Presepe artigianale ungherese donato al Museo del Presepio di Roma |
"È con commozione che leggiamo sulle
prime pagine della Bibbia che il Creatore ha affidato all’uomo gli esseri
viventi della terra. Sarebbe però un compito troppo gravoso conoscere e
cogliere con l’intelletto tutto il creato in tutte le sue sfaccettature. Ci
proviamo certo a descrivere in qualche modo, con le nostre categorie umane, l’universo
che ci circonda ma in ogni epoca ci rendiamo conto che i nostri concetti sono
insufficienti e dobbiamo trovare un altro approccio, anche diverso, alle cose. Adesso
stiamo vivendo il tempo di siffatti cambiamenti. Ne sentiamo gli effetti in
quanto molti rinunciano a cercare le profonde connessioni, altri provano a
proseguire nella ricerca seguendo esclusivamente le regole di una professione,
moltissimi, invece, pensano che non valga neanche la pena di occuparsi di tali
questioni e bisogna piuttosto vivere per l’attimo. Furono forse altrettanto gravi
le angosce che albergavano negli animi ai tempi di Virgilio che scrisse la sua
famosa IV Ecloga dalla quale traspare un’angoscia e un desiderio, che deve
nascere Qualcuno che cambi le sorti del mondo, che dissipi le tenebre della paura.
Da cristiani è bello credere e sapere, che noi uomini non siamo soli. È stato l’Onnipotente
stesso a prendersi cura di noi. È questo che celebriamo a Natale, è questo che
percepiamo accanto al presepe del Bambino di Betlemme. Poiché è Lui la luce che
illumina ogni uomo e che è venuto nel mondo."
(Tratto dall'articolo del Card.
Péter Erdő, Láttuk csillagát, in: Magyar Hírlap, 23 dicembre 2017)
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