mercoledì 9 novembre 2016

Discorso del Presidente della Fondazione Cardinale Mindszenty, Mihály Habsburg-Lothringen (Santo Stefano Rotondo al Celio 4 novembre 2016)


Mihály Habsburg-Lothringen, Presidente della Fondazione Mindszenty
(Foto: Klára Várhelyi)
Eccellenze, Reverendissimi Padri,

Kedves Mindszenty bíboros tisztelők, Hölgyeim és Uraim!


Un saluto molto cordiale nel nome della Fondazione Cardinale Mindszenty in questa bellissima Basilica minore di Santo Stefano Rotondo al Celio, chiesa titolare scelta dal Primate di Ungheria, diventata Chiesa nazionale per tutti gli Ungheresi.

Proprio oggi 60 anni fa, il Cardinale Mindszenty, non potendo più tornare dal Parlamento dove si trovava, nel suo Palazzo a Buda perché i ponti erano o ancora distrutti o già occupati dai carri armati sovietici, correndo fra gli spari e i tiri ha potuto raggiungere la missione diplomatica più vicina, ossia quella degli Stati Uniti. Il Presidente Eisenhower accordò personalmente l'asilo politico all'alto ospite entro mezz'ora.

Il 4 novembre 1956 è anche il giorno nel quale l’eroica lotta per la libertà del popolo Ungherese ha trovato la sua fine tragica. Questa lotta è durata solo 13 giorni, dal momento quando gli studenti comminciarono la loro marcia, il 23 ottobre - oggi Festa Nazionale - e che in poco tempo a coinvolto tutto il Paese.


Il mondo, sconvolto dall'emozione e dall’ammirazione per il corraggioso popolo, ha promesso di venire in aiuto. I carri armati e l'esercito sovietico lasciarono completamente il Paese per paura di un intervento dall'estero. L'Ungheria per qualche poche ore era libera! Vedendo che le promesse di aiuto erano vane e solo parole vuote, l'oppressore sovietico tornò e allora comminciò ad aiutare un regime ancora più terribile.

Ma nonostante questa fine apparentemente tragica, oggi sappiamo, che questi 13 giorni hanno costruito una roccia, hanno fondato la base di quello che solo 33 anni più tardi - un numero da riflettere (!) - nel 1989, doveva diventare la vittoriosa liberazione di Ungheria e degli altri paesi di Europa Centrale.

Il 4 novembre, dunque, cominciarono per il Cardinale 15 anni di una nuova prigionia, essendogli proibito il contatto con il mondo di fuori, proibito il contatto con i suoi connazionali che lavoravano nell'Ambasciata ed essendo costretto di muoversi solamente tra le mura della sua stanza, con le imposte delle finestre chiuse, oppure essendo permesso ogni giorno per qualche momento la passeggiata nel piccolo cortile interno.

Ma proprio in questa situazione oppressiva il Primate trovò la forza di scrivere le sue famose Memorie e continuò la sua lotta per la libertà della sua Chiesa e del suo popolo.

Nella sua vita il Cardinale ha dovuto soffrire in tutto 23 anni di prigionia, già sotto la dittatura proletaria nell’agosto del 1919, sotto il terrore nazista nel 1944, poi gli 8 anni di carcere comunista e, infine, i 15 anni di semi-prigionia nella missione americana.

Papa Pio XII aveva profetizzato al nuovo Cardinale, al momento della sua creazione, dopo aver detto “Éljen Magyarország” - viva l’Ungheria - disse: “Tra i 32 nuovi Cardinali, tu sarai il primo a dover accettare il martirio della porpora!” E infatti, come il suo Signore Gesù Cristo, il Cardinale ha subito dopo il suo arresto, il 26 dicembre 1948, 30 giorni di umiliazioni, di torture, di bastonate, gli è stato impedito di dormire fino all'inizio del processo farsa.

Nella sua predica di insediamento a Esztergom, il 6 ottobre 1945, il Cardinale fra altro disse - e oggi ce lo dice a noi tutti qui di nuovo: “Cari fedeli..., cerchiamo di essere ora un popolo orante. Se impareremo di nuovo a pregare, ritroveremo in noi una fonte inesauribile di energia e di fede. Con l'aiuto di Dio Padre e della Madre Maria sarò volentieri la coscienza del mio popolo, busserò come la sentinella vigile alla porta delle vostre anime e - andando contro gli errori che si vanno diffondendo dappertutto - predicherò al nostro popolo le antiche verità eterne e richiamerò a nuova vita le sue sante tradizioni”.

Vedendo la lenta presa di potere dei communisti nel suo Paese e come risposta ad essa, il nuovo Cardinale proclamò nel 1947 un anno mariano dedicato alla Magna Domina Hungarorum. La risposta del suo gregge fu massiva: quell’più di 3 milioni di fedeli lo seguirono nei santuari mariani. Da molti secoli non è stato più un movimento spirituale così profondo in tutto il Paese.

Fu allora che il Cardinale disse le famose parole: “Se avremo un milione di Ungheresi che pregano, non avrò più paura per il futuro del mio Paese.”

Questa sua esclamazione divenne il motto e la motivazione della nostra Fondazione Mindszenty e infatti da anni abbiamo superato questa cifra di fedeli registrati da noi e che pregano per la Chiesa ungherese e per la beatificazione del Cardinale.

Oggi, 27 anni dopo la liberazione dal comunismo vediamo un’Ungheria non solo libera ma anche realmente cristiana. Vediamo un governo deciso a difendere i valori cristiani contro tutti i venti contrari. Vediamo nel nostro Paese una nuova Costituzione che mette Dio al primo posto, che difende il matrimonio, difende la famiglia e mette sotto la protezione della Costituzione la vita umana fino alla morte naturale.

Tutto questo riconosciamo come frutto di tutte le sofferenze e del sangue versato dal popolo ungherese martirizzato per 40 anni. Vediamo un’Ungheria capace di essere un esempio splendente per un Continente diventato vecchio, stanco e debole che da lungo a voltato le spalle a Cristo, lasciandosi trascinare nella confusione e nell’abisso creato dal relativismo, dal liberalismo, dal assurda ideologia del cosiddetto gender che negano la legge naturale ed infine negano il Creatore.


Per concludere vorrei recitare la preghiera per la Beatificazione del Cardinale :

 
O Dio, tu scegliesti il Cardinale József Mindszenty
come Vescovo e Pastore fedele
fino alla morte in tempi di persecuzione:
Testimone della verià e della carità.
Ti preghiamo di concedere al tuo popolo fedele di poter venerarlo quanto prima tra i Santi della nostra Chiesa.
Per Cristo nostro Signore.
Amen.
 


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