venerdì 23 marzo 2018

La Chiesa Evangelica Luterana Ungherese a favore dei profughi in Iraq


Il vescovo-presidente Tamás Fabinyi (sulla destra) consegna simbolicamente
al Soccorso Ecumenico Ungherese i fondi raccolti dai fedeli (foto: evangelikus.hu)
I fedeli della Chiesa Evangelica Luterana Ungherese hanno raccolto 15 milioni di Fiorini (circa 50 mila EUR) per i cristiani perseguitati e per le vittime del conflitto in Medio Oriente – ne riferisce il Servizio di Informazione della Chiesa Luterana Ungherese. La raccolta risale al periodo dello scorso Avvento con lo scopo di aiutare i cristiani della città irachena di Bashiqa, vicino a Mosul. La somma, infatti, sarà destinata alla ricostruzione delle case dei cristiani che vogliono ritornare e ricominciare nelle loro città.
La Diaconia della Chiesa Evangelica Luterana Ungherese sostiene e aiuta sin dall’inizio i rifugiati delle zone di conflitto in Medio Oriente. L’aiuto ungherese arriverà ai bisognosi attraverso il Soccorso Ecumenico Ungherese (Magyar Ökumenikus Segélyszervezet – Hungarian Interchurch Aid), una delle organizzazioni caritative principali del paese, cui si appoggia anche la Chiesa Luterana Ungherese.

Il Soccorso Ecumenico Ungherese ha la sua rappresentanza stabile in Iraq per sostenere efficacemente i bisognosi della zona. Nel 2016 ha stabilito il suo primo ufficio ad Erbil, ed ora un secondo centro a Bashiqa. I due “Returnee Support Center”, cioè i centri che aiutano i profughi che rientrano dopo la guerra, operano nell’ambito del programma Hungary Helps del Governo ungherese. Nella città di Bashiqa è in corso la ricostruzione di 30 abitazioni e una scuola, inoltre la rimessa in funzione della rete idrica che garantisce l’acqua a 2500 persone. I 50 mila euro raccolti dai fedeli della Chiesa Luterana d’Ungheria, permetteranno la ricostruzione di altre 10 case per le famiglie.  
Il vescovo Tamás Fabiny, presidente della Chiesa Evangelica Luterana Ungherese, ha dichiarato: “Stiamo aiutando perché pensiamo che il cristiano responsabile non può essere indifferente nei confronti della sofferenza delle persone e particolarmente dei cristiani nel Medio Oriente, vittime del radicalismo islamico”.

Il responsabile del programma internazionale del Soccorso Ecumenico Ungherese ha spiegato che nella città di Bashiqa, su 60 mila abitanti finora ne sono tornati 30 mila, l’istruzione è stata in gran parte riavviata ma gli edifici sono ancora in rovine. Diversi negozi sono stati riaperti ma il commercio, che garantisce i rifornimenti per la vita quotidiana, non è ancora sufficiente. La ricostruzione delle case è uno sforzo enorme per le persone che hanno perso tutto durante il conflitto.

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