martedì 13 dicembre 2016

La fiamma della Fede – Un dialogo con il cardinale Péter Erdő


È uscito più di un anno fa il libro intervista di Robert Moynihan e di Viktória Somogyi con il Cardinale Péter Erdő Arcivescovo di Esztergom-Budapest e Primate d’Ungheria. La prefazione, ad opera del cardinale Angelo Sodano, Decano del Sacro Collegio, è stata pubblicata da L’Osservatore Romano il 6 settembre 2015. Qui ne riportiamo l’introduzione, a firma di Robert Moynihan.


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ROBERT MOYNIHAN – VIKTORIA SOMOGYI


La fiamma della Fede


Un dialogo con il cardinale Péter Erdő

Prefazione di Angelo Card. Sodano


Introduzione


Tutti i viaggi hanno un inizio e una fine. Il viaggio di questo piccolo volume è cominciato quattro anni fa e si conclude adesso con questa breve introduzione che scrivo mentre alloggio per qualche giorno presso il Metropol Hotel di Mosca, in Russia.

L’idea di realizzare un libro-intervista con il cardinale Peter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest e primate d’Ungheria, prese forma a Roma nella Pasqua del 2011.

Mi era capitato di conoscere ed apprezzare il cardinale nei primi anni del XXI secolo, intervistandolo dopo la sua nomina a cardinale, avvenuta il 21 ottobre 2003, all’età di cinquantuno anni. In quel momento era il più giovane porporato della Chiesa cattolica.

Lo avevo incontrato anche a Budapest per intervistarlo a seguito della sua elezione a presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa, nell’ottobre del 2006, incarico che lo aveva reso uno dei leader ecclesiastici più illustri in Europa.

Era la primavera del 2011 quando, dopo un nostro incontro in Vaticano, iniziammo a camminare per Via della Conciliazione. Con noi c’era una mia collega, Viktoria Somogyi, giornalista ungherese che lavora per Radio Vaticana. Mentre passavamo accanto ai bar e alle librerie che costellano quell’ampia strada, discutevamo di questioni riguardanti la Chiesa. Ci fermammo di fronte alla vetrina di una libreria nella quale erano in mostra i volumi di Benedetto XVI, così come di molti altri vescovi e teologi. In quel momento ci venne l’idea inaspettata di scrivere un libro insieme. Pensammo subito che sarebbe potuto risultare interessante condividere con altri la piacevole esperienza vissuta ogniqualvolta incontravamo e parlavamo con Erdő, diffondere la sua conoscenza della storia europea e della Chiesa e la sua analisi esauriente e precisa, alla stregua dei raggi X, delle varie questioni che interessano la vita della Chiesa oggi.

Ritenevamo che in questo modo avremmo potuto presentare ad una platea internazionale il cardinale, come un leader cristiano riflessivo e istruito, proveniente da una piccola nazione, l’Ungheria, relativamente poco conosciuta e un po’ isolata per via della sua lingua.

Il Card. Erdő con Papa Benedetto XVI
“Possiamo sederci a un tavolo per un’ora ogni mese, e in pochi mesi avremmo materiale per un libro”, dissi. “Meglio ancora se potessimo parlare per due o tre giorni, diverse ore al giorno...”.

“Molto bene”, rispose il cardinale Erdő. “Vieni a trovarmi a Budapest. Puoi alloggiare nella residenza episcopale, mentre io ti mostrerò un po’ della città e del Paese, e potremo parlare liberamente”.


Con Papa Francesco
Nell’estate del 2011 volai a Budapest – Viktoria a causa di impegni a Radio Vaticana non poté partecipare – e in quattro giorni coinvolsi il cardinale in circa trenta ore di conversazione registrata. L’intervista è stata poi trascritta, raggiungendo una lunghezza pari a due volte questo libro. Il testo è stato successivamente predisposto per la pubblicazione, e durante questa fase la partecipazione di Viktoria Somogyi, con la sua conoscenza della storia dell’Ungheria, della lingua e del contesto ungheresi è stata particolarmente importante. Il lavoro ha subito dei ritardi in parte a causa degli eventi drammatici del 2013, quando Papa Benedetto si dimise e venne eletto come suo successore Papa Francesco, in parte a causa di alcuni problemi di salute che non hanno consentito di completare il progetto fi no alla primavera del 2015.

Chiaramente l’intervista è stata rilasciata molto prima che Erdő venisse nominato da Papa Francesco Relatore generale del Sinodo sulla Famiglia (ottobre 2014 e ottobre 2015); pertanto non compaiono quesiti riguardanti il Sinodo e il ruolo del cardinale in quell’Assise, ma l’intervista include numerose domande e risposte sulle grandi sfide che le famiglie si trovano ad affrontare nel mondo contemporaneo.

Se c’è stato un “fulcro” della conversazione, questo è stato di certo la domanda su cosa significhi essere un cristiano, un seguace, un discepolo di Cristo, o cosa voglia dire, o possa voler dire per una persona del nostro tempo, credere o “avere fede” in Cristo.

In questo senso il volume è “Cristo-centrico” o “fede-centrico”, un libro incentrato sulla “fiamma della fede”, nel tentativo di capire come una persona, specialmente nell’epoca moderna, si avvicini alla fede e cosa questo comporti nella sua vita e nella sua visione del mondo.

Con il Patriarca Bartolomeo I
Questo libro analizza quindi la dinamica dell’esplorazione e della scoperta spirituale, della vocazione, dell’impegno. Può aiutare pertanto chi intraprende un cammino di fede, con tutte le difficoltà e i dubbi che possono essere parte di questo viaggio.

Per tale ragione il libro inizia con una sezione biografica. In primis ho rivolto al cardinale delle domande sulle sue memorie più remote, sulla sua infanzia in un’Ungheria che era parte del “Blocco orientale”. I primi ricordi del cardinale lo riportano al 1956, quando aveva circa quattro anni e i carri armati sovietici passavano per le strade di Budapest lanciando granate e infine la disperata Rivoluzione Ungherese, che non ebbe successo ma provocò sofferenza e distruzione.

Il cardinale ha ricordato i proiettili che dalla strada attraversarono il suo appartamento, i suoi nonni che esortavano i bambini a correre giù per le scale per mettersi al sicuro, e poi la granata che colpì la biblioteca di suo padre, distruggendo e bruciando tutti i suoi libri.

Il Card. Erdő con il Patriarca Kirill
Qui c’è una chiave della personalità e della vita di Erdő: egli amava quello che lui e la sua famiglia avevano perso. Amava i libri. Anni più tardi, Erdő ha studiato diritto canonico e ha trascorso molto tempo a lavorare con i manoscritti presso la Biblioteca Vaticana. Durante il mio soggiorno a Budapest, arrivava ogni giorno un pacco da varie parti d’Europa contenente un libro particolare, di valore, spesso del 1500 o del 1600. “Questo andrà nella nostra biblioteca”, mi diceva il cardinale, illustrando il suo tentativo di costituire una collezione di pregio di libri antichi, utile per i secoli a venire. Spiegava poi dove era stato stampato il libro, da quale tipografi a e l’importanza di quello stampatore nella storia intellettuale d’Europa. Non ho mai incontrato un uomo con una conoscenza così dettagliata e profonda della storia della stampa europea. Avendo visto suo padre perdere la propria biblioteca nel 1956, Erdő aveva iniziato a nutrire un amore per lo studio e il desiderio di riparare a quella perdita, e ancora oggi continua a ricostruire la biblioteca di suo padre, in un altro posto e su basi differenti, ma con la stessa dedizione e lo stesso amore.

Erdő è quindi un uomo del “centro” dell’Europa, ma ancor più un uomo nel “cuore” dell’Europa. Egli rappresenta il meglio che la tradizione europea possa offrire: apprendimento, conoscenza, studio, riflessione, chiarezza di pensiero, saggezza. Ed è un uomo il cui desiderio di preservare ciò che è stato tramandato include il desiderio di conservare quella “fiamma della fede” che è sorgente del più grande dei traguardi dell’Europa: il trionfo della giustizia sociale, l’impegno nella difesa dei diritti umani, la ricerca della pace e di organismi di pace che indichino vie politicamente percorribili fra le nazioni.

Consegna del Dottorato Honoris Causa al Patriarca Shenouda III
La sorgente dei traguardi dell’Europa è quella “fiamma della fede” che fu accesa nella vita di questo sacerdote, vescovo, cardinale. Quando infatti gli chiesi quale fosse stato il giorno più felice della sua vita, mi rispose che era stato quello della sua ordinazione sacerdotale.

Dalla vita personale di Erdő, il libro procede quindi fino alla sua comprensione della fede e di come quella fede possa essere vissuta nel mondo odierno, complesso e “post-cristiano”. In un mondo “globalizzante”, nel quale la tecnologia ha cambiato il modo in cui gli esseri umani comunicano e si relazionano fra di loro, annientando, per così dire, lo spazio ed il tempo, e consentendo un contatto virtuale istantaneo senza confini, qual è il ruolo della nazione? Cosa vuol dire essere “ungheresi”, o “italiani”, o “americani”, in un mondo “globalizzante”?

L’universalità della Chiesa cattolica romana, il fatto che la Chiesa sia presente in ogni nazione ma non sia limitata a nessuna nazione, le ha in apparenza garantito una preparazione per questo mondo “globalizzato”. Il problema oggi, comunque, non è tanto come essere “universali”, quanto piuttosto come salvare la “particolarità”. Quando esaminiamo questioni globali e ci muoviamo verso un “consenso globale” su molti temi, come manteniamo il rispetto per quegli elementi “particolari” che sembra stiano scomparendo, quelle “caratteristiche nazionali” che talvolta sono solo di superficie e possono essere quindi abbandonate, ma talvolta sono essenziali e necessitano di essere difese e preservate? Il cardinale discute questi temi con grande premura ed equilibrio, in una maniera che potrebbe rivelarsi utile per quanti stanno affrontando le sfide di questo mondo “globalizzante”.

Con il Patriarca Teophilos III
Erdő è uno dei cardinali più rispettati dai vescovi europei. Per due volte è stato eletto presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa, carica che mantiene ancora oggi.

Il cardinale Erdő si è inoltre distinto per il suo desiderio di unità della Chiesa. Provenendo dall’Ungheria, Paese in cui c’è sempre stata una presenza significativa di cattolici e protestanti, dove vive una numerosa comunità ebraica e che vanta una lunga storia di relazioni con la Turchia islamica, Erdő è stato sempre incline, per natali ed educazione, al dialogo ecumenico. In Europa, inoltre, è il leader del dialogo fra i cattolici e gli ortodossi, che negli ultimi otto anni ha visto svolgersi quattro Forum Cattolico-Ortodossi, in cui sono stati discussi importanti temi riguardanti la società e la famiglia.

Mentre Viktoria ed io stavamo lavorando alla versione finale di questo libro e riascoltando le molte ore di intervista registrata, rimanemmo nuovamente colpiti dal fatto che Erdő dialogava senza il beneficio delle note. Parlava a memoria e in maniera magistrale della storia dell’Ungheria e della storia del diritto canonico. Parte di quel materiale, alla fi ne, è stato tagliato, ma ciò che resta off re ancora una prova della immensa cultura di Erdő. Il cardinale fa parte di quella rara specie di intellettuali europei che hanno approfondito la storia, le scienze naturali, la politica e le arti: un vero “européer”, nel senso di qualcuno che ha acquisito una vasta conoscenza della cultura europea, molto esperto, una persona con un orizzonte assai ampio, di larghe vedute come i grandi intellettuali europei – Goethe, Thomas Mann e molti filosofi – mantenendo sempre “la fiamma della fede”. In questo senso, incontrando Erdő si incontra allo stesso tempo uno dei principali intellettuali europei dei nostri giorni e un uomo dalla genuina fede cristiana, in un’epoca apparentemente poco propizia per la fede, almeno nell’ambito della classe intellettuale.

Desidero ringraziare don Giuseppe Costa e don Giuseppe Merola della Libreria Editrice Vaticana per il loro supporto durante la preparazione di questo libro. Vorrei inoltre ringraziare Luca Caruso per il suo aiuto nella revisione del testo finale. I miei ringraziamenti vanno anche a Viktoria Somogyi per il suo contributo nell’editing del testo e per aver accompagnato il percorso del libro dall’inizio alla fi ne.

ROBERT MOYNIHAN

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