martedì 29 dicembre 2015

A.D. 2015 – 35 anni della Cappella Ungherese in Vaticano


Consacrata da S. Giovanni Paolo II l’8 ottobre 1980, la cappella ungherese nelle Grotte Vaticane era stata concepita come punto di ritrovo degli ungheresi del mondo dai due lati della cortina di ferro. Erede ideale dell’antico ospizio e chiesa degli ungheresi, demoliti alla fine del ‘700, la cappella è dedicata alla Patrona dell’Ungheria ed ai santi ungheresi, ivi raffigurati per opera dei più famosi scultori ungheresi di fine Novecento.

L’8 ottobre 2015, festa di Santa Maria Magna Domina Hungarorum a celebrare la S. Messa per il 35mo anniversario della cappella è stato il Card. Péter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest e primate d’Ungheria.

Ecco la traduzione della sua omelia.

 
Omelia del Card. Péter Erdő Primate d’Ungheria
nella Solennità di Magna Domina Hungarorum,
Cappella Magna Domina Hungarorum, Basilica Papale Vaticana, 8 ottobre 2015
É con grande gioia che festeggiamo oggi la solennità di Maria Magna Domina Hungarorum. Nell’epoca barocca lei fu venerata come liberatrice e protettrice del nostro popolo ungherese. E vogliamo dirlo, seppur suoni qualche volta in modo anacronistico, che tale la veneriamo anche oggi. La veneriamo e ci affidiamo a lei. Ma cosa ci aspettiamo da lei, cosa vuol dire che ella accompagna la vita del nostro popolo con la sua protezione materna?
Nella prima lettura della messa (Sir 24,23-31) abbiamo ascoltato un brano meraviglioso sulla Sapienza Divina. La Vergine Maria noi la veneriamo anche con il titolo di „sede della Sapienza”, poiché Cristo è la Divina Sapienza, cui la Vergine fu „sede” e „trono” già prima della nascita e la cui luce irradia Maria. Per questo nella simbologia mariana la luce è presente in vari modi.
Per esempio uno dei simboli della Vergine Maria è la luna poiché la sua luce rispecchia quella del sole. Proprio come è la luce di Cristo che si rispecchia eminentemente nella persona della Vergine Maria. La sua luce viene anche chiamata “Stella Mattutina” o “Stella del mare”, acclamata come tale nell’inno: “Ave Maris stella, Dei mater alma”. E il ruolo della stella del mare nella vita dei naviganti era di mostrare la retta via. Questo è proprio il caso anche della Sapienza: abbiamo bisogno di ricevere l’indicazione della retta via, sia come persone, sia come comunità – anche come popolo, come popolo ungherese – non solamente dai sapienti di questo mondo, ma dalla Divina Sapienza stessa.
In un momento interessante della storia ungherese uno dei nostri migliori predicatori ne parlò nei seguenti termini: „Il mondo è come il mare, burrascoso. I popoli e i Paesi si ergono su banchi di sabbia, non hanno città stabili. Eppure ogni popolo deve realizzare, combattendo, patendo, progredendo i disegni di Dio, assicurando la propria esistenza nel mare dei tempi. L’Ungheria è una piccola isola nel mezzo di una marea di popoli stranieri, battuta da onde, sopraffatta da preoccupazioni e da speranze. Noi non ne abbiamo di mari che potessero promuovere il nostro progresso e la nostra ricchezza nazionale, cui l’aria potesse ispirare eroi e santi, eppure la „Stella del Mare” ci arride. Nei bagliori come nelle profonde tenebre della nostra storia di nove secoli mi appare la figura di lei mentre discende dal cielo e benedice. Sento il suo nome che risuona accanto e al di sopra dei nomi dei re e degli eroi, come il canto degli angeli. Questa figura, questo nome è: Maria”.
Fu a lei che Santo Stefano affidò il nostro Paese, ed è la sua protezione che invochiamo tra le difficili circostanze storiche di oggi quando abbiamo grande bisogno dell’indicazione della giusta via. E subito la sua prima parola d’indirizzo è quella dell’amore. Se consideriamo che i popoli possano avere un proprio patrono, e che in pratica ogni popolo dell’Europa Centrale venera la Madonna come propria patrona, allora ci rendiamo conto che forse anche la varietà dei popoli corrisponde alla Provvidenza Divina.
Soprattutto oggi, leggendo e studiando la grande enciclica di Papa Francesco sulla custodia del creato ci possiamo porre la domanda: perché la natura ha un valore? Per quale ragione la grande varietà degli animali e delle piante è meglio di un deserto di pietre? E allora ci rendiamo conto che nella natura tutto trova il proprio valore nella relazione con Dio. Se è così nel mondo della natura irrazionale quanto più è così nel mondo razionale degli uomini. La ricca varietà di nazioni, culture, lingue, esperienze storiche costituiscono un valore, formatosi secondo la volontà del Creatore, che anche oggi arricchisce e ci aiuta a risolvere i nuovi problemi della vita in un modo più umano. Aiuta la nascita di comunità coese: come la famiglia anche la nazione è una comunità naturale che veicola e trasmette dei valori. Certo, tutto ciò che è prezioso l’uomo lo può usare anche per il male. Come il nazionalismo o lo sciovinismo esasperato portano il sentimento nazionale su una via sbagliata, così pure il senso di comunanza della famiglia può divenire fonte di protettivismo o di altri errori. Tutto quanto è umano funziona così…
Eppure guardiamo alla Madonna che riesce a essere madre di tutti i popoli e in lei troviamo anche la risposta: la giusta stima per noi stessi e la stima per gli altri è quanto nella visione cristiana segna il vero volto delle nazioni. L’Europa, per disegno della Divina Provvidenza, è un continente, forse l’unico, pieno di stati-nazione. Dove cioè tradizione, lingua e cultura di un Paese in qualche modo sono intrecciate con quelle del popolo. Non è una cosa del passato da dimenticarsi il prima possibile a favore del progresso più veloce, come non lo è nemmeno la famiglia, ma si tratta di qualcosa che ha valore ed è attuale anche ai giorni nostri.
Vogliamo chiedere la protezione della Beatissima Vergine, l’assistenza dei santi ungheresi e, in particolare, l’intercessione di Santo Stefano perché possiamo non solo custodire questi valori, ma anche utilizzarli come risorse, proprio come ce lo chiede Papa Francesco.
Amen.

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