsti diversi programmi itineranti come quello sui tesori musicali della Riforma protestante e un piccolo spettacolo teatrale che verrà rappresentato nelle  chiese protestanti del Paese.

Il Comitato per l’Anno memoriale della Riforma protestante promuove, infine, numerosi programmi culturali e scientifici. Uno di questi è il progetto dell’Archivio Nazionale d’Ungheria il quale, dopo una ricerca approfondita, presenterà tutti i documenti e manoscritti compresi tra il 1526 e il 1570 e riguardanti, appunto, la Riforma Luterana.

 

Il Comitato ungherese per l’Anno della Memoria della Riforma Protestante è presieduto dal Primo Ministro Viktor Orbán, diretto dal Ministro per le Risorse Umane Zoltán Balog (anch’egli pastore calvinista), e riunisce rappresentanti delle principali confessioni cristiane ungheresi, compresa quella cattolica. In occasione del censimento del 2011 in Ungheria l’11% della popolazione si è dichiarato di confessione Protestante (calvinisti) e oltre 2% di confessione evangelica (luterani).

giovedì 5 gennaio 2017

Personaggi ungheresi raccontano Papa Francesco – gli auguri ungheresi del Santo Padre


Per l’80mo compleanno di Papa Francesco è stato pubblicato in Ungheria il volume Sulla via di Papa Francesco – Conversazioni del 21mo secolo” (Ferenc pápa útján, 21. századi beszélgetésekCasa Editrice “Athenaeum”) per presentare le principali tematiche del suo pontificato.

Copertina del libro "Sulla via di Papa Francesco"
(foto: Magyar Kurír)
Ogni capitolo è un dialogo con intellettuali cattolici, protestanti ed ebrei, sacerdoti, religiosi, ricercatori, personaggi pubblici. Tra gli interlocutori troviamo, infatti, Mons. Asztrik Várszegi OSB, vescovo, arciabate di Pannonhalma; Mons. Miklós Beer, vescovo di Vác; P. Imre Kozma OH, fondatore e presidente del Servizio di Assistenza dell’Ordine di Malta in Ungheria; il rabbino Slomó Köves; il vescovo luterano Tamás Fabiny; il Prof. Szilveszter E. Vizi, presidente emerito dell’Accademia delle Scienze Ungherese; la Prof.ssa Emőke Bagdy, psicoterapeuta; la Prof.ssa Ágnes Heller, filosofa, esteta, membro ordinario dell’Accademia delle Scienze Ungherese; la Sig.ra Jolán Oláh, abitante della baraccopoli rom di Monor.

I pensieri più rilevanti del Papa sono stati selezionati in sintonia con il campo d’azione specifico dell’interlocutore. Le domande si riferiscono ad una frase, ad un pensiero determinante dei discorsi, delle dichiarazioni, degli scritti del Pontefice. Le risposte degli interlocutori invitano a ulteriori riflessioni.

Le conversazioni si concentrano sulle seguenti tematiche: economia, chiesa, dialogo interreligioso, bioetica, psicologia, famiglia e altre questioni importanti. Il volume quindi non è solo un’impronta “storica”, ma attenta considerazione, dialogo aperto, analisi.

Il volume è di particolare rilevanza per l’Ungheria, poiché si tratta della prima opera di autori ungheresi sulla figura di Papa Francesco con tematiche teologiche, sociali e di vita pubblica, con delle analisi che aiutano i lettori ungheresi a conoscere meglio il personaggio del Santo Padre.

L’autore principale, Dániel Solymári è giornalista pubblicista, membro del Sovrano Militare Ordine di Malta. Ha studiato teologia e relazioni internazionali in Ungheria e in Inghilterra. Il suo campo d’azione più importante è la promozione delle “periferie”, la creazione di condizioni di vita degne dell’uomo per gli abbandonati. Ha scritto principalmente su tematiche il dialogo interreligioso e la ricerca della possibilità della convivenza pacifica. È, inoltre, un conosciuto esperto umanitario dei paesi in via di sviluppo, nonché dei rapporti internazionali del Servizio di Assistenza dell’Ordine di Malta in Ungheria. Da molto tempo svolge la sua attività nelle baraccopoli dell’Africa sub-sahariana e nel Medio Oriente.

Il co-autore Tamás Pallós è giornalista, redattore, teologo, caposervizio della rubrica culturale del settimanale cattolico ungherese più importante “Új Ember” (L’Uomo Nuovo).

Papa Francesco e gli autori: Dániel Solymári e Tamás Pallós
Il volume è stato presentato dagli autori al Santo Padre durante l’Udienza Generale del 21 dicembre 2016. Papa Francesco ha firmato una copia del libro e ha espresso la sua simpatia per l’Ungheria dicendo in ungherese: “Isten éltessen!” (ossia: Auguri!).
Papa Francesco firma il libro e dice in ungherese: Isten éltessen!
 

lunedì 2 gennaio 2017

Solidarietà del Parlamento ungherese verso i cristiani perseguitati


L’Assemblea Nazionale ungherese ha approvato, il 13 dicembre 2016, una Risoluzione che esprime solidarietà verso i cristiani perseguitati e sollecita sia il Governo ungherese che le altre nazioni del mondo a soccorrerli. Condanna, inoltre, gli atti terroristici e la violazione della libertà di religione, qualificando come genocidio i crimini commessi dall’ISIS.

La mozione è stata presentata al Parlamento il 27 ottobre scorso da dieci deputati: Zoltán Balog (Ministro per le Risorse Umane - FIDESZ), Dr. Zsolt Semjén (Vice Primo Ministro - KDNP), Miklós Soltész (Sottosegretario per gli affari religiosi – KDNP), Dr. Bence Rétvári (Vice-Ministro per le Risorse Umane - KDNP), Dr. Gergely Gulyás (Capogruppo FIDESZ), Dr. Imre Vas (FIDESZ), Zsolt Németh (Presidente Commissione Esteri – FIDESZ), Péter Harrach (Capogruppo KDNP), Dr. Imre Vejkey (KDNP), László Szászfalvi (KDNP).

Ecco la traduzione italiana e quella inglese del testo della Risoluzione.

 
Risoluzione 36/2016. (XII. 19.) OGY dell’Assemblea Nazionale ungherese
sulla condanna della persecuzione dei cristiani, del genocidio in Medio Oriente e in Africa e sul sostegno ai perseguitati