(Foto: Klára Várhelyi) |
Nel
sessantesimo anniversario della Rivoluzione e Guerra d’Indipendenza ungherese
del 1956 una commemorazione delle vittime è stata celebrata la sera del 4
novembre, nella Basilica di S. Stefano Rotondo al Celio. Un’occasione anche per
ringraziare le Istituzioni e ricordare le persone che quella volta avevano generosamente
aiutato l’Ungheria e i suoi esuli. Al termine dell’evento è stata inaugurata
una lapide in ricordo del Card. József Mindszenty, già titolare della Basilica
stessa, nonché allestita una mostra sulla sua vita.
Alla
presenza dei membri del corpo diplomatico accreditato presso la S. Sede, dei
rappresentanti di vari istituti ecclesiali dell’Urbe, della comunità ungherese
di Roma, nonché di esponenti della società romana, ma anche di pellegrini, la
preghiera diringraziamento e di suffragio è stata guidata da Mons. László
Németh, coordinatore pastorale degli ungheresi in Italia, con l’assistenza del
coro degli alunni ungheresi del Collegio Germanico-Ungarico.
Commemorazione dell'anniversario del 1956 nella Basilica di S. Stefano Rotondo |
Nel
suo saluto l’Ambasciatore d’Ungheria presso la S. Sede Eduard
Habsburg-Lothringen ha ringraziato la Santa Sede, ricordando gli interventi di
Papa Pio XII a favore degli ungheresi, nonché il Sovrano Militare Ordine di
Malta, che sessant’anni fa si trovava in prima linea nel soccorrere i bisognosi
durante e dopo la rivoluzione. Ha voluto ricordare, a pochi giorni dalla sua
scomparsa, P. Tommaso Toschi, il “frate volante” che tanto ha fatto per gli
esuli magiari.
L'Ambasciatore d'Ungheria in Italia, Péter Paczolay (foto: Klára Várhelyi) |
Péter
Paczolay, Ambasciatore d’Ungheria in Italia ha illustrato il legame della
chiesa di S. Stefano Rotondo con gli ungheresi e con il Card. Mindszenty. Ha rievocato
anche la rilevanza di S. Giovanni da Capestrano nel ricordo della rivoluzione
del 1956: in primo luogo, la coincidenza
della data della sua festa con quella dello scoppio della rivoluzione: il 23
ottobre, appunto; inoltre, la tradizione delle commemorazioni ungheresi della
rivoluzione che a partire dal 1966 si sono sempre svolte a Capestrano. Ha
rilevato come in tante città e in tanti paesi italiani vi sia rimasto un segno
tangibile della simpatia, della generosità e dell’accoglienza che gli italiani
sessant’anni fa avevano testimoniato nei confronti degli ungheresi: si tratta
delle numerose vie e piazze intitolate all’Ungheria e ai suoi martiri.
Michael
Habsburg-Lothringen, presidente della Fondazione Cardinale Mindszenty ha
parlato della figura dell’eroico primate ungherese in riferimento agli eventi
del ’56. Ha annunciato che il sogno di Mindszenty, di avere cioè un milione di
persone in preghiera per l’Ungheria, oggi è una realtà viva, e nel Paese il
cristianesimo ha un ruolo fondamentale.
Mostra sul Card. Mindszenty (a cura di Gergely Kovács) |
Le
preghiere e i canti in suffragio delle vittime della Rivoluzione del 1956, e dei
soccorritori sono stati accompagnati dall’accensione delle candele, collocate
intorno all’altare da studenti provenienti dalla città di Sopron.
Il Card.Brandmüller, l'Amb. Paczolay, l'Amb. Habsburg, Mons. Acerbi davanti alla la lapide del Card. Mindszenty (Foto: Klára Várhelyi) |
A
conclusione della commemorazione, nel vestibolo della Basilica di S. Stefano
Rotondo il Cardinale Walter Brandmüller, Presidente emerito del Pontificio Comitato
di Scienze Storiche ha benedetto la nuova lapide marmorea in ricordo del
Cardinale Mindszenty. L’epigrafe ungherese-italiana rievoca tutta la storia dei
legami con gli ungheresi, dei quali la basilica è chiesa nazionale. Due
formelle di bronzo, opere dello scultore Róbert Csíkszentmihályi, raffigurano
il Cardinale Mindszenty e lo stemma dell’Ungheria, sorretta dall’angelo custode.
Ecco il resoconto dell'evento da Andrea Gagliarducci su Aci Stampa:
Aggiornamento:
L’esposizione e la pubblicazione del libro è stata
sostenuta dal Comitato commemorativo istituto per il 60mo anniversario della
Rivoluzione e Guerra d’indipendenza del 1956.
Nessun commento:
Posta un commento