La mostra “Faust Vrančić e la sua
eredità europea” si propone di presentare le opere di un famoso umanista
croato, inventore, vescovo e scrittore prolifico, homo universalis – in italiano Fausto Veranzio – che nella
letteratura viene spesso chiamato “il Leonardo
da Vinci croato”. La mostra sarà inaugurata il 13 novembre all’Accademia d’Ungheria in Roma (Via Giulia 1), alle ore 17, con una tavola rotonda che vedrà la partecipazione di illustri specialisti per
introdurre il pensiero geniale e il tempo in cui visse il Veranzio.
Per la prima volta in Italia, la mostra delle sue opere più prestigiose
sarà esposta a Roma, come frutto di una collaborazione tra l’Ambasciata della Repubblica di Croazia presso la Santa Sede, l’Ambasciata d’Ungheria presso la Santa
Sede e l’Accademia d’Ungheria; l’esposizione gode del patrocinio dell’Accademia della Scienza dell’Arte Croata, della
Biblioteca Nazionale e Universitaria, e del Museo Tecnico, e del
co-patrocinio del Ministero della
cultura della Repubblica di Croazia e della
Città di Zagabria.
Nel 2018, in cui si celebra l’Anno
europeo del patrimonio culturale, si
presenta a Roma l’eredità culturale,
scientifica e spirituale, nonché il contributo al patrimonio culturale europeo del
grande maestro Veranzio. La mostra ne presenta la vita e le attività, sia ecclesiastica
che politica, in tutti i suoi aspetti rilevanti.
L’importanza di Fausto Veranzio attraversa i confini della sua identità
nazionale e si distingue non solo per la sua ricca e vasta opera, ma anche per
una vita durante la quale ha raggiunto posizioni elevate nella gerarchia
ecclesiastica e politica del Regno Croato-Ungarico. Partendo da Sebenico, la
sua città natale in Dalmazia, egli coniugava nelle sue opere lo spirito del
Regno Croato-Ungarico e dell’Impero Asburgico, fino alla Repubblica di Venezia
e allo Stato Pontificio.
La celebre opera di Fausto Veranzio, Machinæ novæ, rappresenta un
capolavoro della tecnica rinascimentale che oltre al suo valore pratico, rispecchia
in piena misura lo spirito tecnico dell’autore, dove descrive 56 diversi
dispositivi e costruzioni tecniche. Le idee ed i progetti più preziosi del
Veranzio, nonostante lo sviluppo veloce della tecnica, vengono applicati in
tutto il mondo anche oggi, quattro secoli dopo la prima pubblicazione del
libro. Il quarto centenario della pubblicazione dell’opera era stato indicato
dall’UNESCO nel calendario degli avvenimenti importanti nel 2015.
Al centro della mostra si trova una replica stilizzata girevole del tetto
mobile del mulino, realizzata sulla base di uno dei disegni delle Machinæ novæ, attorno alla quale sono
esposti dieci modelli di ponti, mulini e di un torchio, costruiti secondo i
disegni del Veranzio. I modelli sono accompagnati da pannelli che ne espongono
ulteriori disegni.
Sono esposte anche le diverse ristampe del Dictionarium quinque
nobilissimarum Europæ linguarum, e altre opere. Fausto conosceva almeno
sette lingue, scrivendo opere di filosofia, lessicografia e storiografia, ed è
soprattutto importante per aver scritto un dizionario in cinque lingue, il
primo dizionario della lingua croata e uno dei primi della lingua ungherese.
La diversità della sua opera e l’universalità dei sui messaggi ci obbligano
a una ricerca continua e ad un’affermazione ulteriore della sua eredità, e
l’esposizione presente è solo un piccolo passo in questa direzione.
La mostra sarà
aperta fino al 7 dicembre, nei saloni dell’Accademia d’Ungheria in Roma (Lunedì
–Venerdì: 8.30-19-30; sabato-domenica: 10.00-13.00, 14.00-18.00).
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