Sessant’anni fa l’Europa non era il continente che conosciamo oggi. Non
c’erano frontiere comuni, non c’era un’unica area in cui si condividessero
pace, benessere economico, tutela dei diritti e dello stato di diritto.
Sessant’anni fa l’Europa era divisa. I vincitori del conflitto mondiale
avevano deciso per tutti. Le carte politiche erano state ridisegnate. C’era un
limite a dividere due mondi, un muro fisico e ideologico a separare vite e
destini. A est di quel muro vite e destini erano segnati. Un’apparente
stabilità sociale nascondeva un sistema costruito unicamente sulla paura e
sulla delazione. Quello stesso stato che sembrava difendere e accudire il suo
popolo si era impadronito delle vite del suo popolo.
Sessant’anni fa i giovani, gli intellettuali, gli operai ungheresi decisero
di riappropriarsi del loro destino. Guidarono un popolo contro il potere
sovietico ben consapevoli che una simile sfida avrebbe messo a rischio le loro
stesse vite. Sessant’anni fa nelle strade di Budapest si celebrò la vittoria
della libertà, una vittoria che si rivelò tuttavia fragile e breve. Quasi solo
un’illusione. Troppo potente l’avversario sovietico. Troppo piccola e
ininfluente l’Ungheria per destare l’interesse della comunità internazionale.
Quel mondo e quei suoi equilibri non dovevano cambiare. Nelle strade di
Budapest la rivoluzione era vinta, le speranze dei magiari erano soffocate.
Dopo sessant’anni la memoria di quella gloriosa e tragica rivoluzione è
ancora viva. Lo è in patria ma lo è anche oltre confine. Tutta la comunità
ungherese sparsa nel mondo ricorda quei giorni con fervore.
Qui in Italia sono molte le iniziative volte a commemorare la rivoluzione
del ’56 tra cui il “tour della memoria Roma-Capestrano”,
manifestazione originale e significativa al tempo stesso. Italiani e ungheresi
percorreranno insieme un itinerario all’insegna
del rispetto, della fratellanza, di quei valori che lo sport ancora
rappresenta.
Il tour della memoria vuole essere anche un gesto di gratitudine verso il
popolo italiano e in particolare della gente di Capestrano per la
solidarietà e lo spirito di accoglienza dimostrati nel 1956 nei confronti dei
rifugiati ungheresi.
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