Le
effigie di ventuno santi e beati dell’Ungheria ornano le pareti della Cappella
Magna Domina Hungarorum nelle Grotte Vaticane. Consacrata da S. Giovanni Paolo
II nel 1980, la cappella è chiamata a rappresentare gli estesi legami della
nazione ungherese con gli altri popoli europei proprio attraverso i santi.
Il 23
aprile in Ungheria si festeggia Sant’Adalberto, uno dei primi e più conosciuti
santi “centro-europei” (mentre S. Giorgio viene ricordato il 24 aprile). Negli
ultimi anni il culto di S. Adalberto è stato ravvivato anche a Roma, grazie alla
collaborazione delle Ambasciate dei Paesi Visegrád presso la S. Sede.
Sant'Adalberto e S. Stefano d'Ungheria nella Cappella Magna Domina Hungarorum in Vaticano (di Pál Kő) |
Sant’Adalberto nacque a Libice, in Boemia,
nel 956 circa, nella famiglia dei principi cechi Slavnikovci. Nel 983 divenne
vescovo di Praga ma dopo qualche anno lasciò il suo incarico, andò a Roma e
divenne monaco benedettino nel monastero dei SS. Alessio e Bonifacio.
La
fine del primo millennio fu un’epoca di evangelizzazione e di forti scontri tra
pagani e cristiani in diverse parte dell’Europa. Adalberto si dedicò con
intensità all’evangelizzazione dei popoli. Nel 994 partì per andare dal
principe Géza d’Ungheria, con l’intenzione di convertire il popolo ungherese
ancora pagano. Durante la sua permanenza nel territorio magiaro battezzò Stefano,
il figlio del principe Géza – secondo altri invece gli conferì la cresima. A
causa dell’importante ruolo da lui svolto nella conversione della famiglia
reale, egli divenne il patrono della Arcidiocesi di Esztergom (oggi
Esztergom-Budapest).
I
monaci compagni di Adalberto giocarono un ruolo di primo piano nella Chiesa ungherese:
Radla Sebastiano divenne arcivescovo di Esztergom, mentre Asztrik Anastasio nel
996 fondò l’Abbazia di San Martino, oggi meglio conosciuta come Pannonhalma, e
nel 1000 divenne il primo “ambasciatore” d’Ungheria presso la S. Sede, portando
la corona inviata dal papa a re Stefano. Divenne successivamente arcivescovo di
Kalocsa.
Adalberto
andò successivamente nella Polonia, dove continuò la sua missione evangelizzatrice
tra i popoli nel nord del paese. Morì martire vicino al fiume Vistola, ucciso
dai pagani. Il suo corpo venne riscattato dal principe placco Boleslao il Prode
e fu sepolto nella cattedrale di Gniezno. La sua canonizzazione avvenne nel 999 da parte di papa Silvestro II.
Nella
cappella ungherese in Vaticano il rilievo – opera dello scultore Pál Kő –
raffigura il vescovo Adalberto mentre conferisce la cresima Stefano, futuro re d’Ungheria.
Il suo culto è vivo nella Repubblica Ceca (Praga), nella Germania (Magdeburgo),
in Polonia (Gniezno) e in Ungheria (Esztergom), ma anche a Roma dove parte
delle sue reliquie sono conservate nella Basilica di S. Bartolomeo all’Isola.
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