È stato presentato dal Cardinale Péter Erdő lo scorso 15 novembre, il volume
sul Pontificio Istituto Ecclesiastico Ungherese in Urbe, scritto dal suo
attuale rettore, lo storico Mons. Tamás Tóth. In occasione dell’evento,
l’Istituto che funge da collegio sacerdotale, facente capo alla Conferenza
Episcopale Ungherese, ha aperto le sue porte al pubblico. Il volume edito
in lingua italiana e ungherese presenta numerosi documenti e fotografie finora
mai pubblicate nonché la lista degli ex-alunni dell’Istituto.
Presentazione del libro con il Card. Erdő e Mons. Tóth |
La sede dell’Istituto, che ospita dei sacerdoti ungheresi durante i loro
studi post-graduali a Roma, risale al 1927, quando lo Stato ungherese acquisì
il Palazzo Falconieri a Via Giulia per stabilirvi l’Accademia d’Ungheria. Dell’istituto
di cultura ungherese faceva parte una “sezione ecclesiastica”, la quale si rese
poi autonoma nel 1940, per iniziativa del Cardinale Jusztinián Serédi Primate d’Ungheria,
con decreto della Santa Sede.
I momenti storici più significativi dell’Istituto sono stati presentati dal
Cardinale Péter Erdő, attuale Primate d’Ungheria e Arcivescovo di
Esztergom-Budapest nonché ex-alunno dell’Istituto, sottolineando come la
presenza della Chiesa ungherese a Roma fosse continua sin dalla fondazione
dello stato ungherese. Una continuità interrotta persino durante il comunismo
grazie proprio all’esistenza dell’Istituto, gestito da ecclesiastici ungheresi
in esilio, che ha anche avuto un ruolo fondamentale nell’accoglienza dei profughi
ungheresi dopo il 1956.
Il cambiamento arrivò nel 1964 con l’intesa semplice tra Ungheria e Santa
Sede, quando la direzione dell’Istituto fu delegata alla Conferenza Episcopale Ungherese
permettendo così l’arrivo dei sacerdoti borsisti direttamente dell’Ungheria. Ciò
ha aiutato in modo notevole la Chiesa in Ungheria ad essere al passo con i
tempi, di mantenere una certa apertura verso il resto del mondo da oltre
cortina.
Lapide commemorativa a Palazzo Falconieri |
Il Card. Péter Erdő ha ricordato i suoi anni trascorsi a Roma da studente
negli anni ’70, sottolineando che per i sacerdoti ungheresi, ancora oggi,
studiare a Roma significa un’apertura unica verso la cultura internazionale e
un’opportunità singolare di costruire dei rapporti con i professori e studenti
di tutto il mondo. Mons. Tamás
Tóth, Rettore dell’Istituto e autore del volume ha presentato la vita attuale dell’Istituto
fa parte anche della rete internazionale dei collegi ecclesiastici romani.
Dopo la presentazione, per la prima volta nella sua storia, l’Istituto
Pontificio Ecclesiastico Ungherese ha aperto le sue porte al pubblico dando la
possibilità di visitare anche la cappella, con gli affreschi di Péter Prokop e
le vetrate di János Hajnal.
La Cappella dell'Istituto con gli affreschi di Prokop e le vetrate di Hajnal |
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