Messa all’aperto a metà
gennaio, sull’Isola Margherita a Budapest. Una tradizione che dal 1979 vede l’arcivescovo
di Esztergom celebrare la memoria liturgica di S. Margherita d’Ungheria (18 gennaio) nel luogo ad essa
dedicato. Anche con il gelo ed, eventualmente, la neve i fedeli, tra i quali
gli alunni delle scuole primarie cattoliche della capitale, si radunano tra le
rovine dell’antico convento delle domenicane, dove la santa visse e fu sepolta,
nel 1270. Per l’occasione viene esposta ogni anno alla venerazione dei fedeli
il cilicio, una delle poche reliquie di S. Margherita che si salvò nelle
peripezie della storia ungherese.
Dame dell'Ordine del S. Sepolcro fanno la guardia d'onore al Cilicio di S. Margherita (foto: Lambert Attila/Magyar Kurír) |
Santa Margherita
(1242-1270) fu figlia di Béla IV re d’Ungheria (1235-1270) che la offrì al
Signore in voto per la liberazione del Paese dal flagello dell’invasione dei
tartari (mongoli) del 1241. Educata sin da bambina dalle suore domenicane,
Margherita aderì però di sua scelta alla vocazione religiosa, offrendo la sua
vita come espiazione per il suo Paese. Fu così, che in ben tre occasioni
rifiutasse di uscire dal convento per sposare, quale suggello di alleanze politiche,
tre diversi sovrani potenti dell’epoca: il principe polacco, il re di Boemia ed
il re di Napoli. Quest’ultimo fu Carlo I d’Angiò, il cui figlio ebbe, più tardi,
come sposa una nipote di Margheria, Maria d’Ungheria, la quale ebbe un ruolo importante
nella diffusione del culto dei santi ungheresi in Italia. La famiglia di S. Margherita, la Casa d’Árpád diede, infatti, una
folta schiera di santi alla Chiesa: basta ricordare le due sorelle di lei: S. Kinga (Cunegonda) e B. Iolanda,
nonché la loro zia, S. Elisabetta d’Ungheria.
Margheria fu canonizzata
da papa Pio XII, nel 1943, il quale ebbe a conoscerla in occasione della sua
visita a Budapest come legato pontificio per il Congresso Eucaristico
Internazionale del 1938 (vedi la lettera decretale „Maxima inter munera”).
Eloquenti le sue parole scritte per l’occasione:
„Non è forse il disprezzo delle grandezze umane e
delle comodità materiali di Margherita, figlia di re, una grande lezione per
anime meno elevate della sua? E chi ardirebbe affermare che il mondo non aveva
allora bisogno, che non ha anche oggidì bisogno di una tale lezione, che lo
faccia arrossire e vergognare del culto immoderato della carne, della brama dei
piaceri, della immodestia nell'abbigliamento, della ricerca della stima e delle
lodi?”
Messa tra le rovine del convento di S. Margherita (foto: Lambert Attila/Magyar Kurír) |
„Santa Margherita visse
la sua vita nell’attesa ardente dell’incontro con Cristo. Per l’uomo d’oggi può
forse sembrare spaventoso il rigore delle mortificazioni che la tradizione ci
tramandò di lei. Eppure la principessa Margherita non odiò la vita e il mondo.
Rinunciò alle bellezze della vita terrena non come una persona disgustata e
amareggiata, non fu alla depressione che essa si lasciò andare. Santa
Margherita amò Cristo fino all’estasi. Fu questa che la portò a compiere opere
inusuali. (…) Fu per amore di Gesù che essa pregava e faceva penitenza, compiva
i servizi più umili. È per Suo amore che s’interessò della sorte della sua
famiglia e di quella del Paese. Fu per questo che tentò di riconciliare suo padre e suo fratello (ndr.: re Béla IV ed il futuro re Stefano V),
di pacificare la distruttiva guerra civile. (…) In un’epoca segnata dalla
stanchezza, abbiamo anche oggi bisogno della spiritualità domenicana e, in
essa, dell’esempio di Santa Margherita. Sono dei gesti nobili, altruisti e generosi,
infatti, che Dio si aspetta da noi, ma li aspettano anche il nostro ambiente,
il nostro popolo, la nostra Chiesa. Li dobbiamo per la nostra stessa umanità, la
nostra dignità personale e la nostra identità di cristiani cattolici.”
Oggi l’Isola Margherita
(vedi qui una interessante descrizione) è una delle mete turistiche più attrattive
della capitale ungherese, divenuto un bellissimo parco in mezzo al Danubio, grazie
all’opera dell’Arciduca Giuseppe, palatino d’Ungheria e capostipite del ramo
ungherese della famiglia d’Asburgo-Lorena. Ma è anche un santuario a cielo aperto,
crocevia di pellegrinaggi in mezzo alla capitale di quella Ungheria per la
quale Margherita volle pregare prima sulla terra e ora nel cielo.
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