mercoledì 17 luglio 2019

János Esterházy – al via il processo di beatificazione


Ѐ ufficialmente iniziato, lo scorso 25 marzo a Cracovia, il processo di beatificazione del politico martire, il Conte János Esterházy, promotore della fratellanza tra le nazioni centro-europee. Una Santa Messa solenne è stata celebrata dal vescovo incaricato della pastorale degli ungheresi all’estero, S.E. Mons. Ferenc Cserháti. I fedeli, tra cui autorità ecclesiali e statali della Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria hanno pregato insieme per la beatificazione nonché per la riconciliazione e per la pace tra queste quattro nazioni, che ugualmente possono sentire propria l’eredità di János Esterházy. Sono stati presenti il Segretario di Stato per gli affari religiosi del Governo ungherese, l’On. Miklós Soltész, nonché i parenti del Conte Esterházy, tra cui sua figlia, la Contessa Alice Malfatti-Esterházy.
Messa per János Esterházy a Cracovia (foto: Magyar Kurír)
Nella sua omelia Mons. Cserháti ha ricordato che Dio pone a ciascuno la domanda se si è pronti a collaborare con Lui. Coloro che si uniscono a Dio, spesso intraprendono una strada di sofferenza, di difficoltà, che può contemplare anche il martirio. János Esterházy ha pagato caro l’aver scelto Cristo e la sua testimonianza cristiana. Ma che senso ha sacrificarsi per gli altri, lottare al costo della vita per Dio, per la fede, per il popolo? Senza i sacrifici non ci sono risultati, non c’è gloria e non c’è salvezza – ha risposto il vescovo. János Esterházy ha dato la sua vita per la sua fede cristiana, per il suo amore verso Dio e verso il Prossimo, per la libertà del suo popolo e il sacrificio da sempre i suoi frutti. Noi dobbiamo custodire la sua eredità che aiuta e aiuterà la riconciliazione dei popoli.
La Signora Esterházy ha voluto ringraziare l’Arcivescovo di Cracovia per l’iniziativa, la quale: “ha evidenziato che la collaborazione tra i nostri popoli non va costruita solo sul terreno della politica, spesso piuttosto simile alla sabbia, ma va costruita invece sulla roccia del Cristo Redentore. Davanti a Lui siamo tutti uguali, per Lui non vi è sofferenza o sacrificio inutile, poiché i tesori spirituali che da questi scaturiscono Lui li metterà a beneficio nostro e dei nostri discendenti. Solo in Lui possiamo ritrovarci insieme tutti, di maggioranza o di minoranza, di qualsiasi lingua o nazionalità. Chiedo anch’io al nostro Redentore misericordioso di concederci che il sacrificio di mio padre e quello dei suoi innocenti compagni di martirio, possa darci la grazia di un raccolto centuplo a favore della riconciliazione e della collaborazione nel segno della nostra fede cristiana.”


Premio Esterházy
Quest’anno il Premio János Esterházy, assegnato dal 1991 a persone o istituzioni benemerenti verso la comunità ungherese della Slovacchia, nonché impegnate a custodire ed a promuovere l’eredità del politico martire, è stato conferito a Mons. Zoltán Ďurčo, Vicario Generale della Diocesi di Nitra (Slovacchia) ed alla Sig.ra Dagmar Babčanová, già ambasciatore della Slovacchia presso la Santa Sede. La cerimonia è iniziata con una S. Messa, celebrata da Mons. András Veres, Vescovo di Győr e presidente della Conferenza Episcopale Ungherese, nella Basilica di S. Stefano a Budapest, lo scorso 9 marzo, nell’anniversario della nascita di Esterházy. Mons. András Veres ha dedicato la sua omelia all’amore cristiano: chi impara ad amare il prossimo nel modo cristiano, acquisisce la capacità di sacrificare la propria vita per gli altri.
Consegnando il Premio l’On. Gergely Gulyás, il Ministro della Cancelleria del Governo ungherese ha evidenziato: “La vita e la morte di János Esterházy ci insegnano che i popoli dell’Europa Centrale hanno bisogno l’uno dell’altro, e questo politico martire ha sempre appoggiato la comunione di tali popoli e nel commemorarlo ci impegniamo alla comunione e ci assumiamo le nostre responsabilità”.
L’On. Zsolt Németh, Presidente della Commissione esteri del Parlamento ungherese ha invece ribadito che i martiri del XX secolo sono sempre rimasti fedeli a Dio e non a qualche altra ideologia, ed è importante vedere che si può diventare santi anche da politici. La politica infatti può trattare dei veri valori a cui si può essere fedeli e per cui si può combattere fino alla fine. Per il politico Esterházy questi valori furono il rapporto tra i popoli ungherese e slovacco, la dignità della comunità ungherese in Cecoslovacchia, il futuro dell’Europa centrale e di tutto il continente. Parlando di János Esterházynon si tratta, quindi, del passato, ma della guarigione delle ferite e del sogno di un futuro migliore.
La Sig.ra Babčanová è stata da sempre una persona molto impegnata nella vita della Chiesa in Slovacchia e, dopo averlo conosciuto, ha abbracciato con convinzione anche la causa di Esterházy. Ha dichiarato: “Chi non conosce la personalità del Conte Esterházy e ne ha un giudizio superficiale, darà una valutazione falsa anche del suo impegno politico. Il Conte Esterházy è stato un uomo, un politico e un patriota cristiano e ci ha lasciato un messaggio tuttora attuale”.
L'ex Ambasciatore Sig.ra Babčanová riceve il Premio Esterházy (foto: Magyar Kurír)
Nel novembre del 2018 la Santa Sede ha dato l’assenso all’introduzione del processo di beatificazione di János Esterházy che sarà portato avanti dall’Arcidiocesi di Cracovia (cui l’Esterházy apparteneva per parte materna). Nel gennaio del 2019 è stata costituita la commissione storica con la partecipazione di esperti ungheresi, polacchi, cechi e slovacchi. Il postulatore della causa, il francescano polacco P. Pawel Cebula, provinciale dei Frati Minori in Ungheria e Transilvania, ha spiegato che sarà compito della commissione raccogliere ed esaminare l’eredità scritta di János Esterházy e preparare una sua dettagliata biografia.

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