sabato 23 aprile 2016

Celebrato in Vaticano Sant’Adalberto patrono dei “Paesi di Visegrád”


Nei Paesi dell’Europa Centrale il 23 aprile si celebra la memoria di Sant’Adalberto vescovo e martire. Quest’anno la ricorrenza è stata solennizzata, in occasione dei 1060 anni della nascita del santo, con una santa messa celebrata dal Card. Miloslav Vlk, arcivescovo emerito di Praga, sulla tomba di San Giovanni Paolo II, nella Basilica Vaticana.
Il Card. Vlk celebra la messa di S. Adalberto sulla tomba di S. Giovanni Paolo II
La liturgia è stata accompagnata dal coro „Collegium Hortensis” di Teplice (Repubblica Ceca) e dal coro del Collegio Nepomuceno dell’Urbe. Hanno concelebrato sacerdoti cechi, polacchi, slovacchi e ungheresi di Roma, alla presenza dei rappresentanti diplomatici dei quattro Paesi centro-europei.

Questi Paesi, membri del cosiddetto “Grupo di Visegrád”, possono essere chiamati, “il popolo di Sant’Adalberto” in ragione del loro legame con il santo, ha dichiarato il Cardinale Vlk. Infatti, Adalberto, vescovo di Praga ha avuto un ruolo fondamentale nella diffusione della fede cristiana in quelle regioni, prima di subire il martirio sul territorio della Polonia. Parte delle sue reliquie sono custodite a Roma, dove egli stesso visse per alcuni anni come monaco benedettino.

Nella sua omelia il Card. Vlk, successore di S. Adalberto a Praga, ha messo a confronto la situazione europea odierna con quella di mille anni fa. Ai tempi di S. Adalberto, vero personaggio europeo, si poteva constatare una vera unità nel continente perché ci furono delle fondamenta comuni, costituite dalla fede cristiana. Non ci furono, allora, tanti mezzi di comunicazione, eppure la comunicazione e la comunione furono forse migliori di oggi, quando invece, nonostante tutti gli strumenti moderni, vediamo meno comunicazione e collaborazione in Europa. La causa di questo è da ricercarsi nell’aver abbandonato le fondamenta comuni. Anche se oggi si cerca l’unità sulla base dei diritti dell’uomo, spesso non si è d’accordo neanche sulla definizione di cosa sia l’uomo, ha richiamato il Cardinale.

Citando la lettura della messa il Card. Vlk ha esortato “il popolo di Sant’Adalberto” a camminare nel Signore Gesù Cristo, ad essere “ben radicati e fondati in lui, saldi nella fede” (cfr. Col 2,6-7). Ha anche auspicato che la celebrazione in onore di Sant’Adalberto possa divenire una tradizione comune dei “Paesi di Visegrád” a Roma per offrire una testimonianza di fede all’Europa.

Credo che difficilmente avremmo potuto trovare un personaggio migliore, non solo storico, ma sopratutto spirituale, che esprimesse il senso del Gruppo di Visegrád. – ha affermato al termine della messa l’Ambasciatore della Repubblica Ceca Pavel Vošalík ­– Uno che lo possa spiegare non solo come qualcosa che funziona dal punto di vista tecnico e diplomatico, ma come qualcosa che davvero crea le radici comuni e fa vedere cosa dovrebbe crescere insieme da queste radici.” Alla domanda se Sant’Adalberto possa essere considerato come patrono del gruppo di Visegrád, l’Ambasciatore Vošalík dice: “La reazione spontanea di miei colleghi ambasciatori di Slovacchia, Polonia e Ungheria a questa iniziativa mi convince che tutti e quattro lo sentiamo così, e non penso solo a noi ambasciatori ma anche alle nostre rispettive nazioni.”  

Alla vigilia della festa, il 22 aprile, l’Ambasciata della Repubblica Ceca presso la Santa Sede ha organizzato, in collaborazione con le ambasciate di Polonia, Slovacchia e Ungheria, un concerto di musica sacra nella Chiesa di Santo Stefano Rotondo. Il coro “Collegium Hortensis” ha eseguito dei brani della tradizione mitteleuropea, alla presenza dei cardinali Miloslav Vlk e Walter Brandmüller, nonché dei membri del corpo diplomatico presso la S. Sede e dei fedeli cechi, polacchi, slovacchi e ungheresi di Roma.
Il Collegium Hortensis nella basilica vaticana
 

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