mercoledì 22 gennaio 2020

I Santi della Cappella Ungherese – Beato Ladislao Batthyány-Strattmann, medico dei poveri


Le effigie di ventuno santi e beati dell’Ungheria ornano le pareti della Cappella Magna Domina Hungarorum nelle Grotte Vaticane. Consacrata da S. Giovanni Paolo II nel 1980, la cappella è chiamata a rappresentare gli estesi legami della nazione ungherese con gli altri popoli europei proprio attraverso i santi.
Nella sua memoria liturgica, avvicinandoci al 150° anniversario della nascita, presentiamo la figura del Beato Ladislao Batthyány-Strattmann, membro di una delle famiglie aristocratiche più importanti dell’Ungheria che dedicò la sua vita al servizio del prossimo come medico.
Il Beato Batthyany-Strattmann con la moglie e la famiglia nel proprio ospedale
(Rilievo nella cappella ungherese delle Grotte vaticane - foto: Oláh-Arré)

Ladislao – in ungherese László – nacque nel 1870 a Dunakiliti, un piccolo paesino nell’Ungheria occidentale, nella antica e prestigiosa famiglia aristocratica dei Conti Batthyány di Németújvár. Ereditò il titolo di Principe dallo zio, divenendo 7° Principe Batthyány-Strattmann.
Ladislao perse la madre a dodici anni, un’esperienza che lo segnò dolorosamente. Dopo una gioventù turbolenta decise di diventare medico, anche contro la volontà di suo padre. Si sposò nel 1898 con la Contessa Maria Theresia Coreth ed ebbero 12 figli. Subito dopo l’università fondò un ospedale privato a Köpcsény (oggi Kittsee in Austria).

lunedì 20 gennaio 2020

I Santi della Cappella Ungherese - Beato Eusebio, fondatore dell’Ordine di San Paolo Primo Eremita


Le effigie di ventuno santi e beati dell’Ungheria ornano le pareti della Cappella Magna Domina Hungarorum nelle Grotte Vaticane. Consacrata da S. Giovanni Paolo II nel 1980, la cappella è chiamata a rappresentare gli estesi legami della nazione ungherese con gli altri popoli europei proprio attraverso i santi.
Nella sua memoria liturgica, nonché 750° anniversario della morte, presentiamo la figura del Beato Eusebio, il fondatore dell’Ordine di San Paolo Primo Eremita.
Beato Eusebio raduna gli eremiti della montagna del Pilis
(di Pál Kő, Cappella ungherese, Grotte Vaticane)

Oriundo di una famosa famiglia ungherese, Eusebio (Özséb in ungherese) studiò diritto e divenne canonico della cattedrale di Esztergom in Ungheria. Nel 1241-1242 si abbatté sul Paese l’invasione dei mongoli che distrussero la gran parte delle città, ad eccezione della fortezza di Esztergom, di cui Eusebio stesso fu testimone.
Dopo aver contribuito all’avvio della ricostruzione, Eusebio iniziò a raccogliere intorno a sé gli eremiti che vivevano sparsi nelle foreste della Montagna del Pilis (tra Budapest ed Esztergom). Come impegno precipuo indicò l’espiazione e la penitenza, offerte per la patria.
Organizzò un vero e proprio ordine religioso, dalla vita eremitica-contemplativa, prendendo come patrono San Paolo Primo Eremita. Secondo la tradizione si recò a Roma per chiedere l’approvazione del papa e trovò in San Tommaso d’Aquino un valido sostenitore. L’Ordine di San Paolo Primo Eremita (OSPPE) adottò la regola di Sant’Agostino nel 1308, con l’approvazione del papa.
Eusebio morì all’età di 70 anni nel monastero della Santa Croce di Pilis da lui fondato (le cui rovine oggi si trovano vicino a Kesztölc). Nonostante fosse venerato da sempre nell’ambito dell’ordine, il riconoscimento formale del suo culto avvenne solo nel 2009.

domenica 19 gennaio 2020

Il Cardinale Erdő nel 750° di S. Margherita d’Ungheria: “Dobbiamo conoscere i contenuti della nostra fede”


In occasione del 750° anniversario della nascita al cielo di S. Margherita, il Card. Péter Erdő, Primate d’Ungheria oggi ha celebrato la tradizionale S. Messa all’aperto, tra i ruderi medievali dell’ex convento delle domenicane che custodisce la tomba della Santa sull’isola del Danubio. Hanno partecipato al S. Rito le famiglie delle scuole cattoliche di Budapest. I Cavalieri del S. Sepolcro di Gerusalemme e gli Stefaniti hanno fatto da guardia d’onore alla reliquia del cilicio di S. Margherita.
Riportiamo la traduzione di alcuni brani dell’omelia del Cardinale Erdő.
Messa in onore di S. Margheria sull'omonima isola - 19 gennaio 2020 (foto: Magyar Kurír)
* * *
Siamo convenuti per celebrare Santa Margherita qui, sull’isola del Danubio che porta il suo nome. Saluto con affetto quanti hanno accettato di sopportare le scomodità del freddo invernale per ricordare, con questa piccola mortificazione, il grande sacrificio di Santa Margherita. Lei sopportò il freddo e il duro lavoro, con grande abnegazione ebbe cura dei malati. Tuttavia, al centro della sua vita non stava questo, ma l’amore per Cristo. Tutto il resto scaturiva da qui. Come dice il Salmo: “Sono in te tutte le mie sorgenti”. Quest’anno ricorre il 750° anniversario della morte di Santa Margherita. E quest’anno ogni programma è incentrato sul Congresso Eucaristico Internazionale di settembre.
(…)
Della vita di Santa Margherita oggi vogliamo evidenziare in modo speciale che proprio il Cristo fu al centro di ogni suo pensiero, sentimento e sollecitudine. Fu dall’amore per Cristo che scaturirono le sue eroiche opere di carità a favore dei bisognosi. Anche per noi il suo messaggio è che Cristo è la fonte.
Infatti, il cristianesimo è la religione dei seguaci di Cristo, e per noi Lui non è un’idea astratta, neppure è una sorta di leggenda da riempire di contenuti sempre diversi secondo il nostro piacimento, a seconda delle nostre esperienze del mondo, oppure seguendo le mode dei tempi. Gesù Cristo è una persona storica reale, è Dio e uomo. Il Suo insegnamento, la Sua vita e la Sua risurrezione sono l’eredità che definiscono la nostra fede e la nostra vita. La nostra fede ha perciò dei contenuti che dobbiamo conoscere.
Cristo ha una dottrina eterna. Conoscere e seguire tale dottrina ci fa felici in questo mondo e oltre il termine della vita terrena. Vi è nella Sua dottrina una forza misteriosa, perché in essa è lo stesso Dio creatore e redentore che si è comunicato all’umanità. Tale dottrina potrebbe sembrare – per dirla con San Paolo – stoltezza o scandalo, potrebbe sembrare contraria allo spirito o alla moda del tempo. Si potrebbe dire, in modo ipocrita, che essa sia lontana e “chi la comprende?”
Ma la dottrina di Cristo è forza e sapienza di Dio. L’infinita distanza tra Dio e l’uomo è, allo stesso tempo la vicinanza dell’amore. Di questa vicinanza è momento solenne la santa comunione che dà luce, senso e forza alla nostra vita.
Nell’anno del Congresso Eucaristico invochiamo, pertanto, l’intercessione di Santa Margherita, affinché possiamo ritornare da Cristo, fonte della vita, e possiamo trasmettere la Sua luce, la Sua forza e il Suo amore al mondo che ci circonda.

sabato 18 gennaio 2020

I Santi della Cappella Ungherese – Santa Margherita d’Ungheria


Le effigie di ventuno santi e beati dell’Ungheria ornano le pareti della Cappella Magna Domina Hungarorum nelle Grotte Vaticane. Consacrata da S. Giovanni Paolo II nel 1980, la cappella è chiamata a rappresentare gli estesi legami della nazione ungherese con gli altri popoli europei proprio attraverso i santi.
Nella sua memoria liturgica presentiamo la figura di Santa Margherita, tuttora venerata sull’Isola Margherita a Budapest.
 
Santa Margherita d'Ungheria cerca di riconciliare il padre col fratello
(opera di Sándor Kiss, Cappella ungherese delle Grotte Vaticane)
Nacque nel 1242, durante la devastante invasione mongola dell’Ungheria. Figlia del re Béla IV e Maria Lascaris di Nicea, che offrirono la bambina a Dio, come voto per essere sopravvissuti alla distruzione mongola. Margherita dall’età di 4 anni venne condotta ed educata nel monastero dalle suore dominicane di Veszprém e successivamente nel loro nuovo monastero, fondato dai suoi genitori sull’isola delle Lepri (oggi l’isola di Margherita a Budapest).
Dedicò la sua vita a Dio rispettando e confermando nella propria vita il voto dei genitori e si dedicò alla cura dei malati, al servizio degli altri durante il giorno, e alla preghiera e alla lettura della Sacra Scrittura la notte. Margherita fu una delle più grandi mistiche del Medioevo in Ungheria avendo avuto diverse visioni durante la sua vita ascetica. Morì all’età di 27 anni, nel 1271, e si narra, che sulla sua tomba avvenissero numerose guarigioni miracolose, per cui divenne meta di numerosi pellegrini.
Il suo culto fu promosso soprattutto dall’Ordine dei domenicani, ma anche dalla nipote, Maria d’Ungheria regina di Napoli. Diverse sue raffigurazioni si trovano anche in Italia.
Ritratto di S. Margherita nel chiostro del convento domenicano
di S. Maria sopra Minerva a Roma
Margherita venne sepolta nel convento dell’isola che oggi porta il suo nome. Quando le consorelle dovettero fuggire dall’invasione ottomana nel XVI secolo, portarono con sé le reliquie della Santa a Posonia (oggi Bratislava in Slovacchia) dove, si dice, la maggior parte di esse fosse stata dispersa durante la soppressione degli ordini religiosi operata da Giuseppe II. A causa di vicissitudini storiche Margherita venne canonizzata solo nel 1943 da papa Pio XII. La sua più insigne reliquia sopravvissuta è il cilicio che portava sotto l’abito religioso.
Festa liturgica: 18 gennaio
Luoghi di culto: Ungheria – Budapest, Isola Margherita, Veszprém
Il rilievo raffigura Margherita mentre cerca di riconciliare suo padre con suo fratello, il futuro re Stefano V.
Autore del rilievo: Sándor Kiss, scultore 

giovedì 16 gennaio 2020

L’icona di Nagypeleske presentata al Papa: collaborazione ungherese-romena nel segno di Maria


La copia dell’icona della Madre di Dio di Nagypeleske (Peleş) è stata donata al Santo Padre durante l’udienza generale del 15 gennaio 2020. A presentare l’icona, nonché la bella testimonianza di fede e di collaborazione che ha permesso il suo recente restauro, è stato il Rev. Béla Pallai, parroco greco cattolico del paesino situato in Romania, a ridosso del confine con l’Ungheria.
Il Parroco Béla Pallai e Mons. Isván Pákozdi consegnano
la copia dell'icona di Nagypeleske a Papa Francesco (foto: Vatican Media)
I fedeli greco cattolici di Nagypeleske appartengono alla minoranza ungherese, all’interno della Eparchia di Maramureş. L’icona della Madre di Dio, originaria dell’inizio del ’700, aveva la fama di essere miracolosa, ma nel XX secolo, in seguito alla costruzione di una nuova iconostasi nella chiesa, se ne persero le tracce.
Ritrovata in soffitta nel 2010, l’icona è stata restaurata in Ungheria, per iniziativa del parroco e con sostegno finanziario ungherese. Da allora la chiesa di Nagypeleske è divenuta un rilevante centro mariano nella provincia, meta di molti pellegrini. È entrata a far parte anche del progetto transfrontaliero “Raggio di Maria” che coinvolge diverse parrocchie d’Ungheria e Romania che storicamente avevano come riferimento il Santuario mariano greco cattolico di Máriapócs in Ungheria.
Mons. Bizău e il Rev. Pallai con l'icona di Nagypeleske (foto: Magyar Kurír)
L’anno scorso tutta l’iconostasi di Nagypeleske è stata restaurata, grazie al cofinanziamento dello Stato ungherese e di quello romeno. Poco prima di Natale è stato il vescovo di Maramureş Mons. Vasile Bizău a benedire l’opera, salutando in ungherese i fedeli di Nagypeleske.
Una bella storia di collaborazione e fratellanza nel segno di Maria, ponte tra fedeli ungheresi e romeni, tra Ungheria e Romania, che è stata illustrata dal Parroco Pallai e da Mons. István Pákozdi, cappellano universitario di Budapest. Papa Francesco, richiamando il suo recente viaggio in Romania, ha ringraziato la loro testimonianza ed impartito la sua benedizione ai fedeli greco cattolici ungheresi della Romania.
Immagini della chiesa di Nagypeleske (Peles, Romania) dei fedeli greco cattolici ungheresi


lunedì 13 gennaio 2020

Il Card. Zenari ringrazia la Chiesa ungherese per l'aiuto


Un comunicato della Conferenza Episcopale Ungherese riferisce della gratitudine espressa dal card. Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria per il contributo che la Conferenza medesima ha offerto al progetto "Ospedali Aperti" in Siria. Tale contributo, proveniente in gran parte dalle offerte dei fedeli ungheresi, ha integrato l'impegno analogo del Governo ungherese a sostegno del progetto.

* * *

Il cardinale Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria, ha ringraziato la Conferenza Episcopale Ungherese e i fedeli in una lettera per il loro generoso sostegno all'iniziativa umanitaria siriana Ospedali Aperti della Fondazione AVSI e alle attività della Caritas Cattolica siriana (Caritas Siria).

“Il sanguinoso conflitto, che da 9 anni semina distruzione, morte e colonne interminabili di profughi, non è ancora purtroppo terminato. Basti pensare ai bombardamenti e affrontamenti quotidiani nel nord-ovest, e alla situazione ancora molto incerta nel nord-est del Paese.” – afferma il cardinale.

Secondo i sondaggi dell’ONU, l’83% della popolazione siriana vive in estrema povertà. Il cardinale Zenari trova rassicurante che seguendo l'esempio di Veronica, di Simone di Cirene e del buon samaritano, ci siano membri benevolenti e coraggiosi della società che danno una mano al loro prossimo in difficoltà per raggiungere luoghi di sicurezza.

Il cardinale sottolinea che secondo le statistiche dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, il 54% degli ospedali in Siria è completamente chiuso od è operativo solo parzialmente. Ciò dimostra anche la grande necessità di “Ospedali Aperti” che siano aperti ai malati poveri di qualsiasi appartenenza etnico-religiosa. Più di 30 mila pazienti sono stati curati in questi istituti nell’arco di due anni e si prevede che tale numero raggiungerebbe entro la fine del terzo anno i 50 mila. Allo stesso tempo, l'iniziativa aiuta anche a promuovere la convivenza pacifica di diversi gruppi religiosi ed etnici, in particolare i cristiani ed i musulmani.

Nel settembre 2018, la Conferenza Episcopale Ungherese ha annunciato una raccolta di doni per aiutare i nostri fratelli cristiani. In base alle offerte dei fedeli, siamo stati in grado di dare sostegno finanziario per i nostri fratelli cristiani del Medio Oriente con 200 mila di Euro.

Budapest, 13 gennaio 2020

Segreteria Generale della CEU