Tibor Baranszki (foto: embermentok.eletmenete.hu) |
Si è spento, nella sua casa di Buffalo
(USA), Tibor Baránszki, già collaboratore del Nunzio Angelo Rotta nel salvare
gli ebrei a Budapest e, successivamente, prigioniero politico nelle carceri
comuniste, poi esule dopo la rivoluzione del 1956. È stato un uomo di profonda
fede e di autentico patriottismo.
Nell’autunno del 1944, quando con l’occupazione
tedesca dell’Ungheria iniziò la deportazione degli ebrei anche da Budapest, il
Nunzio Angelo Rotta organizzò un sistema efficace per salvare i perseguitati
con dei salvacondotti della Santa Sede e nelle case poste sotto la protezione
della Nunziatura.
Fu in quest’opera di salvataggio che il
giovane seminarista Tibor Baránszki venne incaricato dal Nunzio di gestire le “case
protette” (alcune delle quali messe a disposizione dalla sua stessa famiglia) e
di distribuire i salvacondotti. Contribuì in questo modo a salvare circa 3.000
ebrei, talvolta riscattandoli, con notevole audacia personale, dai treni che li
avrebbero deportati in Germania. In un’intervista recente Baranszki affermò di
aver visto in Nunziatura la lettera autografa di Papa Pio XII che ordinava al
Nunzio Angelo Rotta di salvare più ebrei possibile.
Lasciapassare della Nunziatura al nome di Tibor Baránszki (foto: Index.hu) |
Dopo la guerra Baránszki venne arrestato
dai militari sovietici ma, per fortuna non finì deportato nell’URSS poiché un
soldato russo di fede ortodossa quando seppe che si trattava di un seminarista,
lo rilasciò. Lo arrestarono nel 1948 i comunisti in quanto personaggio attivo nell’associazionismo
giovanile cattolico. Fu liberato nel 1953 e trovò lavoro come insegnante
supplente.
Dopo lo scoppio della rivoluzione del
1956 a Budapest anche lui volle subito mettersi al servizio della causa della libertà.
Incaricato dagli insorti di tentare di trovare appoggio internazionale alla
causa ungherese partì per Roma per cercare aiuti con l’appoggio della Santa
Sede. La situazione a Budapest però presto precipitò e si rese conto che ormai
non era possibile fare molto.
Da esule si trasferì in America, si sposò
e lavorò come insegnante. Nel 1979 venne riconosciuto da Yad Vashem come Giusto
tra le Nazioni (v. lista ungherese in pdf).
In una intervista di qualche anno fa ad
un portale ungherese così parlò dei propri valori religiosi e patriottici:
„I miei valori furono determinati
soprattutto dalla ricerca di Dio. Sin da piccolo mi ha interessato conoscere
Dio (…) Ognuno prima deve fare qualcosa per sé stesso, per rimanere umano.
Dobbiamo scoprire il progetto di Dio su di noi. Al primo posto deve stare Dio e
la nostra fede, ma subito dopo l’identità nazionale che va vissuta nella
pratica, non a livello di frasi vuote. (…) Dobbiamo professare la nostra identità
ungherese e fare anche dei sacrifici per essa.”
Il Palazzo che fu sede della Nunziatura Apostolica nel Castello di Buda, cun la lapide in memoria del Nunzio A. Rotta (foto: @EduardHabsburg) |
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