Le
effigie di ventuno santi e beati dell’Ungheria ornano le pareti della Cappella
Magna Domina Hungarorum nelle Grotte Vaticane. La cappella, consacrata da S.
Giovanni Paolo II nel 1980, è chiamata a rappresentare gli estesi legami della
nazione ungherese con gli altri popoli europei proprio attraverso le figure dei
santi.
Nella
sua memoria liturgica presentiamo la Beata Salomea, una delle sante che
uniscono i popoli ungherese e polacco.
Beata Salomea - Cappella ungherese delle Grotte Vaticane (opera di László Marton) |
Nata a Cracovia nel 2011, Salomea fu la figlia di
Leszek I, Granduca di Polonia che dall’età di 4 anni fu promessa sposa del
principe Colomanno, figlio minore re di Andrea II d’Ungheria. Colomanno regnò
per un breve periodo sul trono di Galizia, successivamente tornò nel Regno d’Ungheria
dove fu principe della Slavonia. Colomanno e Salomea vissero in castità. Salomea
si prodigò in opere di carità, aiutando gli ordini dei domenicani e dei
francescani.
Colomanno morì nel 1241 per le ferite riportate nella
battaglia contro i mongoli che invasero e distrussero l’Ungheria. Salomea, rimasta
vedova, tornò in Polonia e fondò un monastero di clarisse a Skala, dove visse lei stessa fino alla morte avvenuta il
17 novembre 1268.
Papa Clemente X la dichiarò beata nel 1672. Il suo
corpo è venerato nella chiesa dei francescani di Cracovia.
Festa liturgica: 17 novembre
Raffigurazione: Salomea evita le feste della corte reale
Autore: László Marton, scultore
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