giovedì 31 ottobre 2019

I Santi della Cappella Ungherese - Beata Elisabetta d’Ungheria


Le effigie di ventuno santi e beati dell’Ungheria ornano le pareti della Cappella Magna Domina Hungarorum nelle Grotte Vaticane. La cappella, consacrata da S. Giovanni Paolo II nel 1980, è chiamata a rappresentare gli estesi legami della nazione ungherese con gli altri popoli europei proprio attraverso le figure dei santi.

Nella sua memoria liturgica presentiamo la Beata Elisabetta, figlia del re d’Ungheria, discendente di una eminente famiglia veneziana e morta come monaca in Svizzera.

B. Elisabetta d'Ungheria (di Töss) nella Cappella ungherese in Vaticano
(opera di Róbert Csíkszentmihályi)

La Beata Elisabetta d’Ungheria nacque a Buda nel 1292 dal matrimonio di Andrea III d’Ungheria con Fenenna di Cuiavia (Polonia). Re Andrea III, nato a Venezia da Tomasina Morosini, fu l’ultimo sovrano della Casa di Árpád, e la sua unica figlia, Elisabetta è considerata pertanto l’ultimo membro della dinastia ungherese che diede tanti santi e beati alla Chiesa. Tra le sue zie troviamo, per esempio, S. Margherita, S. Cunegonda (Kinga) e la più conosciuta S. Elisabetta d’Ungheria.

Dopo la prematura morte della madre perse, nel 1301, anche il padre. La matrigna Agnese d’Austria la destinò al convento delle domenicane di Töss (oggi frazione di Winterthur) in Svizzera, anche per sottrarla alle lotte per la successione al trono d’Ungheria. Tuttavia Elisabetta confermò anche personalmente la scelta di vita religiosa quando rifiutò di abbandonare il velo per sposare Enrico d’Asburgo (il Gioioso).

Elisabetta fu una ragazza molto fragile, sopportando sempre con grande pazienza le diverse malattie che la colpirono. Visse una vita di pietà e di carità esemplare. Non ebbe mai più dei contatti con la sua terra d’origine e morì in convento il 31 ottobre 1336 (secondo la sua lapide, tuttora conservata).

Secondo la leggenda, solo quando stava per morire le consorelle si resero conto che la sua più grande sofferenza fu quella di vivere lontano dalla patria. Nella Cappella ungherese è raffigurata proprio questa scena: la Beata Elisabetta affida ad un uccellino il suo ultimo saluto alla terra natia, simbolicamente rappresentato anche dal soldato in vestito ungherese.


Festa: 31 ottobre


Autore del bassorilievo: Róbert Csíkszentmihályi, scultore e medaglista

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