lunedì 9 gennaio 2017

Inaugurazione cinquecentenario Riforma protestante - Ministro Balog: non celebriamo ma rendiamo grazie


“La Riforma protestante è progresso e confronto con noi stessi nello stesso tempo” – ha detto Zoltán Balog, Ministro delle Risorse Umane ungherese in occasione dell’apertura dell’Anno Memoriale del 500° anniversario della Riforma Protestante, il 6 gennaio 2017, nel Palazzo delle Arti di Budapest.

Il ministro nel suo discorso ha sottolineato: la Riforma non si celebra e, soprattutto, non come una vittoria sulla Chiesa Cattolica. Secondo la nostra fede facciamo parte dell’unica chiesa anche se interpretata da punti di vista diversi.

Ricordando la Riforma, iniziata 500 anni fa da Wittenberg, sebbene non la celebriamo, possiamo certo rendere grazie per tutto quello che, nonostante le divisioni, questo movimento di rinnovamento mondiale ci ha regalato: una Fede sempre più forte, la fiducia verso Dio, la lingua nazionale, una forza culturale ed economica, la scienza rinnovata.

Il ministro ha inoltre specificato: Tutti questi sono atti umani senza di cui il mondo sarebbe più povero, ma il vero senso della Riforma non è rivolto a cosa fa l’uomo, ma quello che Dio fa con l’uomo. Il messaggio più importante della Riforma protestante è che la Realtà Suprema, che identifica l’uomo, vuole il bene dell’uomo stesso e ciò viene provato dalla vita, dalla morte e dalla resurrezione di Gesù Cristo. La Riforma protestante ci insegna a costruire la vita su questa Fiducia, e tutto ciò che facciamo deve essere un atto di ringraziamento per l’Amore infinito che Dio ci riserva.

Tale messaggio non era nuovo 500 anni fa, lo pronunciò Gesù stesso, lo scrissero gli evangelisti, poi San Paolo, Sant’Agostino, San Francesco e altri ancora, col tempo però esso e la sua forza sono andati alquanto dimenticati. Fu grazie a Lutero e Calvino invece che la forza del messaggio fu riscoperta ed è a loro che noi dobbiamo tutta la nostra riconoscenza. Oltre la gratitudine, comunque, durante l’anno della Memoria è importante che ciascuno di noi guardi dentro se stesso e chiedersi: “Ci crediamo e ci fidiamo davvero di questo messaggio?”

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