martedì 29 gennaio 2019

Comunicato della Conferenza Episcopale Ungherese in merito alla visita del Santo Padre a Csíksomlyó



I Membri della Conferenza Episcopale Ungherese desiderano esprimere la loro gratitudine per il fraterno invito dei Vescovi della Transilvania in occasione della Visita Apostolica di Papa Francesco in Romania.


Fin d’ora porgiamo al Santo Padre il più sincero e cordiale benvenuto e incoraggiamo i fedeli ungheresi, e tutte le persone di buona volontà, a partecipare alla celebrazione che Egli presiederà il 1° giugno p.v. al Santuario della Madonna di Csíksomlyó (Șumuleu Ciuc, Romania).


Sarà la prima volta nella storia che il Successore dell’Apostolo Pietro si recherà in pellegrinaggio in quel luogo santo, molto caro a tutti noi. Pertanto, quest’anno il tradizionale pellegrinaggio a Csíksomlyó si terrà pure il medesimo giorno della visita della Papa.



Chiediamo l’intercessione di Maria Ausiliatrice affinché questa storica visita del Papa porti abbondanti frutti spirituali.



Conferenza Episcopale Ungherese




Statua della Madonna di Csíksomlyó








lunedì 28 gennaio 2019

Lettera pastorale dell’Arcivescovo di Alba Iulia sulla visita del Papa


Il 21 gennaio 2019 Mons. György Jakubinyi, Arcivescovo di Alba Iulia dei latini ha pubblicato una lettera pastorale sui preparativi in previsione del viaggio del Santo Padre in Romania e, in modo speciale, sul territorio della Arcidiocesi.

La città di Alba Iulia (in ungherese Gyulafehérvár) è, dal 1009, sede della diocesi di rito latino, chiamata in origine Diocesi di Transilvania, poi dal 1932 Diocesi (e infine Arcidiocesi) di Alba Iulia. Il suo territorio comprende, infatti, l’antica provincia della Transilvania, dove sorge anche il Santuario di Șumuleu Ciuc (in ungherese Csíksomlyó) che Papa Francesco visiterà durante il suo viaggio apostolico in Romania. I fedeli cattolici di rito latino della diocesi appartengono, quasi tutti, alla minoranza ungherese.

 


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Traduzione della lettera pastorale dell’Arcivescovo Jakubinyi sui preparativi della visita del Santo Padre

 

Nell’ultima cena il Signore Gesù ha detto a San Pietro: “ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli.” (Lc 22,32) Da allora il successore di San Pietro, il Papa compie tale servizio nel visitare i fratelli cristiani e li conferma nella fede.

Fu San Giovanni Paolo II il primo a visitare la Romania (7-9 maggio 1999), ma la sua visita venne limitata solamente a Bucarest. Fu molto dispiaciuto di non poter visitare la Transilvania dove vive la maggioranza dei suoi fedeli cattolici. Promise che nel caso avesse visitato nuovamente il nostro Paese, sarebbe venuto certamente anche in Transilvania. Da allora sono passati venti anni. La sua promessa viene ora adempiuta dal Santo Padre, Papa Francesco.

(…)

Ci riempie il cuore di grande gioia che il Santo Padre venga anche da noi, a Csíksomlyó. È previsto che la mattina del 1 giugno celebri la Santa Messa nella Sella [del Monte Somlyó] e ci rivolga la Sua parola. Ma ciò sarà certo solo quando la Sala Stampa della Santa Sede avrà pubblicato il programma della visita.

Siccome quest’anno la 453.ma festa patronale ex voto [la "perdonanza"] sarà sabato 8 giugno, una settimana dopo la visita papale (come già annunciato dai padri francescani), dichiaro il giorno della visita del papa a Csíksomlyó – il supposto 1 giugno – pure festa patronale ["perdonanza"] affinché i pellegrini alla visita papale possano anch’essi adempiere al voto degli avi.

Benvenuto, Santo Padre, presso la Madonna di Csíksomlyó e i presso i Vostri fedeli di Transilvania!

Le chiediamo di confermarci nella fede e nella fedeltà al Santo Padre, secondo la scritta del crocifisso di pietra di Csíksomlyó: “Preservaci, Iddio, nella santa fede e nelle virtù dei nostri avi!”

Abbiamo quattro mesi per i preparativi.

1. Chiedo che nella preghiera dei fedeli delle sante messe domenicali vengano inserite alcune delle opportune invocazioni.

2. Dopo le Sante Messe, e prima della preghiera per il Servo di Dio Áron Márton, recitiamo la seguente preghiera per i frutti spirituali della visita papale:

“Nostro Padre Celeste, tu hai scelto Papa Francesco a guidare come Successore di San Pietro la Santa Madre Chiesa. Il Tuo Santo Spirito accompagni il nostro incontro per confermarci nella fede e nelle virtù dei nostri avi, ci incoraggi a perseverare nella speranza, ci rinnovi nella carità verso Dio e verso il prossimo. Santa Vergine di Csíksomlyó, prega per noi! Amen.”

3. Si approfitti dei tridui quaresimali per prepararsi alla visita del Papa.

4. Nelle parrocchie si possono tenere delle conferenze o cicli di seminari sul tema della visita papale. Affido la preparazione del programma dettagliato alla nostra Commissione Pastorale.

5. Il logo/manifesto della visita del Papa è noto: si tratta del “giardino della Madonna” della repubblica dei monaci ortodossi del Monte Athos (i kipos tis Panagias). I monaci romeni, di ritorno dal Monte Athos, hanno ripreso tale indicazione per applicarla alla Romania. A San Giovanni Paolo II fu dato il benvenuto, il 7 maggio 1999 a Bucarest, come nel “giardino della Madonna”. Ora questo viene utilizzato per indicare che la visita del Santo Padre Francesco nel “giardino della Madonna”, la Romania, è sotto la protezione della Vergine. Le tre stelle sulle spalle e la fronte della Vergine Maria richiamano nell’iconografia bizantina il dogma efesino (431) “sempre vergine”, ossia Maria è vergine prima, durante e dopo il parto. I colori del logo, il rosso, il giallo e l’azzurro, richiamano i colori della bandiera romena, ma non dimentichiamo che il colore della Vergine è l’azzurro, l’aureola è giallo-oro e la scritta è rossa. Il motto della visita del papa è “Camminiamo insieme”.

(…)

Cari Fratelli, approfittiamo di questa opportunità impareggiabile per la nostra vita: il Santo Padre, come il “Pietro vivente” viene a trovarci per confermarci nella fede. Prepariamoci con dedizione al grande incontro che sarà un evento unico anche per la nostra patria più stretta, l’Arcidiocesi della Transilvania. 

Gyulafehérvár (Alba Iulia), 21 gennaio 2019

l’Arcivescovo György


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L’Arcivescovo di Alba Iulia ha nominato responsabile stampa, per la visita del Papa a Csíksomlyó, il Rev. Canonico Zoltán OLÁH (Tel.: +40 (745) 872 592; Mail: ozoli2015@yahoo.de)

sabato 26 gennaio 2019

Si è spento Tibor Baránszki - nel 1944 aiutò il Nunzio Rotta a salvare gli ebrei di Budapest


Tibor Baranszki
(foto: embermentok.eletmenete.hu)
Si è spento, nella sua casa di Buffalo (USA), Tibor Baránszki, già collaboratore del Nunzio Angelo Rotta nel salvare gli ebrei a Budapest e, successivamente, prigioniero politico nelle carceri comuniste, poi esule dopo la rivoluzione del 1956. È stato un uomo di profonda fede e di autentico patriottismo.

Nell’autunno del 1944, quando con l’occupazione tedesca dell’Ungheria iniziò la deportazione degli ebrei anche da Budapest, il Nunzio Angelo Rotta organizzò un sistema efficace per salvare i perseguitati con dei salvacondotti della Santa Sede e nelle case poste sotto la protezione della Nunziatura.

Fu in quest’opera di salvataggio che il giovane seminarista Tibor Baránszki venne incaricato dal Nunzio di gestire le “case protette” (alcune delle quali messe a disposizione dalla sua stessa famiglia) e di distribuire i salvacondotti. Contribuì in questo modo a salvare circa 3.000 ebrei, talvolta riscattandoli, con notevole audacia personale, dai treni che li avrebbero deportati in Germania. In un’intervista recente Baranszki affermò di aver visto in Nunziatura la lettera autografa di Papa Pio XII che ordinava al Nunzio Angelo Rotta di salvare più ebrei possibile.


Lasciapassare della Nunziatura al nome di Tibor Baránszki (foto: Index.hu)
Dopo la guerra Baránszki venne arrestato dai militari sovietici ma, per fortuna non finì deportato nell’URSS poiché un soldato russo di fede ortodossa quando seppe che si trattava di un seminarista, lo rilasciò. Lo arrestarono nel 1948 i comunisti in quanto personaggio attivo nell’associazionismo giovanile cattolico. Fu liberato nel 1953 e trovò lavoro come insegnante supplente.

Dopo lo scoppio della rivoluzione del 1956 a Budapest anche lui volle subito mettersi al servizio della causa della libertà. Incaricato dagli insorti di tentare di trovare appoggio internazionale alla causa ungherese partì per Roma per cercare aiuti con l’appoggio della Santa Sede. La situazione a Budapest però presto precipitò e si rese conto che ormai non era possibile fare molto.

Da esule si trasferì in America, si sposò e lavorò come insegnante. Nel 1979 venne riconosciuto da Yad Vashem come Giusto tra le Nazioni (v. lista ungherese in pdf).

In una intervista di qualche anno fa ad un portale ungherese così parlò dei propri valori religiosi e patriottici:

„I miei valori furono determinati soprattutto dalla ricerca di Dio. Sin da piccolo mi ha interessato conoscere Dio (…) Ognuno prima deve fare qualcosa per sé stesso, per rimanere umano. Dobbiamo scoprire il progetto di Dio su di noi. Al primo posto deve stare Dio e la nostra fede, ma subito dopo l’identità nazionale che va vissuta nella pratica, non a livello di frasi vuote. (…) Dobbiamo professare la nostra identità ungherese e fare anche dei sacrifici per essa.”
Il Palazzo che fu sede della Nunziatura Apostolica nel Castello di Buda,
cun la lapide in memoria del Nunzio A. Rotta (foto: @EduardHabsburg)

mercoledì 23 gennaio 2019

Sostegno ungherese a “Ospedali Aperti” – il Cardinale Zenari ricevuto a Budapest


 
È stato il Primo Ministro ungherese Viktor Orbán a consegnare al Cardinale Mario Zenari, Nunzio Apostolico in Siria, il documento ufficiale che riguarda il contributo ungherese di 1.500.000 EUR al Programma “Ospedali Aperti”. La breve cerimonia è avvenuta il 22 gennaio a Budapest, nell’ufficio del Primo Ministro, dove Viktor Orbán ha offerto un pranzo in onore del Cardinale Zenari.
 
Il primo Ministro Viktor Orbán ha ricevuto a Budapest il Card. Mario Zenari.
Presenti all'incontro anche il Nunzio Michael A. Blume, il Segretario Generale AVSI Giampaolo Silvestri
e il Ministro per le Risorse Umane Miklós Kásler (foto: kormany.hu)
Durante l’incontro il Primo Ministro Orbán ha ricordato che l’Ungheria è impegnata ad aiutare le comunità e le famiglie bisognose del Medio Oriente, contribuendo ad alleviarne le sofferenze causate dalla guerra e dalla catastrofe umanitaria. La posizione del Governo ungherese, infatti, è che invece di importare i problemi in Europa bisogna portare l’aiuto là dove ce n’è bisogno.
 
Il Card. Zenari all’Università Cattolica Péter Pázmány in compagnia del Nunzio Michael A. Blume
e del Metropolita greco cattolico Fülöp Kocsis (foto: Magyar Kurír)
Il giorno precedente il Card. Zenari ha illustrato la situazione della Siria durante il convegno organizzato nell’aula magna dell’Università Cattolica Péter Pázmány (PPKE) di Budapest, in collaborazione con la Segreteria per l’Aiuto ai Cristiani Perseguitati ed il programma Hungary Helps del Governo ungherese. Tra le autorità presenti al convegno diversi membri della Conferenza Episcopale Ungherese e Mons. Michael August Blume, nunzio apostolico in Ungheria, nonché Tristan Azbej, Segretario di Stato per l’Aiuto ai Cristiani Perseguitati e Balázs Orbán, Segretario di Stato alla Presidenza del Consiglio ungherese.
 
Il Segretario di Stato Tristan Azbej (foto: Magyar Kurír)
Nel suo saluto iniziale il Segretario di Stato Azbej ha dichiarato: “Ci sono diverse risposte nel mondo alla grande sfida della nostra epoca: la crisi economica, umanitaria e quella delle migrazioni, e noi riteniamo che le soluzioni scelte dai governi occidentali non siano soddisfacenti. Loro hanno scelto di appoggiare le migrazioni, invitando le persone a lasciare la loro terra d’origine, mentre l’Ungheria sostiene, al contrario, che è interesse precipuo di ogni persona poter rimanere nella propria patria”. Nell’aiutare la Siria il Governo ungherese persegue due obiettivi: contribuire a salvare vite e dare un futuro alle persone. È per questo che l’Ungheria già sostiene cinque scuole siriane e adesso, con il contributo di 1,5 milioni di EUR al Programma “Ospedali Aperti”, finanzierà le cure mediche di circa 4500 pazienti nell’arco di un anno.
 
Il Card. Zenari ha ricordato in particolare l’esodo dei cristiani dalla Siria: dopo la seconda guerra mondiale essi costituivano ancora il 25% della popolazione, prima della guerra attuale erano il 5-6% e attualmente saranno scesi intorno al 2%. Le cause sono l’emigrazione, ma anche la denatalità dei cristiani. Le Chiese del Medio Oriente corrono il rischio di morire non tanto perché sono distrutte le loro chiese ma perché gli uomini se ne vanno al estero, mentre le famiglie miste seguiranno la religione musulmana. Tuttavia – come sottolinea Papa Francesco – il Medio Oriente senza i cristiani non sarebbe più lo stesso Medio Oriente. Il Cardinale ha parlato dell’operato delle varie organizzazioni cristiane che soccorrono la popolazione in Siria. Ha voluto esprimere la sua gratitudine per l’aiuto del Governo ungherese al Progetto “Ospedali Aperti” (Open Hospitals).
 
Il Card. Mario Zenari e la delegazione della AVSI ricevuti dal Card. Péter Erdő a Budapest
(foto: Magyar Kurír)
Il Segretario Generale della Fondazione AVSI Giampaolo Silvestri, che ha accompagnato il Cardinale Zenari a Budapest, nell’ambito del convegno ha presentato l’operato della Fondazione e, in particolare, il programma “Ospedali Aperti” da essa gestito. Ha voluto ringraziare il Governo ungherese per essere stato il primo a contribuire con fondi pubblici a questo programma umanitario, nella speranza che altri paesi ne seguano l’esempio.
 
La delegazione è stata ricevuta, inoltre, dal Cardinale Péter Erdő, Arcivescovo di Esztergom-Budapest e dal Vice Primo Ministro Zsolt Semjén.

Incontro con il Vice Primo Ministro Zsolt Semjén,
in presenza dell'On. György Hölvényi (Parlamento Europeo) e del Segretario di Stato Tristan Azbej
(foto: gondola.hu)

sabato 12 gennaio 2019

Csíksomlyó, il santuario mariano che Papa Francesco visiterà in Romania


 

Il santuario mariano di Șumuleu Ciuc, in ungherese Csíksomlyó, che sarà una delle tappe del viaggio apostolico di Papa Francesco in Romania, è uno dei più importanti centri spirituali dei cattolici ungheresi, non solo della Transilvania, ma di tutto il mondo. Nella chiesa dei francescani, sorta ai piedi del Monte Somlyó, si venera la monumentale statua della Madonna di Csíksomlyó, ma il monte stesso ha un significato particolare nella devozione popolare.
Probabile aspetto della
primitiva chiesa gotica
Una primitiva chiesa è stata edificata sul posto verso la metà del XV secolo, grazie al famoso condottiero ungherese János Hunyadi, vincitore dei turchi a Belgrado nel 1456 assieme a S. Giovanni da Capestrano. Nel 1442 egli elargì una donazione ai francescani, in ringraziamento di una delle sue vittorie, avvenuta nel 1442. Papa Eugenio IV, nel 1444, concesse un’indulgenza a quanti avessero aiutato la costruzione della chiesa e del convento, anche in considerazione della moltitudine dei fedeli che vi si recarono per venerare la Madonna. (È da notare che in ungherese il termine “búcsú” ossia indulgenza, in generale indica anche la festa patronale o altra ricorrenza importante di una chiesa e così in questo caso anche il tradizionale pellegrinaggio che si compie a Csíksomlyó.) La chiesa gotica venne consacrata nel 1448 col titolo della Madonna della Visitazione (lì tuttora festeggiata il 2 luglio).

mercoledì 9 gennaio 2019

Primi passi per il processo di beatificazione di János Esterházy


Hanno prestato giuramento nelle mani dell’Arcivescovo di Cracovia, Mons. Marek Jędraszewski i membri della commissione storica da lui incaricata dello studio della vita e delle virtù di János Esterházy. La commissione, presieduta dal Prof. Arkadiusz Adamczyk, è composta da storici polacchi, ungheresi, cechi e slovacchi, a rispecchiare le nazioni presso le quali il Servo di Dio ha svolto la sua missione.


I partecipanti della cerimonia di giuramento della commissione storica (foto: Arcidiocesi di Cracovia)
Nel discorso pronunciato all’occasione Mons. Jędraszewski ha evidenziato che la vita e il martirio di János Esterházy hanno confermato nella fede tutti coloro che ha incontrato. Ha aggiunto che oggi, quando viene promossa una vita senza Dio, la sua testimonianza mostra agli europei che Gesù Cristo è la chiave per comprendere l'uomo. Ha ricordato anche la figura di San Giovanni Paolo II, che ha incoraggiato a raccogliere le informazioni sui martiri del XX secolo e a farli conoscere al mondo, con il loro modo di vivere la vera libertà.

Alla breve cerimonia del 7 gennaio a Cracovia ha presenziato anche il Sottosegretario agli Affari Religiosi del Governo  ungherese, On. Miklós Soltész, a testimonianza del valore attribuito all’esempio di János Esterházy come politico di ispirazione cristiano sociale e promotore della fratellanza tra le nazioni dell’Europa centrale.

Poche settimane prima Mons. Marek Jędraszewski ha nominato postulatore della causa di beatificazione di Esterházy il francescano polacco P. Pawel Cebula OFM Conv, provinciale dei Frati Minori in Ungheria e Transilvania.

Ungherese di parte paterna e polacco di parte materna János Esterházy morì nelle prigioni comuniste cecoslovacche, a Mírov, in Moravia. L’ordinario competente, in questo caso l’Arcivescovo di Olomouc, ha acconsentito, con l’approvazione della Santa Sede, affinché il processo venisse portato avanti dall’Arcidiocesi di Cracovia. Le sue ceneri, rinvenute dopo anni di ricerche, sono state sepolte nel settembre 2017 ad Alsóbodok/Dolné Obdokovce in Slovacchia.

Nel sessantesimo anniversario della sua morte il Servo di Dio János Esterházy è stato commemorato anche sulle pagine de L’Osservatore Romano.

giovedì 3 gennaio 2019

Mostra 100 Presepi in Vaticano – con quattro opere ungheresi


La tradizionale esposizione “100 Presepi”, organizzata quest’anno per la prima volta dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, include tra le 126 opere provenienti da tutto il mondo anche quattro presepi ungheresi.

Una scultura di legno di acero, intitolata “La Sacra Famiglia a Betlemme”, opera del Prof. Zsolt Ágoston, il quale per la quarta volta espone alla mostra romana “100 Presepi”. Zsolt Ágoston in un’intervista al programma ungherese della Radio Vaticana ha spiegato che il presepe in questione è frutto di un lavoro di più di sei mesi.  

L’opera intitolata “L’adorazione del Bambino Gesù”, è una composizione realizzata con foglie e bucce essiccate di granoturco della Signora Gáborné Tamaskovics. L’artista realizza opere con questa tecnica dal 2008 e ha partecipato a diversi concorsi e mostre.

Il terzo è un presepe di paglia, realizzato con la tecnica di intrecciatura ed è intitolata “Il presepe di Betlemme”. L’artista, Sig.ra Ildikó Csáki, realizza da più di 30 anni piccoli e grandi opere con questa tecnica. Con questo presepe voleva raffigurare la Sacra Famiglia e, con loro, l’amore, la gioia e lo stare insieme della famiglia.

La quarta opera è una icona realizzata dalla pittrice Ibolya Csonka. L’Eleousa raffigura la Madre di Dio con il Figlio di Dio in braccio, in un’immagine atemporale, seguendo le regole della pittura d’icone. L’artista nell’intervista a Radio Vaticana ha spiegato che da 30 anni si occupa di artigianato e la possibilità di esporre alla mostra 100 Presepi in Vaticano è un bellissimo coronamento della sua carriera.

L’Ambasciata d’Ungheria presso la Santa Sede partecipa all’Esposizione “100 presepi” sin dal 1993, con la collaborazione della Fondazione per l’Artigianato Ungherese (A Magyar Kézművességért Alapítvány - AMKA). Quest’anno, oltre ai presepi esposti in Vaticano, una dozzina di altre scene della Natività sono state allestite al Villino Fraknói, sede dell’Ambasciata.
Scena della Natività dipinta su uovo di struzzo (di Péterné Daru)