lunedì 9 maggio 2016

L’esempio di San Martino: l’Europa è nata sotto le insegne della misericordia


Pubblichiamo il testo del saluto dell’Ambasciatore d’Ungheria presso la Santa Sede, S.E. Eduard Habsburg-Lothringen, pronunciato durante la tavola rotonda “San Martino di Tours. Personaggio europeo, simbolo di condivisione. Itinerari, eventi, celebrazioni” (Roma, 9 maggio 2016).


Mons. P. Iacobone, Amb. P-Y Fux, Amb. E. Habsburg-Lothringen, M. F-X Tilliette



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Possiamo affermare che San Martino nacque sul territorio dell’odierna Ungheria e l’odierna Ungheria nacque nel segno di San Martino.

L’antica città di Savaria, oggi Szombathely, diede i natali al Santo mille e settecento anni fa. La sua memoria rimase viva sul posto e sappiamo che persino Carlo Magno volle recarsi in pellegrinaggio a Savaria in onore di questo Santo. Quel Carlo Magno che, giustamente, è considerato precursore dell’Europa unita. E questo spiega anche il perché del Premio Carlo Magno che pochi giorni fa è stato consegnato a Papa Francesco.

L’Ungheria come Stato indipendente ebbe come primo patrono proprio San Martino. Fu, infatti, il suo aiuto che re Santo Stefano invocò per vincere la scommessa della fondazione di uno Stato europeo – che a quei tempi voleva dire cristiano. E dimostrò la sua gratitudine verso San Martino con la costruzione dell’Abbazia Benedettina di Pannonhalma, altrimenti chiamata Monte di San Martino, fondata pochi anni prima da suo padre il Principe Géza.

Oggi è più che mai attuale la sua figura. Non solo perché nel suo nome il nostro continente era unito per secoli.

Se ci pensiamo, il suo mantello, tagliato a metà per aiutare il mendicante, ossia la “cappella”, è divenuta l’insegna dei re franchi e poi degli imperatori che in un certo senso unificarono l’Europa. E, se ci pensiamo questa “cappella” è il segno concreto della misericordia. Potremmo dire quindi che l’Europa è nata sotto le insegne della misericordia, insegnatale da San Martino. Ed eccoci al messaggio attualissimo di Papa Francesco.

Lo stesso messaggio che San Giovanni Paolo II, visitando Szombathely nel 1991, formulò nei seguenti termini:

„Voi vi ispirate ad un generoso vostro conterraneo, ad un fedele discepolo di Cristo: San Martino, patrono della vostra Diocesi. Prendete come modello colui che, secondo la tradizione, tagliò in due parti il mantello dandone una metà ad un mendicante ignudo. (…) Il mio pensiero si volge, in questo momento, a tutti i poveri di questo Paese: ai senzatetto, ai disoccupati, agli immigrati, alle vittime del divorzio, ai tossicodipendenti, agli alcolisti e anche a tutti coloro che, per leggerezza o irresponsabilità, mettono a repentaglio il proprio e l’altrui benessere. Quante situazioni penose! Quante mani si protendono ad invocare l’aiuto solidale e tempestivo di chi dispone del “mantello” di una miglior condizione sociale! Non ci facciamo illusioni: il superamento di certe situazioni di povertà e di abbandono suppone lo sforzo congiunto e perseverante di tutti. Solo così la Nazione potrà risollevarsi dalle rovine e porre riparo alle conseguenze disastrose di passati errori.”

Proprio riferendosi a questo messaggio di papa Wojtyla il Presidente della repubblica ungherese János Áder disse in occasione dell’inaugurazione dell’Anno di San Martino:

“Oggi, a millesettecento anni dalla sua nascita, noi ungheresi del XXI secolo, dobbiamo far vedere che ascoltiamo la buona parola. Dobbiamo dimostrare attenzione e comprensione nei confronti di chi ci sta vicino. Dobbiamo dimostrare che l’umiltà non è una qualità fuori moda. Che una cultura più che millenaria non è antica ma è una forza creativa anche oggi. Che la tradizione non solo ci ricollega al passato ma ci sosterrà anche nel futuro. Che il lavoro umano anche oggi ha scopo, senso e onore. Un messaggio importante dell’Anno San Martino è che il nostro ricco patrimonio spirituale rappresenta non solo dei valori culturali ma anche un insegnamento morale costante. E che in questo Paese bellissimo [l’Ungheria], dalla ricca cultura, tutto ci è dato affinché la bontà e l’onestà possa formarci in una comunità.”

Il Governo ungherese ha colto questo messaggio e ha voluto affiancare le iniziative della Conferenza Episcopale Ungherese e delle comunità di Szombathely e di Pannonhalma per celebrare San Martino. Oggi noi lo celebriamo con una visuale ampia che abbraccia idealmente tutto il “cammino” di San Martino.

Concluderei, infatti, ancora con una citazione di San Giovanni Paolo II:

“Ringraziamo san Martino che ha voluto nascere qui [in Ungheria]. Ringraziamo san Martino che ha voluto portare il Vangelo in Europa occidentale, in Francia.”

 

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