Quest’anno,
date le circostanze, la comunità ungherese di Roma non può festeggiare la festa nazionale ungherese del 15 marzo, anniversario della Rivoluzione e Guerra d’Indipendenza
del 1848, con la tradizionale commemorazione alla statua del Generale István
(Stefano) Türr sul Gianicolo. Anche gli ungheresi del Triveneto sono stati
costretti a cancellare la S. Messa originalmente prevista a Venezia.
Tenuto
conto dell’impossibilità di radunarsi, Mons. László Németh, coordinatore
pastorale degli ungheresi in Italia ha lanciato una proposta agli ungheresi in
Italia e ai loro amici italiani.
Quella,
di pregare, ciascuno a casa sua, ma in
comunione spirituale con gli altri, a mezzogiorno di domenica 15 marzo. Il
suono delle campane a mezzogiorno ha un significato particolare per gli
ungheresi, in quanto ricorda l’eroica difesa dell’Europa, nella battaglia di
Belgrado del 1456, combattuta con l’aiuto di San Giovanni da Capestrano.
Mons.
Németh raccomanda quindi di pregare “per la patria, per le nostre comunità, per
noi stessi e per le nostre famiglie, per i nostri cari, per gli ammalati, per
gli operatori sanitari, per quanti si prodigano a contenere l’attuale epidemia,
per quanti a causa dell’epidemia non possono assicurare degna sepoltura ai
propri cari, e per i defunti. La forza della preghiera comune, recitata alla
stessa ora, dia a tutti speranza, forza e perseveranza.”
La
preghiera raccomandata è quella scritta dal Cardinale Péter Erdő per implorare la protezione di Dio ai tempi dell’attuale epidemia.
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