martedì 22 marzo 2016

L’Ostpolitik vaticana nel contesto della storia della Chiesa e alla luce delle fonti locali


È stato presentato il 18 marzo 2016, presso il Museo Centrale del Risorgimento a Roma, il volumeThe Vatican Ostpolitik 1958-1978. Responsability and Witness during John XXIII and Paul VI.” (a cura di András FEJÉRDY, Viella – Accademia d’Ungheria, Roma 2015).

Dopo i saluti del Prof. Romano Ugolini, presidente dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano il Prof. Antal Molnár, direttore dell’Accademia d’Ungheria in Roma ha riassunto il progetto scientifico che ha portato alla pubblicazione dell’opera. Il libro contiene, infatti, gli atti del convegno di studi tenutosi il 26 settembre 2014 presso l’Accademia d’Ungheria, organizzato in collaborazione con il Pontificio Istituto Ecclesiastico Ungherese, l’Università Europea di Roma e la Facoltà di Teologia dell’Università Comenius di Bratislava (per resoconti vedere qui e qui).

Il Dott. András Fejérdy, curatore dell’opera (Università Cattolica Pázmány Péter, Budapest) ha sottolineato che uno dei pregi del volume è quello di essere uno studio comparato dell’esperienza della Ostpolitik vaticana nei diversi Paesi dell’Europa Centrale ed Orientale. Il focus è volutamente sulle fonti locali di questi Paesi, con l’intento di richiamare l’attenzione degli studiosi su di esse. Per quanto riguarda i materiali utilizzati per gli studi sulla Ostpolitik è stata rilevata una differenza di approccio tra la letteratura scientifica occidentale e quella orientale: i primi si basano soprattutto su memoriali, e sui ricordi dei protagonisti, mentre nei Paesi direttamente interessati dalla politica in questione si è preferito la ricerca e la pubblicazione delle fonti archivistiche rese accessibili dopo il 1990.

La Prof.ssa Rita Tolomeo, professore di Storia dell’Europa Orientale dell’Università La Sapienza (Roma) ha illustrato la genesi del nuovo approccio della Santa Sede verso i Paesi comunisti, sottolineando come la Chiesa dopo il Concilio Vaticano II, abbandonando un atteggiamento “anti”, abbia voluto invece cercare il dialogo e l’incontro con i rappresentanti del comunismo.

Il Dott. Johan Ickx, direttore dell’Archivio Storico della Seconda Sezione della Segreteria di Stato (Città del Vaticano), ha inquadrato la politica orientale nella più ampia tradizione concordataria della Santa Sede. Ha dimostrato così che si trattava piuttosto di una continuità, anche perché i suoi protagonisti non erano del tutto nuovi in Vaticano. Agostino Casaroli, per esempio era stato archivista della Congregazione per gli Affari Ecclesiastici Straordinari sotto Pio XII e, come tale, il migliore conoscitore delle carte, dei processi e dei precedenti. La prassi concordataria aveva avuto diversi periodi molto intensi nel passato, come nel XIX secolo, con i Paesi dell’America Latina o, dopo a Grande Guerra, con i nuovi Stati nati dalle ceneri dell’Impero Austro-Ungarico. Il momento culminante è stato forse il concordato con la Germania nel 1933, intesa come strumento utile a difendere i diritti dei fedeli, ma la cui inosservanza da parte tedesca ha provocato una grande delusione, anche personale, a Pio XII, portando a una pausa nella prassi concordataria della Santa Sede.

Il Rev. Carlo Pioppi, professore di Storia della Chiesa della Pontificia Università della Santa Croce (Roma) ha richiamato l’attenzione sulla plurisecolare tradizione della Santa Sede che da sempre predilige le trattative e la mediazione. L’Ostpolitik vaticana non è stata quindi altro che la naturale prosecuzione di questo atteggiamento che trova le sue analogie storiche per esempio con San Leone Magno e Attila, San Gregorio Magno e i Goti, San Gregorio VII e l’imperatore Enrico IV, Pio VII e Napoleone. Il Rev. Pioppi ha rilevato anche due ulteriori caratteristiche dell’agire della Chiesa nei secoli. L’una è che la Chiesa si avvale sia della testimonianza, del martirio che del negoziato e degli accordi con le realtà del mondo. L’altra invece consiste in una sorta di tensione che si può spesso scorgere all’interno della Chiesa stessa, tra la periferia e il centro, nel senso che la Santa Sede ha, naturalmente, una visione diversa, di lungo respiro degli avvenimenti, mentre le Chiese locali devono vivere immersi nella realtà concreta. Tutto questo può aiutare ad inquadrare meglio anche l’Ostpolitik della Santa Sede come fenomeno storico all’interno della ben più ampia storia della Chiesa.

 
Indice del volume

 
·         Introduction

o    András Fejérdy

§  New Perspectives in Researching the Vatican’s Eastern Policy

·         International and Cultural Contexts

o    Pál Hatos

§  Eastern Policy – Western Roots: The Cultural Context of the Vatican’s Ostpolitik

o    Roberto Morozzo della Rocca

§  Agostino Casaroli and the Popes of the Ostpolitik

o    Adriano Roccucci

§  Moscow and the Vatican’s Ostpolitik in the 1960s and 1970s: Dialogue and Antagonism

o    Thomas Gronier

§  Austria’s Place in the Ostpolitik of Popes Pius XII, John XXIII and Paul VI

·         Sources

o    Nadehzda Belyakova

§  The Ostpolitik of Pope Paul VI: Soviet Sources and Research Perspectives

o    Adam Somorjai OSB

§  American Diplomatic Sources on the Ostpolitik of the Holy See. Two Case Studies

o    Inese Runce

§  When All Roads to Rome Lead through Moscow. Ostpolitik in the Light of the Diary of Cardinal Julijans Vaivods, Archbishop of Riga

o    Pavol Jakubčin

§  Sources of the Czechslovak Secret Services on the Ostpolitik

·         New Approaches

o    András Fejérdy

§  The Holy See’s Negotiations with Budapest and Prague (1963-1978): Criteria for a Comparative Analysis

o    Emilia Hrabovec

§  The Vatican Ostpolitik and Czechoslovakia. National Aspects of the Political-Ecclesiastical Negotiations

o    Krysztof Strzałka

§  The 1974 Polish-Vatican Agreement: New Sources and a New Interpretation

o    Roland Cerny-Werner

§  A Regular Visit? The Diplomatic Trip of Agostino Casaroli to East-Berlin and its Reception in East-Berlin and the Vatican

·         Index

·         Biographical notes

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