lunedì 25 aprile 2016

Cinque anni fa nasceva la nuova Legge fondamentale dell’Ungheria


Medaglia per il V anniversario della Legge fondamentale
opera di László Szlávics jr. (penzvero.hu)
Il 25 aprile 2011, lunedì di Pasqua, veniva promulgata la nuova Legge fondamentale ungherese. Nel quinto anniversario riproponiamo l’articolo dell’allora Ambasciatore d’Ungheria presso la Santa Sede, Gábor Győriványi pubblicato su L’Osservatore Romano il 9 luglio 2011.

 * * *

I valori cristiani
nella nuova Costituzione ungherese
Uno strumento giuridico in grado di sostenere il rinnovamento sociale e morale

Quando, circa sette mesi fa, ho avuto il privilegio di presentare le lettere credenziali come Ambasciatore d’Ungheria presso la Santa Sede, Benedetto XVI non ha mancato di sottolineare che «la fede cattolica fa senza dubbio parte dei pilastri fondamentali della storia dell’Ungheria». Prendendo poi atto dei progetti del Governo ungherese di elaborare una nuova Costituzione, ha voluto esprimere l’auspicio che essa «sia ispirata ai valori cristiani, in modo particolare per quanto concerne la posizione del matrimonio e della famiglia nella società e la protezione della vita» (Cfr. Discorso per le lettere credenziali dell’Ambasciatore di Ungheria presso la Santa Sede, 2 dicembre 2010).

Incoraggiato dalle parole di Benedetto XVI credo non sia senza interesse illustrare brevemente come la nuova Costituzione ungherese, promulgata dal Presidente Pál Schmitt proprio nel Lunedì di Pasqua di quest’anno, risponda a tali attese.

sabato 23 aprile 2016

Celebrato in Vaticano Sant’Adalberto patrono dei “Paesi di Visegrád”


Nei Paesi dell’Europa Centrale il 23 aprile si celebra la memoria di Sant’Adalberto vescovo e martire. Quest’anno la ricorrenza è stata solennizzata, in occasione dei 1060 anni della nascita del santo, con una santa messa celebrata dal Card. Miloslav Vlk, arcivescovo emerito di Praga, sulla tomba di San Giovanni Paolo II, nella Basilica Vaticana.
Il Card. Vlk celebra la messa di S. Adalberto sulla tomba di S. Giovanni Paolo II
La liturgia è stata accompagnata dal coro „Collegium Hortensis” di Teplice (Repubblica Ceca) e dal coro del Collegio Nepomuceno dell’Urbe. Hanno concelebrato sacerdoti cechi, polacchi, slovacchi e ungheresi di Roma, alla presenza dei rappresentanti diplomatici dei quattro Paesi centro-europei.

Questi Paesi, membri del cosiddetto “Grupo di Visegrád”, possono essere chiamati, “il popolo di Sant’Adalberto” in ragione del loro legame con il santo, ha dichiarato il Cardinale Vlk. Infatti, Adalberto, vescovo di Praga ha avuto un ruolo fondamentale nella diffusione della fede cristiana in quelle regioni, prima di subire il martirio sul territorio della Polonia. Parte delle sue reliquie sono custodite a Roma, dove egli stesso visse per alcuni anni come monaco benedettino.

Nella sua omelia il Card. Vlk, successore di S. Adalberto a Praga, ha messo a confronto la situazione europea odierna con quella di mille anni fa. Ai tempi di S. Adalberto, vero personaggio europeo, si poteva constatare una vera unità nel continente perché ci furono delle fondamenta comuni, costituite dalla fede cristiana. Non ci furono, allora, tanti mezzi di comunicazione, eppure la comunicazione e la comunione furono forse migliori di oggi, quando invece, nonostante tutti gli strumenti moderni, vediamo meno comunicazione e collaborazione in Europa. La causa di questo è da ricercarsi nell’aver abbandonato le fondamenta comuni. Anche se oggi si cerca l’unità sulla base dei diritti dell’uomo, spesso non si è d’accordo neanche sulla definizione di cosa sia l’uomo, ha richiamato il Cardinale.

Citando la lettura della messa il Card. Vlk ha esortato “il popolo di Sant’Adalberto” a camminare nel Signore Gesù Cristo, ad essere “ben radicati e fondati in lui, saldi nella fede” (cfr. Col 2,6-7). Ha anche auspicato che la celebrazione in onore di Sant’Adalberto possa divenire una tradizione comune dei “Paesi di Visegrád” a Roma per offrire una testimonianza di fede all’Europa.

Credo che difficilmente avremmo potuto trovare un personaggio migliore, non solo storico, ma sopratutto spirituale, che esprimesse il senso del Gruppo di Visegrád. – ha affermato al termine della messa l’Ambasciatore della Repubblica Ceca Pavel Vošalík ­– Uno che lo possa spiegare non solo come qualcosa che funziona dal punto di vista tecnico e diplomatico, ma come qualcosa che davvero crea le radici comuni e fa vedere cosa dovrebbe crescere insieme da queste radici.” Alla domanda se Sant’Adalberto possa essere considerato come patrono del gruppo di Visegrád, l’Ambasciatore Vošalík dice: “La reazione spontanea di miei colleghi ambasciatori di Slovacchia, Polonia e Ungheria a questa iniziativa mi convince che tutti e quattro lo sentiamo così, e non penso solo a noi ambasciatori ma anche alle nostre rispettive nazioni.”  

Alla vigilia della festa, il 22 aprile, l’Ambasciata della Repubblica Ceca presso la Santa Sede ha organizzato, in collaborazione con le ambasciate di Polonia, Slovacchia e Ungheria, un concerto di musica sacra nella Chiesa di Santo Stefano Rotondo. Il coro “Collegium Hortensis” ha eseguito dei brani della tradizione mitteleuropea, alla presenza dei cardinali Miloslav Vlk e Walter Brandmüller, nonché dei membri del corpo diplomatico presso la S. Sede e dei fedeli cechi, polacchi, slovacchi e ungheresi di Roma.
Il Collegium Hortensis nella basilica vaticana
 

venerdì 15 aprile 2016

San Martino personaggio europeo e simbolo di condivisione


San Martino - Portale della Cattedrale di Szombathely
opera di Gábor Veres (foto: Magyar Kurír)
In occasione del 1700° della nascita di San Martino di Tours, avvenuta a Sabaria (odierna Szombathely in Ungheria), una tavola rotonda presenterà l’attualità del Santo, assieme agli itinerari culturali legati alla sua figura, nonché i principali programmi organizzati nei diversi Paesi.
L’evento, intitolato “San Martino di Tours. Personaggio europeo, simbolo di condivisione. itinerari, eventi, celebrazioni”, si terrà presso l’Accademia d’Ungheria (Via Giulia 1, Roma) il 9 maggio 2016, Giornata dell’Europa, ed è organizzato dalle Ambasciate presso la Santa Sede di Francia, Svizzera e Ungheria, nonché il Pontificio Consiglio della Cultura e l’Ufficio Nazionale della CEI per la Pastorale del tempo libero, cultura e sport, in collaborazione con il Centre Culturel Européen Saint Martin de Tours, la Romea Strata e l’Accademia d’Ungheria.

Il programma prevede gli interventi, tra gli altri, del Card. Paul Poupard, Presidente emerito del Pontificio Consiglio per la Cultura, e del Dott. Stefano Dominioni, Direttore dell’Istituto Europeo per gli Itinerari Culturali (EICR) e Segretario esecutivo dell'accordo del Consiglio d'Europa sugli Itinerari Culturali, nonché di esperti e di rappresentanti di varie realtà ed istituzioni coinvolte nel giubileo martiniano.  

 

Programma
Ore 10: Saluti
S.E. Eduard Habsburg-Lothringen, Ambasciatore di Ungheria presso la S. Sede
S.E. Pierre-Yves Fux, Ambasciatore di Svizzera presso la S. Sede
Dott. François Xavier Tilliette, Incaricato d’Affari a.i., Ambasciata di Francia presso la S. Sede 
Ore 10, 45: Interventi
S.Em. Cardinal Paul Poupard, Presidente Emerito del Pontificio Consiglio della Cultura

Dott. Stefano Dominioni, Direttore dell’Istituto Europeo per gli Itinerari Culturali (EICR) e Segretario esecutivo della „Enlarged Partial Agreement (EPA) on Cultural Routes of the Council of Europe”
Mons. Mario Lusek, Direttore Nazionale della Conferenza Episcopale Italiana per la Pastorale del tempo libero, cultura e sport
Ore 11, 45: Comunicazioni
Prof. Bruno Judic, Presidente del Centre Culturel Européen Saint Martin de Tours
Dott. Antoine Selosse, Direttore del Centre Culturel Européen Saint Martin de Tours
Prof. Fr. Edvard Kovač OFM, Università di Ljubljana e Tolosa
Rev. P. Ádám Somorjai OSB, Arciabazia S. Martino di Pannonhalma
Mons. Massimo Pozzer, Romea Strata
Moderatore: Mons. Pasquale Iacobone, Pontificio Consiglio della Cultura
 

 

giovedì 14 aprile 2016

Sant’Adalberto celebrato con un concerto a Roma


Sant'Adalberto battezza il futuro Santo Stefano
(particolare del dipinto di Gyula Benczúr, 1875)
Sant’Adalberto, un vescovo missionario conosciuto e venerato in tutti i Paesi dell’Europa Centrale, verrà celebrato, in occasione dei 1060 anni della nascita, con un concerto di musica sacra, alla vigilia della sua festa liturgica, il 22 aprile 2016, alle ore 19, nella basilica di S. Stefano Rotondo a Roma. Il Santo, infatti, visse in diversi periodi della sua vita a Roma, nel monastero sull’Aventino, mentre le sue reliquie sono oggi custodite nella Basilica di S. Bartolomeo all’Isola.

L’evento, promosso dall’Ambasciata della Repubblica Ceca presso la S. Sede, in collaborazione con le Ambasciate degli altri Paesi del “Gruppo di Visegrád”, la Slovacchia, la Polonia e l’Ungheria, prevede una selezione di musiche religiose della tradizione dell’Europa Centrale, a cura del Collegium Hortensis.

Il complesso vocale-strumentale Collegium Hortensis, diretto da Jan Zástěra, è originario della città di Teplice, nella Boemia occidentale. Dedito alla musica da camera e alla musica sacra, in particolare a quella dei monaci cistercensi di Osek, il Collegium Hortensis collabora tra gli altri con la Banda della Guardia Presidenziale del Castello e della Polizia della Repubblica Ceca. Nel maggio del 2015 ha avuto l’onore di esibirsi davanti a Papa Francesco, durante l’Udienza Generale, per commemorare l’anniversario del ristabilimento delle relazioni diplomatiche tra la S. Sede e la Repubblica Ceca.
 
A S. Stefano Rotondo il Collegium Hortensis, con la collaborazione della solista Miroslava Časarová, eseguirà il seguente programma:

Dietrich Buxtehude:                        Alleluja

Jan Zástěra:                                      Pastor bonus – L’inno dedicato a San Adalberto (la première)

Jakob Trautzl:                                   Miserere
                                                             Die Heerden schmücken Hügel (oratorio Saul)
                                                             Gehorsam ist der Ocean (oratorio Saul)

Johann Sebastian Bach:                  Wohl mir, dass ich Jesum habe

Josef Kloboutschnik:                       Kyrie (Missa in Es)

Josef Maria Wolfram:                      Gloria (Missa in D)

Zoltán Kodály:                                   Ave Maria

Mikuláš Schneider-Trnavský:         Jubilate Deo

Tradizionale polacca:                        Zdrowaś bądź Maryja

Charles Gounod:                               O divine Redeemer

Lohelius Oehlschlägel:                     Turbae coeli

Wolfgang Amadeus Mozart:           Exultate, jubilate
                                                              Ave verum corpus
                                                              Alleluja

Georg Friedrich Händel:                 Alleluja

venerdì 8 aprile 2016

Le chiese delle “nazioni” a Roma


Indirizzo di saluto
al Convegno internazionale „Chiese e nationes a Roma sotto il potere temporale dei papi” (Accademia d’Ungheria, 8 aprile 2016)

 


Roma est patria omnium fuitque” – si legge nella Chiesa di Santo Stefano Rotondo sul sepolcro di János Lázói penitenziere apostolico ungherese del XVI secolo. Si tratta della chiesa che noi ungheresi consideriamo come la nostra chiesa nazionale.

Senza dubbio però tale motto esprime bene i sentimenti di molti cristiani forestieri che, giunti a Roma, vi si trovano a casa. E potremmo dire che quasi tutte le nazioni di tradizione cristiana hanno voluto essere presenti nella Città Eterna in modo stabile e organizzato. Le chiese nazionali sono proprio una delle forme più comuni ed evidenti di questa presenza.

Senza voler pregiudicare i lavori del convegno, per quanto riguarda una eventuale definizione delle “chiese nazionali”, forse possiamo affermare che non sia del tutto fuori luogo compararle, per certi versi, alle nostre odierne rappresentanze diplomatiche e consolari. Accanto alle chiese, infatti, di solito sorsero anche gli ospizi. I loro rettori avevano spesso il compito di rappresentare la data Nazione o Stato presso la Santa Sede. Ma anche quello di assistere i “cittadini” o connazionali che venivano a Roma, soprattutto se si trovavano in difficoltà.

Roma perciò divenne di nuovo Caput Mundi anche grazie a queste istituzioni, allo stesso tempo romane e nazionali dei vari popoli del mondo.

Anche a nome dell’Ambasciatore d’Ungheria Eduard Habsburg-Lothringen ringrazio sentitamente il Direttore Prof. Antal Molnár per questa iniziativa. Riteniamo di grande importanza che l’Accademia d’Ungheria abbia voluto in questi ultimi anni accentuare la sua attenzione ai temi scientifici e, soprattutto, alla storia della Chiesa. Sappiamo che proprio questo intento era all’origine di questo istituto, fondato da Mons. Vilmos Fraknói alla fine dell’Ottocento. Un istituto che ha cominciato la sua esistenza nell’edificio che oggi è sede dell’Ambasciata d’Ungheria presso la Santa Sede, erede a sua volta di parte delle funzioni delle chiese nazionali.
Márk Aurél Érszegi
primo consigliere dell'Ambasciata d'Ungheria presso la S. Sede