sabato 12 gennaio 2019

Csíksomlyó, il santuario mariano che Papa Francesco visiterà in Romania


 

Il santuario mariano di Șumuleu Ciuc, in ungherese Csíksomlyó, che sarà una delle tappe del viaggio apostolico di Papa Francesco in Romania, è uno dei più importanti centri spirituali dei cattolici ungheresi, non solo della Transilvania, ma di tutto il mondo. Nella chiesa dei francescani, sorta ai piedi del Monte Somlyó, si venera la monumentale statua della Madonna di Csíksomlyó, ma il monte stesso ha un significato particolare nella devozione popolare.
Probabile aspetto della
primitiva chiesa gotica
Una primitiva chiesa è stata edificata sul posto verso la metà del XV secolo, grazie al famoso condottiero ungherese János Hunyadi, vincitore dei turchi a Belgrado nel 1456 assieme a S. Giovanni da Capestrano. Nel 1442 egli elargì una donazione ai francescani, in ringraziamento di una delle sue vittorie, avvenuta nel 1442. Papa Eugenio IV, nel 1444, concesse un’indulgenza a quanti avessero aiutato la costruzione della chiesa e del convento, anche in considerazione della moltitudine dei fedeli che vi si recarono per venerare la Madonna. (È da notare che in ungherese il termine “búcsú” ossia indulgenza, in generale indica anche la festa patronale o altra ricorrenza importante di una chiesa e così in questo caso anche il tradizionale pellegrinaggio che si compie a Csíksomlyó.) La chiesa gotica venne consacrata nel 1448 col titolo della Madonna della Visitazione (lì tuttora festeggiata il 2 luglio).
L’edificio gotico, cinta anche di mura subì, nel 1661, la devastazione dei turchi che lo incendiarono, massacrando o portando in prigionia sia i fedeli ivi rifugiatisi, sia i francescani. Fu ricostruito da Fr Kázmér Damokos, il quale fu in seguito nominato vicario apostolico della Diocesi della Transilvania e consacrato vescovo. (Un piviale donatogli da Clemente IX è tuttora custodito presso il santuario.)
Fra' János Kájoni
Alla fine del turbolento XVII secolo un altro analogo attacco fu, invece, respinto dagli abitanti della zona. Csíksomlyó, infatti, si trova vicino all’antico confine sud-orientale dell’Ungheria storica, allora esposta alle scorrerie turche e tartare provenienti dall’Impero Ottomano. Sempre in quel periodo vi operò Fra’ János Kájoni (in romeno Ioan Căianu), insigne musicista e studioso (autore del Cantionale Catholicum) che stabilì presso il convento la prima tipografia cattolica della Transilvania. Il cd. “Codice Kájoni” da lui compilato contiene una serie di spartiti musicali di provenienza europea e locale. La biblioteca del Convento francescano di Csíksomlyó è, infatti, una delle raccolte librarie più antiche e significative della Transilvania. Si tratta dell’unica biblioteca conventuale medievale della regione sopravvissuta alla riforma protestante e alle guerre turche. I suoi codici più importanti sono stati poi nascosti all’arrivo dell’esercito sovietico e riscoperti solo negli anni 1980.
Chiesa e convento francescano di Csíksomlyó/Șumuleu Ciuc
All’inizio del XIX secolo si decise la ricostruzione la chiesa del santuario, troppo piccola e fatiscente. I lavori iniziarono nel 1804 e la chiesa venne consacrata nel 1876. Essa presenta, perciò, un aspetto tardo barocco, con una decorazione interna più recente. Nel 1948 Papa Pio XII vi concesse il rango di basilica minore.
Il tesoro più prezioso della chiesa è la statua della Madonna. Di stile rinascimentale e di manifattura locale, essa risale agli anni 1510 e con la sua altezza di 2,27 metri è considerata la più grande statua di questo genere. Scolpita in legno d’acero rappresenta la “Donna vestita di Sole”, con il Bambino in braccio, la luna sotto i piedi e la corona regale sul capo, cinta anche di una corona di dodici stelle. La leggenda narra che essa rimase miracolosamente indenne nell’incendio del 1661 (anche recenti indagini scientifiche hanno confermato la mancanza di qualsiasi bruciatura). Un’altra riferisce, inoltre, che per miracolo essa si era resa così pesante che i tartari che l’avrebbero voluto trascinare con sé non ci riuscirono neanche con i buoi, mentre il soldato che la colpì con la spada finì con il braccio paralizzato. Le grazie ottenuta per intercessione della Madonna di Csíksomlyó sono testimoniate anche da numerosi ex voto esposti nel santuario. La devozione popolare prevede la salita alla statua della Madonna, collocata sopra l’altare maggiore, per toccarla con la mano o con un fazzoletto.
Interno del santuario con la statua
della Madonna di Csíksomlyó
Il grandioso pellegrinaggio di Csíksomlyó (Csíksomlyói búcsú) è, invece, sin dagli inizi una testimonianza della volontà degli ungheresi di quella regione e, oggi, di tutto il mondo, di preservare la fede cattolica. Le sue origini risalgono alla metà del XVI secolo, quando la Transilvania abbracciò la riforma protestante: i sassoni di lingua tedesca divennero luterani, mentre gli ungheresi per lo più calvinisti, oppure seguaci di una nuova confessione autoctona, la Chiesa Unitariana (antitrinitari). Solo la regione del Csík, abitata dai székely (secleri o siculi) ungheresi, rimase fedele al cattolicesimo. Il Re Giovanni Sigismondo, anch’egli di fede unitariana, avrebbe voluto costringere gli abitanti di Csík alla conversione protestante. Il sabato di Pentecoste del 1567 gli abitanti della regione affrontarono vittoriosi l’esercito del sovrano nelle montagne della Hargita, mentre le donne e i bambini si radunarono presso il santuario di Csíksomlyó ad invocare la protezione della Vergine. La vittoria fu attribuita alla Madonna di Csíksomlyó e da allora i székely si mantengono fedeli al voto di compiere il pellegrinaggio annuale il sabato di Pentecoste. Sebbene alcuni storici mettessero in dubbio la battaglia della Hargita, rimane il fatto incontestabile che solo la regione di Csík rimase fedele al cattolicesimo, in tutta la Transilvania allora divenuta protestante. È ad ogni modo significativo che il simbolo del santuario è il cd. labarum che richiama il vessillo militare. Si tratta di una sorta di padiglione (ombrello) di tessuto rosso che, custodito presso l’altare maggiore, il giorno della “búcsú” viene portata in processione sul Monte Somlyó sovrastante la chiesa.
Processione con il "labarum" accompagnato da giovani székely in costume locale
Le tradizioni popolari sorte attorno al pellegrinaggio e alla “búcsú” (cioè la festa con l’indulgenza) fanno parte dell’identità più profonda della popolazione della regione Csík, e della Terra dei Székely (Székelyföld). Gli abitanti dei diversi paesi della zona vanno tuttora a piedi a Csíksomlyó per la “búcsú” e, dopo aver assistito alla messa solenne, compiono la salita alla cima piccola del Monte Somlyó, guidati dai sacerdoti e preceduti dal labarum. All’alba del giorno seguente, domenica di Pentecoste, c’è l’usanza di osservare il sorgere del sole proprio dal monte, cantando il Veni Creator e il Te Deum. Secondo la tradizione alcuni riescono a scorgere nel sole il simbolo dello Spirito Santo.
Csíksomlyó: il paese con il santuari (destra) e la sella del monte Somlyó (a sinistra)
durante la tradizionale "búcsú" di Pentecoste
Il Monte Somlyó sorge in mezzo ad un bacino pianeggiante (a 600-800 m.) racchiuso dai Carpazi Orientali da est e dai Monti Hargita da ovest. Sulla cima più alta (Nagysomlyó), ricoperta di boschi, si trovano le rovine di un’antica fortezza e di un monastero diruto. È collegata da una ampia sella alla cima più piccola, chiamata appunto Kissomlyó (Piccola Somlyó). Sul Kissomlyó sorgono tre chiesette.
Chiesetta del SS. Salvatore
a Csíksomlyó
L’antica chiesa dedicata al Ss. Salvatore fu edificata in memoria della vittoria di Belgrado del 1456, poi ampliata nel XVIII secolo, ed è il punto d’arrivo della via crucis che parte dai piedi del monte. Poco distante si erge la cappella del Cristo Sofferente, di ignota epoca, dove a Pentecoste si radunano i pellegrini Csángó della Moldavia per osservare il sorgere del sole.

La chiesetta di Sant’Antonio fu costruita ex voto dai frati sopravvissuti alla distruzione del convento nel 1661. Il paese di Csíksomlyó si formò intorno al santuario mariano, situato a sua volta vicino a Miercurea Ciuc, in ungherese Csíkszereda, capoluogo della Székelyföld e della Provincia di Hargita.
Chiesetta di Sant'Antonio a Csíksomlyó
Dopo i quattro decenni del comunismo, quando non fu possibile celebrare la processione della “búcsú”, la tradizione è stata ripresa dopo il cambio di regime in Romania. Anche i francescani sono tornati ad officiare l’antico santuario. Le folle di pellegrini è cresciuta rapidamente e non era più possibile celebrare la messa solenne nel santuario o nel piazzale davanti ad esso. Così, dal 1993 si è deciso di celebrare all’aperto, proprio nella sella situata tra le due vette del Monte Somlyó, dove nel 1996 è stata eretta l’altare dalla forma caratteristica di triplice colle, opera del famoso architetto ungherese Imre Makovecz (rappresentante dell’architettura organica, già partecipante della mostra d’arte in Vaticano per i 60 anni di sacerdozio di papa Benedetto XVI).
Partecipanti all'annuale pellegrinaggio (búcsú) di Pentecoste a Csíksomlyó
Ogni anno a Pentecoste diverse centinaia di migliaia di ungheresi della Transilvania, assieme a tanti altri provenienti da tutto il mondo, soprattutto cattolici, ma ultimamente anche di altre confessioni, si radunano nella sella del Somlyó per assistere alla S. Messa e compiere gli altri riti connessi alla “búcsú” più famosa degli ungheresi. Una delegazione del Santuario di Csíksomlyó ha partecipato al Giubileo dei Santuari Mariani in Vaticano nel 2016, presentando al Santo Padre una copia della famosa statua della Madonna.
Papa Francesco con l'immagine della Madonna di Csíksomlyó (foto: OR)

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