sabato 7 settembre 2019

Summit Demografico di Budapest – Fondamenti e presupposti delle politiche della famiglia in Ungheria


Il Terzo Summit Demografico di Budapest è stato celebrato il 5-6 settembre nella capitale ungherese. Ad aprire i lavori sono intervenuti i rappresentanti delle principali confessioni religiose: il Card. Péter Erdő, Primate d’Ungheria, il Rev.mo József Steinbach, vescovo calvinista, il Rev.mo Tamás Fabiny, vescovo luterano e il Rev. Slomó Köves, rabbino capo della Comunità Ebraica Unitaria Ungherese.

La prima sessione, introdotta da Katalin Novák, Segretario di Stato ungherese per la famiglia, ha visto la relazione del Cardinale Péter Erdő, seguita dagli interventi di Aleksandar Vučić, Presidente della Repubblica di Serbia, di Andrej Babiš, Primo Ministro della Repubblica Ceca e di Tony Abbott, già Primo Ministro dell’Australia.

A conclusione della mattinata il Primo Ministro d’Ungheria Viktor Orbán ha tenuto un discorso di cui pubblichiamo un riassunto in italiano (il testo integrale, nella versione inglese, è consultabile sul sito del Primo Ministro)

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 Parlando dei principi fondamentalie delle politiche della famiglia bisogna refutare due argomenti contrari. Il primo sarebbe l’immigrazione, che cioè le immigrazioni siano in grado di risolvere il problema del declino demografico dell’Europa. Il secondo è quello che contrappone i bambini alla natura dicendo che la Terra starebbe meglio se nascessero meno bambini. “Si potrebbe argomentare contro questa tesi ma io propongo di considerarla semplicemente una stoltezza e di rifiutarla come tale. Basta dire tutto sommato che, secondo l’ordine della creazione, anche l’uomo fa parte di quell’ecosistema che questi vorrebbero difendere dai bambini. Ne è parte, non avversario. Per cui non bisogna contrapporre i due ma bisogna trovare in modo ragionevole il posto dell’umanità, numericamente crescente all’interno dell’ecosistema.”

Secondo le convinzioni degli ungheresi ogni bambino ha diritto ad un padre e ad una madre. Per cui parlando di famiglia e di aiuti alle famiglie noi sosteniamo il modello della famiglia tradizionale. La famiglia e i bambini sono i presupposti biologici della nazione. Se la famiglia non funziona, se non nascono dei bambini allora una comunità nazionale può anche scomparire. Nel caso di una nazione delle dimensioni di quella ungherese non è difficile comprendere, anche da un punto di vista matematico, che con dei trend demografici negativi si arriverà, prima o poi, ad un punto in cui i membri di quella nazione saranno così poco numerosi che il mantenimento della propria identità come nazione non sarà più possibile. “E noi riteniamo che con la scomparsa di una nazione dal mondo scompare qualcosa che nessun altro può rimpiazzare, qualcosa che è insostituibile.”

Riassumendo l’esperienza ungherese il primo Ministro Orbán ha elencato alcuni punti essenziali.

Prima di tutto una politica demografica e della famiglia ha bisogno di basi costituzionali, con gli elementi principali fissati nella costituzione. Sono le basi costituzionali a tutelarla dalle eventuali decisioni anti-famiglia dei tribunali. Sono esse a prevenire l’intromissione nelle politiche nazionali della famiglia di organizzazioni internazionali, di NGO, di reti e di centri che spesso sono anti-famiglia.

La seconda esperienza fondamentale è che per una politica della famiglia e per l’inversione delle tendenze demografiche negative servono delle basi economiche. Le famiglie hanno bisogno di stabilità economica e finanziaria anche per quanto riguarda le varie forme di sostegno. Nell’esperienza ungherese si è dimostrata indispensabile legare l’erogazione dei sussidi all’adempimento dei doveri dei genitori, specialmente per quanto riguarda quello all’educazione dei figli. Se un genitore non vuole mandare i figli a scuola non si aspetti di ricevere gli assegni familiari.

Questi punti il Governo ungherese li ha già realizzati (tutela costituzionale della famiglia, stabilità dei provvedimenti e collegamento con l’obbligo scolastico). Ma quale potrebbe essere la vera svolta che porti ad un’inversione dei trend demografici? Secondo il Primo Ministro in Ungheria e forse in Europa questo potrà avvenire se si riuscirà a costruire un sistema di politiche familiari per cui chi sceglie di avere bambini può vivere meglio rispetto a chi sceglie di non averne. Ci vorranno tanti anni di lavoro per arrivarci.

Rimane la domanda – ha rimarcato il Primo Ministro – se ci si può davvero riuscire. Se si può arrivare a raggiungere un tasso di fecondità del 2,1 (figli per donna)? “Negli eleganti salotti europei nove persone su dieci dicono che ciò sia impossibile”, e sicuramente bisogna pensarci bene. “Ma posso dirvi che conosco bene questa opinione da altri campi” – ha dichiarato Orbán, elencando i vari provvedimenti del Governo ungherese che negli ultimi anni venivano giudicati impossibili da realizzare da nove esperti su dieci: la “cacciata” del FMI, la tassa sulle banche, l’abbassamento dei costi delle utenze, l’introduzione della flat tax, lo stop ai flussi migratori ai confini dell’Ungheria.

Non è facile capire la politica ungherese, ha ammesso il Primo Ministro, ma essa ha “una parola chiave” da comprendere bene: “eppure”. Eppure in questo senso vuol dire “nonostante tutto”. Infatti, gli ungheresi sono soliti provarci nonostante tutto, sperando nella bravura “degli ussari”. Certo, questo non garantisce che una politica avrà necessariamente successo, poiché ci sono sempre dei presupposti. E il Primo Ministro ha elencato alcuni dei presupposti del successo delle politiche demografiche:

“Il primo presupposto del successo della politica demografica ungherese è il rafforzamento del cristianesimo in Europa. Se in Europa non si rafforza il cristianesimo allora l’Ungheria, come isola solitaria, avrà poche possibilità di ottenere successo. Il secondo presupposto è di avere dei compagni, perché da soli non ci si riesce, (…) un ulteriore presupposto del successo delle politiche della famiglia è che la crescita del PIL ungherese nel prossimo decennio superi ogni anno di 2% la crescita economica media dell’Unione Europea (…) e infine, l’ultimo e più importante presupposto è: ci riusciremo se saremo perseveranti. Forza!”

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