Pubblichiamo la versione italiana dell’intervista concessa all’Agenzia
I.Media, il 31 marzo 2020, dall’Ambasciatore d’Ungheria presso la S. Sede
Eduard Habsburg-Lothringen.
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Il coronavirus ha spinto numerosi paesi europei ad adottare delle misure
speciali, come il divieto di uscire o la chiusura delle frontiere. Qual è la
situazione in Ungheria e quali misure intende utilizzare lo Stato per arginare
la pandemia?
L’Ungheria ha adottato
delle misure emergenziali tutto sommato non dissimili da quelli di altri Paesi
colpiti dalla pandemia: sospensione delle manifestazioni, chiusura delle scuole
e altre misure di c.d. distanziamento sociale, compreso il divieto di lasciare
la propria abitazione se non per validi motivi. Il Governo però ci teneva a rispettare
espressamente la libertà e l’autonomia delle Chiese e confessioni religiose,
così non ha prescritto nulla a carico di quest’ultime, anzi, tra i validi
motivi per uscire è stata esplicitamente inclusa anche “l’attività di culto”
per cui non è vietato andare in chiesa per una preghiera individuale (le S.
Messe con i fedeli sono state poi sospese da parte della Conferenza Episcopale
Ungherese). La chiusura delle frontiere nazionali rientra tra queste misure di
prevenzione, tuttavia il Governo ha aperto diversi “corridoi umanitari” per
aiutare il rientro nei loro paesi di un gran numero di cittadini residenti nei
Paesi limitrofi. Inoltre, sono state introdotte agevolazioni per i lavoratori
transfrontalieri. Quindi l’Ungheria ci tiene a mantenere viva la cooperazione
con i propri vicini anche in tempi di epidemia, proprio perché ciò è necessario
a superare tale crisi.
Il parlamento ungherese ha conferito al primo ministro
ungherese Viktor Orbán i pieni poteri per “combattere più efficacemente contro
il coronavirus”. Ufficialmente si contano 15 decessi e 447 casi di COVID-19 nel
paese. La situazione richiede l’adozione di una decisione così importante? E
come renderà possibile questo provvedimento straordinario la lotta contro la
pandemia?
C’è la consapevolezza che la pandemia non risparmierà neanche l’Ungheria
per cui si cerca di far tesoro dell’esperienza di altri Paesi e di prevenire,
per quanto sia possibile, la diffusione massiccia del coronavirus anche con
l’adozione di severe misure precauzionali. I diversi decreti e la nuova legge
sul contenimento del coronavirus hanno come scopo proprio l’efficacie
prevenzione e il contenimento. Ciò accade anche in altri Paesi, ma in Ungheria
tutto è disciplinato a livello della Legge fondamentale (costituzione) che
prevede il cosiddetto “stato di pericolo” come un periodo di ordinamento
speciale decretato per i casi di calamità naturale o industriale. Tale “stato
di pericolo” è stato decretato in Ungheria l’11 marzo scorso, proprio secondo
le previsioni costituzionali.
Questa legge permette al Governo di legiferare in tutti
gli ambiti per decreto, di sospendere le elezioni e di derogare a qualsiasi
legge per un periodo indefinito. L’opposizione grida all’inizio della “dittatura”
in Ungheria e l’Unione europea ha già espresso le sue perplessità. Come è possibile
ormai assicurare la democrazia nel Paese?
La nuova Legge Nr. XII del 2020 è stata varata dall’Assemblea Nazionale ungherese con i 2/3 richiesti
per una simile decisione, per conferire al Governo dei poteri speciali, tuttavia
subordinati al raggiungimento dei fini ivi specificati, confermando la
vigilanza parlamentare e costituzionale, ma agevolando le procedure di adozione
delle misure necessarie. La novità sostanziale riguarda un punto: invece di confermare
i decreti del Governo ogni 15 giorni, con una procedura necessariamente più
lunga, l’Assemblea Nazionale adesso ha autorizzato il Governo ad adottare i
decreti per la durata di tutto il periodo dello “stato di pericolo”,
riservandosi il potere di revocare tali decreti in qualsiasi momento, anche
prima della fine dell’emergenza. L’Assemblea Nazionale continua, quindi, a
controllare l’attività dell’esecutivo, che a sua volta è tenuto a riferire
regolarmente davanti al parlamento. Inoltre, vi sono dei forti elementi di
garanzia nella normativa in quanto il Governo può esercitare i suoi poteri solo
per tutelare la vita, la salute, il patrimonio e i diritti dei cittadini,
nonché la stabilità dell’economia nazionale in relazione all’emergenza
sanitaria in atto, e può farlo solo in maniera proporzionata al raggiungimento
di tali fini. Non viene pertanto sospesa né l’attività del parlamento, né
quella della Corte Costituzionale o dei tribunali. Sono state rinviate solo
delle elezioni locali ed eventuali referendum, in quanto l’affluenza degli
elettori alle urne probabilmente non gioverebbe alla prevenzione dell’epidemia.
Prima si parlava della partecipazione di Papa Francesco
al Congresso Eucaristico Internazionale a Budapest nel settembre prossimo. L’evento
verrà confermato?
Il Presidente ungherese János Áder ha
invitato Papa Francesco in occasione dell’udienza privata del 14 febbraio
scorso e il Cardinale Péter Erdő ha fatto lo stesso da parte della Chiesa
ungherese. Tutti speriamo che il Congresso Eucaristico Internazionale possa
avere luogo nel settembre prossimo e che Papa Francesco possa parteciparvi.
Infatti, come diceva il Cardinale Erdő, la presenza del Santo Padre “contribuirebbe
non solo alla riconciliazione dei popoli dell’Europa Centrale, ma li aiuterebbe
anche a collaborare sulla base di valori condivisi”.
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