sabato 6 gennaio 2018

Un’epifania particolare: quarant’anni fa il ritorno della Corona di S. Stefano a Budapest


Quarant’anni fa tornava a Budapest la Corona di Santo Stefano, accolta con onori di stato: una cerimonia abbastanza insolita per un regime comunista. Il giorno dell’Epifania del 1978 si svolse un evento molto significativo che aiuta a comprendere l’importanza che la Sacra Corona tutt’ora riveste per la Nazione ungherese.
La Sacra Corona d'Ungheria nel Parlamento
La Sacra Corona, appartenuta secondo la tradizione a Santo Stefano, cinta poi da altri santi come Ladislao I e, da ultimo, il Beato Carlo d’Asburgo, negli ultimi mesi della II Guerra Mondiale venne portata in Austria per salvarla dalle distruzioni belliche e perché non cadesse nelle mani dei sovietici. Fu addirittura sotterrata e, quando i suoi custodi vennero fatti prigionieri dagli americani, gli consegnarono anche la Corona. Custodita sempre dagli americani, dapprima in diverse località europee, nel 1953 la Corona fu trasportata negli Stati Uniti, precisamente a Fort Knox. Solo negli anni 70, con l’avvio della distensione e del miglioramento delle relazioni dell’Ungheria con gli Stati Uniti, il Presidente Jimmy Carter alla fine decise di restituire i tesori reali.
Da un lato tale gesto avvenne su istanza dello stato ungherese (a pensare che dei comunisti facevano domanda per avere una corona reale, addirittura una reliquia!), dall’altro si è tenuto conto dell’importanza della Sacra Corona per la Nazione ungherese. Infatti, il Governo americano acconsentì alla restituzione solo a patto che essa venisse poi messa in mostra pubblicamente e, che alla cerimonia di consegna il capo del regime comunista ungherese János Kádár non fosse presente. E così fu.
Arrivo della S. Corona a Budapest, 5 gennaio 1978 (Foto: MTI/Pap Jenő)
La sera del 5 gennaio 1978 atterrò all’aeroporto internazionale di Budapest l’aereo speciale proveniente dagli Stati Uniti con i cimeli della Corona. Venne accolta con gli onori sovrani, con tanto di picchetto d’onore e corteo fino al Palazzo del Parlamento.
A guidare la delegazione ufficiale americana fu il ministro degli esteri Cyrus Vance che sottolineò che l’insigne reliquia veniva restituita al popolo ungherese, quindi non al Governo comunista. Della sua delegazione faceva parte anche il rabbino Artur Schneier, presidente della Appeal of Conscience Foundation e il premio Nobel ungherese Albert Szent-Györgyi.
Il giorno seguente, nel Parlamento si tenne la solenne cerimonia di consegna, ospitata dal presidente del parlamento, alla presenza, tra l’altro, del Cardinale László Lékai, arcivescovo di Esztergom, nonché dai rappresentanti delle altre confessioni religiose.
Il popolo ungherese, commosso, si recò in un vero e proprio pellegrinaggio a vedere la Sacra Corona, simbolo supremo della sua identità che, appunto, venne rinvigorita dal ritorno in terra magiara dell’insigne reliquia. In seguito, essa fu collocata nel Museo Nazionale Ungherese fino a quando, il 1 gennaio 2000, venne traslata nel Salone della Cupola del Parlamento ungherese. Anche il Preambolo della nuova Legge Fondamentale del Paese, adottata nel 2011, rende onore alla Sacra Corona “che incarna la continuità costituzionale dello Stato ungherese e l’unità nazionale”.

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