Le
effigie di ventuno santi e beati dell’Ungheria ornano le pareti della Cappella
Magna Domina Hungarorum nelle Grotte Vaticane. La cappella, consacrata da S. Giovanni
Paolo II nel 1980, è chiamata a rappresentare gli estesi legami della nazione
ungherese con gli altri popoli europei proprio attraverso le figure dei santi.
Nella
sua memoria liturgica presentiamo la Beata Elisabetta, figlia del
re d’Ungheria, discendente di una eminente famiglia veneziana e morta come
monaca in Svizzera.
B. Elisabetta d'Ungheria (di Töss) nella Cappella ungherese in Vaticano (opera di Róbert Csíkszentmihályi) |
La Beata Elisabetta d’Ungheria nacque a Buda nel
1292 dal matrimonio di Andrea III d’Ungheria con Fenenna di Cuiavia (Polonia).
Re Andrea III, nato a Venezia da Tomasina Morosini, fu l’ultimo sovrano della Casa
di Árpád, e la sua unica figlia, Elisabetta è considerata pertanto l’ultimo
membro della dinastia ungherese che diede tanti santi e beati alla Chiesa. Tra le sue zie troviamo, per esempio, S. Margherita, S. Cunegonda (Kinga) e la più conosciuta S. Elisabetta d’Ungheria.
Dopo la prematura morte della madre perse, nel
1301, anche il padre. La matrigna Agnese d’Austria la destinò al convento delle
domenicane di Töss (oggi frazione di Winterthur) in Svizzera, anche per
sottrarla alle lotte per la successione al trono d’Ungheria. Tuttavia Elisabetta
confermò anche personalmente la scelta di vita religiosa quando rifiutò di
abbandonare il velo per sposare Enrico d’Asburgo (il Gioioso).
Elisabetta fu una ragazza molto fragile, sopportando
sempre con grande pazienza le diverse malattie che la colpirono. Visse una vita
di pietà e di carità esemplare. Non ebbe mai più dei contatti con la sua terra
d’origine e morì in convento il 31 ottobre 1336 (secondo la sua lapide, tuttora
conservata).
Secondo la leggenda, solo quando stava per morire
le consorelle si resero conto che la sua più grande sofferenza fu quella di
vivere lontano dalla patria. Nella Cappella ungherese è raffigurata proprio
questa scena: la Beata Elisabetta affida ad un uccellino il suo ultimo saluto alla
terra natia, simbolicamente rappresentato anche dal soldato in vestito
ungherese.
Festa: 31 ottobre
Autore del bassorilievo: Róbert Csíkszentmihályi,
scultore e medaglista
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