venerdì 22 gennaio 2016

Compleanno dell’Inno nazionale – Giornata della Cultura Ungherese

Il 22 gennaio è il “compleanno” dell’inno nazionale ungherese e, per questo, dal 1989 è celebrato come la Giornata della Cultura Ungherese.

 
“Benedici Iddio, il Magiaro,
Con dovizie e buon umor,
Porgigli tuo braccio protettor
Quando combatte l’invasor.
Sorte avversa subì ognor,
Portagli anno miglior
Questo popolo già espiò
Il passato e il futuro!”

(traduzione di Melinda B. Tamás-Tarr)

 
È un inno particolare: non la celebrazione della grandezza nazionale ma piuttosto un’invocazione, o meglio, una supplica rivolta a Dio, in nome della Nazione ungherese. Con esso viene impetrata l’abbondante benedizione di Dio (tale è il senso originale della seconda riga), si invoca la sua protezione (un’allusione al Magnificat: „ha spiegato la potenza del suo braccio”) e l’avvento di un’era felice (riferimento all’anno giubilare dell’Antico Testamento), quando si rimettono i suoi peccati una volta per tutte, quindi „anche per il futuro”.
 
Manoscritto originale conservato nella Biblioteca Nazionale „Széchényi”
 
Il grande poeta Ferenc Kölcsey terminò la sua opera principale, il Himnusz (Hymnus – secondo l’ortografia originale) il 22 gennaio 1823. Una poesia che in pochi anni conquistò il cuore degli ungheresi e venne musicato, nel 1844, da uno dei maggiori compositori ungheresi, Ferenc Erkel.

Da allora il Himnusz fu considerato l’inno della Nazione ungherese, e gradualmente si diffuse l’usanza di suonarlo durante gli eventi pubblici. L’inno ufficiale, però, rimase il “Serbi Dio”, cioè l’inno imperiale. Dopo la dissoluzione della Monarchia Austro-Ungarica fu evidente che il Himnusz era l’inno nazionale, tanto che non fu neanche istituzionalizzato.

Negli anni più bui della dittatura comunista ci fu, però, un tentativo di cambiarlo. Un inno che inizia con il nome di Dio non era certo compatibile con l’ateismo propugnato dal regime. Il ministro della cultura comunista di allora si rivolse quindi a due personaggi di chiara fama, il poeta Gyula Illyés ed il compositore Zoltán Kodály, per chiedere un nuovo inno nazionale, più “consono” ai tempi.

Testimoni riferiscono che Kodály gli abbia risposto: „E perché mai? Va bene quello vecchio.” Illyés, invece, nelle sue memorie riferisce di essersi consultato con Kodály: „Ci siamo visti e abbiamo scambiato due parole sull’argomento. È durato appena un minuto. – Qual è il valore musicale dell’opera di Erkel? – gli chiesi. – É insostituibile – rispose Kodály.” (cfr. Illyés Gyula: Naplójegyzetek, 1973-74). Vista l’autorità indiscussa dei due personaggi e i sentimenti popolari, i communisti si rassegnarono a tenersi l’inno nazionale tradizionale. Ma da allora lo si eseguiva solamente nella versione strumentale, senza cantare il testo e, nelle cerimonie pubbliche, veniva sempre affiancato dall’inno dell’Internazionale comunista…

L’unico posto, durante quei decenni, dove il Himnusz veniva cantato furono le chiese. Ed era una cosa del tutto normale. È documentato, infatti, che sin da subito il Himnusz veniva cantato anche in chiesa. Alla fine del XIX secolo ci furono addirittura delle polemiche se questo fosse giusto o meno, non essendo un canto religioso approvato come tale dall’autorità ecclesiastica. Si trattava però di una tradizione, sostenuta dalla pietà popolare e così tuttora, nelle feste principali, si canta l’inno nazionale al termine della messa.

Bisogna rimarcare che si tratta di un consenso ecumenico, poiché il Kölcsey fu di religione calvinista ed il suo testo risente dell’influenza teologica protestante. Eppure l’hanno accettato sin da subito anche i cattolici ungheresi. È “ecumenico” anche nel senso che lo sentono come proprio tutti gli ungheresi, dovunque vivano, in Ungheria o fuori dai confini del Paese: è un inno “nazionale”, infatti, e non “di Stato”.

Nel caso del Himnusz si tratta di una vera e propria „canonizzazione” popolare. Fu, infatti, solamente nel 1990 che un testo legislativo (la Costituzione provvisoria) lo definì ufficialmente come inno nazionale. Lo fa pure la nuova Legge Fondamentale del 2011 la quale, con una soluzione elegante ed ecumenica, risolve il „problema” dell’invocazione di Dio proprio mettendo come incipit del testo costituzionale la citazione della prima riga del Himnusz:

„Isten áldd meg a magyart – Dio benedici gli ungheresi”.

 


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