Il Terzo Summit Demografico di Budapest è stato celebrato il 5-6 settembre nella
capitale ungherese. Ad aprire i lavori sono intervenuti i rappresentanti delle
principali confessioni religiose: il Card. Péter Erdő, Primate d’Ungheria, il
Rev.mo József Steinbach, vescovo calvinista, il Rev.mo Tamás Fabiny, vescovo
luterano e il Rev. Slomó Köves, rabbino capo della Comunità Ebraica Unitaria
Ungherese.
La prima
sessione, introdotta da Katalin Novák,
Segretario di Stato ungherese per la famiglia, ha visto la relazione del Cardinale Péter Erdő, seguita dagli
interventi di Aleksandar Vučić, Presidente
della Repubblica di Serbia, di Andrej
Babiš, Primo Ministro della Repubblica Ceca e di Tony Abbott, già Primo Ministro dell’Australia.
A
conclusione della mattinata il Primo Ministro d’Ungheria Viktor Orbán ha tenuto un discorso di cui pubblichiamo un riassunto
in italiano (il testo integrale, nella versione inglese, è consultabile sul
sito del Primo Ministro)
* * *
Parlando
dei principi fondamentalie delle politiche della famiglia bisogna refutare due
argomenti contrari. Il primo sarebbe l’immigrazione, che cioè le immigrazioni
siano in grado di risolvere il problema del declino demografico dell’Europa. Il
secondo è quello che contrappone i bambini alla natura dicendo che la Terra
starebbe meglio se nascessero meno bambini. “Si potrebbe argomentare contro
questa tesi ma io propongo di considerarla semplicemente una stoltezza e di
rifiutarla come tale. Basta dire tutto sommato che, secondo l’ordine della
creazione, anche l’uomo fa parte di quell’ecosistema che questi vorrebbero
difendere dai bambini. Ne è parte, non avversario. Per cui non bisogna
contrapporre i due ma bisogna trovare in modo ragionevole il posto dell’umanità,
numericamente crescente all’interno dell’ecosistema.”
Secondo
le convinzioni degli ungheresi ogni bambino ha diritto ad un padre e ad una
madre. Per cui parlando di famiglia e di aiuti alle famiglie noi sosteniamo il
modello della famiglia tradizionale. La famiglia e i bambini sono i presupposti
biologici della nazione. Se la famiglia non funziona, se non nascono dei
bambini allora una comunità nazionale può anche scomparire. Nel caso di una
nazione delle dimensioni di quella ungherese non è difficile comprendere, anche
da un punto di vista matematico, che con dei trend demografici negativi si arriverà,
prima o poi, ad un punto in cui i membri di quella nazione saranno così poco
numerosi che il mantenimento della propria identità come nazione non sarà più
possibile. “E noi riteniamo che con la scomparsa di una nazione dal mondo scompare
qualcosa che nessun altro può rimpiazzare, qualcosa che è insostituibile.”
Riassumendo
l’esperienza ungherese il primo Ministro Orbán ha elencato alcuni punti essenziali.
Prima di
tutto una politica demografica e della famiglia ha bisogno di basi
costituzionali, con gli elementi principali fissati nella costituzione. Sono le
basi costituzionali a tutelarla dalle eventuali decisioni anti-famiglia dei
tribunali. Sono esse a prevenire l’intromissione nelle politiche nazionali della
famiglia di organizzazioni internazionali, di NGO, di reti e di centri che
spesso sono anti-famiglia.
La
seconda esperienza fondamentale è che per una politica della famiglia e per l’inversione
delle tendenze demografiche negative servono delle basi economiche. Le famiglie
hanno bisogno di stabilità economica e finanziaria anche per quanto riguarda le
varie forme di sostegno. Nell’esperienza ungherese si è dimostrata
indispensabile legare l’erogazione dei sussidi all’adempimento dei doveri dei
genitori, specialmente per quanto riguarda quello all’educazione dei figli. Se
un genitore non vuole mandare i figli a scuola non si aspetti di ricevere gli
assegni familiari.
Questi
punti il Governo ungherese li ha già realizzati (tutela costituzionale della
famiglia, stabilità dei provvedimenti e collegamento con l’obbligo scolastico).
Ma quale potrebbe essere la vera svolta che porti ad un’inversione dei trend
demografici? Secondo il Primo Ministro in Ungheria e forse in Europa questo potrà
avvenire se si riuscirà a costruire un sistema di politiche familiari per cui
chi sceglie di avere bambini può vivere meglio rispetto a chi sceglie di non
averne. Ci vorranno tanti anni di lavoro per arrivarci.
Rimane
la domanda – ha rimarcato il Primo Ministro – se ci si può davvero riuscire. Se
si può arrivare a raggiungere un tasso di fecondità del 2,1 (figli per donna)? “Negli
eleganti salotti europei nove persone su dieci dicono che ciò sia impossibile”,
e sicuramente bisogna pensarci bene. “Ma posso dirvi che conosco bene questa
opinione da altri campi” – ha dichiarato Orbán, elencando i vari provvedimenti
del Governo ungherese che negli ultimi anni venivano giudicati impossibili da
realizzare da nove esperti su dieci: la “cacciata” del FMI, la tassa sulle
banche, l’abbassamento dei costi delle utenze, l’introduzione della flat tax, lo stop ai flussi migratori ai
confini dell’Ungheria.
Non è facile
capire la politica ungherese, ha ammesso il Primo Ministro, ma essa ha “una
parola chiave” da comprendere bene: “eppure”.
Eppure in questo senso vuol dire “nonostante tutto”. Infatti, gli ungheresi
sono soliti provarci nonostante tutto, sperando nella bravura “degli ussari”. Certo,
questo non garantisce che una politica avrà necessariamente successo, poiché ci
sono sempre dei presupposti. E il Primo Ministro ha elencato alcuni dei
presupposti del successo delle politiche demografiche:
“Il
primo presupposto del successo della politica demografica ungherese è il
rafforzamento del cristianesimo in Europa. Se in Europa non si rafforza il
cristianesimo allora l’Ungheria, come isola solitaria, avrà poche possibilità
di ottenere successo. Il secondo presupposto è di avere dei compagni, perché da
soli non ci si riesce, (…) un ulteriore presupposto del successo delle
politiche della famiglia è che la crescita del PIL ungherese nel prossimo
decennio superi ogni anno di 2% la crescita economica media dell’Unione Europea
(…) e infine, l’ultimo e più importante presupposto è: ci riusciremo se saremo
perseveranti. Forza!”
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