Mihály Habsburg-Lothringen, Presidente della Fondazione Mindszenty (Foto: Klára Várhelyi) |
Eccellenze, Reverendissimi Padri,
Kedves Mindszenty bíboros tisztelők, Hölgyeim és Uraim!
Un saluto molto cordiale nel nome della Fondazione
Cardinale Mindszenty in questa bellissima Basilica minore di Santo Stefano
Rotondo al Celio, chiesa titolare scelta dal Primate di Ungheria, diventata
Chiesa nazionale per tutti gli Ungheresi.
Proprio oggi 60 anni fa, il Cardinale Mindszenty,
non potendo più tornare dal Parlamento dove si trovava, nel suo Palazzo a Buda
perché i ponti erano o ancora distrutti o già occupati dai carri armati
sovietici, correndo fra gli spari e i tiri ha potuto raggiungere la missione
diplomatica più vicina, ossia quella degli Stati Uniti. Il Presidente
Eisenhower accordò personalmente l'asilo politico all'alto ospite entro
mezz'ora.
Il 4 novembre 1956 è anche il giorno nel quale l’eroica
lotta per la libertà del popolo Ungherese ha trovato la sua fine tragica.
Questa lotta è durata solo 13 giorni, dal momento quando gli studenti
comminciarono la loro marcia, il 23 ottobre - oggi Festa Nazionale - e che in
poco tempo a coinvolto tutto il Paese.
Il mondo, sconvolto dall'emozione e dall’ammirazione per il corraggioso popolo, ha promesso di venire in aiuto. I carri armati e l'esercito sovietico lasciarono completamente il Paese per paura di un intervento dall'estero. L'Ungheria per qualche poche ore era libera! Vedendo che le promesse di aiuto erano vane e solo parole vuote, l'oppressore sovietico tornò e allora comminciò ad aiutare un regime ancora più terribile.
Ma nonostante questa fine apparentemente tragica,
oggi sappiamo, che questi 13 giorni hanno costruito una roccia, hanno fondato
la base di quello che solo 33 anni più tardi - un numero da riflettere (!) -
nel 1989, doveva diventare la vittoriosa liberazione di Ungheria e degli altri
paesi di Europa Centrale.
Il 4 novembre, dunque, cominciarono per il
Cardinale 15 anni di una nuova prigionia, essendogli proibito il contatto con
il mondo di fuori, proibito il contatto con i suoi connazionali che lavoravano
nell'Ambasciata ed essendo costretto di muoversi solamente tra le mura della
sua stanza, con le imposte delle finestre chiuse, oppure essendo permesso ogni
giorno per qualche momento la passeggiata nel piccolo cortile interno.
Ma proprio in questa situazione oppressiva il
Primate trovò la forza di scrivere le sue famose Memorie e continuò la sua lotta
per la libertà della sua Chiesa e del suo popolo.
Nella sua vita il Cardinale ha dovuto soffrire in
tutto 23 anni di prigionia, già sotto la dittatura proletaria nell’agosto del
1919, sotto il terrore nazista nel 1944, poi gli 8 anni di carcere comunista e,
infine, i 15 anni di semi-prigionia nella missione americana.
Papa Pio XII aveva profetizzato al nuovo Cardinale,
al momento della sua creazione, dopo aver detto “Éljen Magyarország” - viva l’Ungheria
- disse: “Tra i 32 nuovi Cardinali, tu sarai il primo a dover accettare il
martirio della porpora!” E infatti, come il suo Signore Gesù Cristo, il
Cardinale ha subito dopo il suo arresto, il 26 dicembre 1948, 30 giorni di
umiliazioni, di torture, di bastonate, gli è stato impedito di dormire fino
all'inizio del processo farsa.
Nella sua predica di insediamento a Esztergom, il 6
ottobre 1945, il Cardinale fra altro disse - e oggi ce lo dice a noi tutti qui
di nuovo: “Cari fedeli..., cerchiamo di essere ora un popolo orante. Se
impareremo di nuovo a pregare, ritroveremo in noi una fonte inesauribile di
energia e di fede. Con l'aiuto di Dio Padre e della Madre Maria sarò volentieri
la coscienza del mio popolo, busserò come la sentinella vigile alla porta delle
vostre anime e - andando contro gli errori che si vanno diffondendo dappertutto
- predicherò al nostro popolo le antiche verità eterne e richiamerò a nuova
vita le sue sante tradizioni”.
Vedendo la lenta presa di potere dei communisti
nel suo Paese e come risposta ad essa, il nuovo Cardinale proclamò nel 1947 un anno
mariano dedicato alla Magna Domina Hungarorum. La risposta del suo gregge fu
massiva: quell’più di 3 milioni di fedeli lo seguirono nei santuari mariani. Da
molti secoli non è stato più un movimento spirituale così profondo in tutto il Paese.
Fu allora che il Cardinale disse le famose parole:
“Se avremo un milione di Ungheresi che pregano, non avrò più paura per il
futuro del mio Paese.”
Questa sua esclamazione divenne il motto e la
motivazione della nostra Fondazione Mindszenty e infatti da anni abbiamo
superato questa cifra di fedeli registrati da noi e che pregano per la Chiesa ungherese e per la beatificazione
del Cardinale.
Oggi, 27 anni dopo la liberazione dal comunismo
vediamo un’Ungheria non solo libera ma anche realmente cristiana. Vediamo un
governo deciso a difendere i valori cristiani contro tutti i venti contrari.
Vediamo nel nostro Paese una nuova Costituzione che mette Dio al primo posto,
che difende il matrimonio, difende la famiglia e mette sotto la protezione
della Costituzione la vita umana fino alla morte naturale.
Tutto questo riconosciamo come frutto di tutte le
sofferenze e del sangue versato dal popolo ungherese martirizzato per 40 anni.
Vediamo un’Ungheria capace di essere un esempio splendente per un Continente
diventato vecchio, stanco e debole che da lungo a voltato le spalle a Cristo,
lasciandosi trascinare nella confusione e nell’abisso creato dal relativismo,
dal liberalismo, dal assurda ideologia del cosiddetto gender che negano la legge naturale ed infine negano il Creatore.
Per concludere vorrei recitare la preghiera per la Beatificazione del
Cardinale :
O Dio, tu scegliesti il Cardinale József Mindszenty
come Vescovo e Pastore fedele
fino alla morte in tempi di persecuzione:
Testimone della verià e della carità.
Ti preghiamo di concedere al tuo popolo fedele di poter venerarlo quanto
prima tra i Santi della nostra Chiesa.
Per Cristo nostro Signore.
Amen.
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