In occasione della
festa della Magna Domina Hungarorum, patrona dell’Ungheria e della omonima
cappella delle Grotte Vaticane, sabato 8 ottobre 2016 il Cardinale Angelo
Comastri, Vicario Generale di Sua Santità per la Città del Vaticano e Arciprete
della Basilica Papale di San Pietro ha presieduto la S. Messa all’Altare della
Cattedra della Basilica di San Pietro.
Hanno concelebrato
Mons. Lajos Pápai, vescovo emerito di Győr e i sacerdoti ungheresi di Roma. Il
Coro Santa Cecilia di Kolozsvár ha accompagnato la liturgia con la Missa tertia di György Orbán, nonché con canti mariani ungheresi. Al termine della
celebrazione i partecipanti hanno reso omaggio alla Madonna nella cappella
ungherese.
Pubblichiamo il
testo dell’omelia del Cardinale Angelo Comastri.
* * *
1) Entrando nella Cappella Ungherese, che è un gioiello
all'interno delle Grotte Vaticane, lo sguardo viene immediatamente attratto da
una grande statua bronzea che riproduce Santo Stefano, Re di Ungheria e
fondatore dello Stato ungherese.
Il Santo Re viene riprodotto in un gesto significativo, che
sintetizza tutta la sua vita di credente: il Re infatti tiene in mano la corona
regale, che è simbolo della nazione ungherese, e la presenta a Maria, affinché
Maria la difenda, la custodisca e la protegga.
E, nello sguardo del Re Stefano si intravede la fiducia,
l'umiltà e anche la certezza che Maria vorrà accogliere il suo gesto di filiale
devozione.
Questo gesto del Re Stefano ha segnato profondamente la
storia del caro popolo ungherese e l'ha indirizzato verso Cristo attraverso
Maria.
E noi possiamo con sicurezza affermare che, nella gloriosa e
spesso sofferta storia dell'Ungheria, è impressa la risposta puntuale e fedele
della Madonna al gesto compiuto dal Santo Re agli albori del secondo millennio
cristiano.
E, per questo, l'Ungheria è chiamata "Terra di
Maria". E il legame mariano addirittura, fino al 1848, era impresso nello
stesso Inno nazionale che, in realtà, era un Inno a Maria. Fatto davvero
commovente e singolare.
2) Chiediamoci: perché Santo Stefano è stato devoto della
Madonna, seguendo l'esempio dei santi che si sono tutti affidati a Maria fino a
San Giovanni Paolo II e fino a Santa Teresa di Calcutta? Perché?
La risposta sta nel Vangelo, che registra una precisa e
irrevocabile decisione di Dio.
Eccola. L'umanità si è allontanata da Dio, ma Dio non si è
allontanato dall'umanità; l'umanità non si è fidata di Dio, ma Dio continua ad
avere fiducia nell'umanità: l'umanità ha tradito Dio, ma Dio non tradisce
l'umanità.
Ecco perché Dio è arrivato a prendere una decisione che noi
Gli avremmo sicuramente sconsigliato.
Dio ha mandato il Suo Figlio dentro la nostra storia
diventata cattiva e ribelle per dare inizio ad una nuova storia: la storia
della salvezza, la storia dell'umanità liberata dal peccato; storia che è
ancora in svolgimento (e, per questo, noi siamo qui raccolti in preghiera).
Ma - attenti bene! - nel momento in cui il Figlio di Dio è
entrato dentro la nostra storia e dentro la nostra famiglia umana, Egli ha
bussato alla porta della libertà di Maria: le ha chiesto ospitalità e nel
grembo verginale di Maria, il Figlio di Dio si è fatto uomo.
Da quel momento, Maria è coinvolta nella storia del recupero
dell'umanità e la sua presenza è facilmente individuabile in tanti interventi
che traducono la sua materna sollecitudine.
Santo Stefano aveva il cuore aperto al Vangelo, aveva lo
sguardo limpido per vedere gli orientamenti di Dio: per questo accolse
docilmente e fiduciosamente la presenza di Maria e volle affidare a lei la
nascente nazione ungherese.
E il popolo ungherese è stato fedele al gesto di Santo
Stefano: infatti oltre 130 Santuari mariani in terra ungherese raccontano la
devozione del popolo alla Madonna e i pellegrinaggi testimoniano il fervore e
la sincerità di questa devozione.
3) Approfondiamo ancora. Accostiamoci alla radice della
devozione mariana per far emergere tutta la saggezza del gesto di Santo Stefano
e la coerenza con il santo Vangelo.
L'evangelista Giovanni riferisce che a Cana di Galilea, Gesù
compì il primo miracolo con il quale manifestò ai discepoli la Sua identità
divina.
Ebbene, questo primo miracolo avvenne per la preghiera umile
e fiduciosa di Maria. Fu lei a vedere il bisogno degli sposi, fu lei a
presentarlo a Gesù, fu lei a suggerire ai servi: "Fate quello che Gesù vi dirà".
Santo Stefano, assiduo frequentatore del Vangelo, conosceva
bene questa meravigliosa interferenza mariana e ne trasse una logica
conseguenza: cioè l'affidamento a Maria di tutta la Nazione ungherese.
Non solo. Gesù, mentre sulla Croce si lasciava aggredire dalla
cattiveria umana e rispondeva con la potenza divina dell'amore e del perdono,
in quel momento rivolse a Maria parole tanto impegnative.
Indicando Giovanni, che rappresentava la Chiesa e l'intera
umanità, Gesù disse a Maria: "Donna,
ecco tuo figlio!". Ciò vuol dire: "Maria pensa a lui, aiutalo a
fidarsi di me, aiutalo a credere che la cattiveria si vince con la bontà,
aiutalo ad accogliere senza paura il comandamento dell'amore, con cui è
possibile smorzare e vincere l'odio che fa deviare gli uomini dalla via di Dio".
In queste parole di Gesù, Santo Stefano certamente trovò
valido e indiscutibile sostegno per la sua devozione mariana: una devozione che
ha trasmesso al popolo ungherese come preziosa eredità.
Concludo, allora, con un augurio. L'Europa è stata veramente
unita soltanto quando era tutta profondamente cristiana.
Ritorni la fede cristiana a circolare nelle vene dell'Europa,
insieme alla irrinunciabile devozione a Maria: e così spunterà una nuova
stagione di pace sicura e di fraternità sincera: soltanto la Madre infatti ha
il potere di riunire e di pacificare il cuore dei suoi figli.
Mi piace anche ricordare che il colore azzurro della
bandiera europea (con le dodici stelle) contiene un chiaro riferimento a Maria:
l'ha dichiarato Arsène Heitz
autore del bozzetto della bandiera.
Mentre il vento accarezza la bandiera europea esposta in
tutte le nazioni d'Europa, Maria, tanto amata dal Santo Re Stefano, accarezzi i
cuori degli europei e li riporti al fervore del primo incontro con il
cristianesimo.
Così sia per intercessione di Maria!
Celebrazione all'Altare della Cattedra (foto: Klára Várhelyi) |
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