mercoledì 14 novembre 2018

Faust Vrancic e l’importanza della conoscenza reciproca tra le nazioni dell'Europa Centrale


“Ungheria e Croazia hanno condiviso molti secoli di storia, avendo avuto in comune tante figure importanti sia per l’una che per l’altra nazione” – ha ricordato l’Ambasciatore d’Ungheria presso la Santa Sede all’inaugurazione della mostra “Faust Vrančić e la sua eredità europea” il 13 novembre, all’Accademia d’Ungheria. L’Ambasciatore Eduard Habsburg-Lothringen ha salutato il pubblico convenuto per una breve conferenza sulla vita, le opere e l’epoca di Fausto Veranzio, evidenziando innanzitutto “quell’atmosfera multiculturale e multilinguistica, rispettosa, tuttavia delle singole identità, che caratterizzò la nostra regione centro-europea – almeno fino a cento anni fa”.
Di ciò il Veranzio (Vrančić o Verancsics) è tuttora un illustre esempio. Egli, infatti, nato in Dalmazia, ha partecipato alle lotte contro il turco in Ungheria, essendo stato capitano della fortezza di Veszprém, antica ed importante città dell’Ungheria centro-occidentale che allora si trovava sulla linea del fronte. È stato, successivamente il “segretario ungherese” dell’imperatore e re, cioè il responsabile degli affari politici per l’Ungheria nella Cancelleria regia. Abitava in quel periodo a Posonio, capitale dell’Ungheria, che oggi si chiama Bratislava, ma anche presso la corte di Praga o a Vienna. È stato poi elevato al rango di vescovo di Csanád, sempre in Ungheria (era una sede titolare, allora, essendo sotto dominazione ottomana). Visse, infine tra Roma e Venezia.
“Penso – ha proseguito l’Ambasciatore Habsburg – che rievocare Fausto Veranzio ci aiuti a comprendere e riaffermare l’importanza della conoscenza reciproca tra le nazioni della nostra regione centro-europea. È questo il primo ed inevitabile passo per il rafforzamento di quella fratellanza che nel bene e nel male ci ha caratterizzati per tanti secoli. E anche per correggere certi pregiudizi che vedrebbero le nostre nazioni come prigionieri di qualche nazionalismo di vecchio stampo. Proprio gli eroi comuni, come Fausto Veranzio testimoniano come noi possiamo allo stesso tempo essere profondamente radicati nella nostra cultura, o meglio, nelle nostre culture centro-europee, e in quella universale, di cui Roma è stata sempre fonte e culmine.”
Sono intervenuti all’evento l’Ambasciatore di Croazia presso la Santa Sede, Neven Pelicarić, il Direttore dell’Accademia d’Ungheria István Puskás, nonché i rappresentanti delle istituzioni promotrici della mostra: la Biblioteca Nazionale e Universitaria di Zagabria, il Museo tecnico Nikola Tesla di Zagabria e l’Accademia croata delle scienze e delle arti.
Il Prof. Adriano Papo, del Centro Studi Adria-Danubia di Trieste, ha parlato di “Eruditi e umanisti dalmati del XVI secolo tra Italia, Croazia e Ungheria”. La Dott.ssa Marijana Borić, dell’Accademia croata delle scienze e delle arti ha illustrato gli “Orizzonti intellettuali ed eredità spirituale di Faust Vrančić” e, infine, la Dott.ssa Anja Nikolić-Hoyt, sempre dell’Accademia croata delle scienze e delle arti, ha approfondito “Il background concettuale del Dictionarium di Vrančić”
Dal catalogo della mostra pubblichiamo l’introduzione dell’Ambasciatore d’Ungheria:
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Salue / Dio-te salui / Sei gegrust / Zdrav-budi / Egesseges-legy
 
Sono forse queste cinque espressioni, di lingua latina, italiana, tedesca, croata e ungherese rispettivamente, riprese dal Dictionarium quinque nobilissimarum Europae Linguarum di Fausto Veranzio, il modo migliore per iniziare l’incontro con uno dei personaggi più interessanti del suo tempo e di quella regione che oggi chiamiamo Europa Centro-Orientale.

Già le varianti del suo nome – Faustus Verantius / Fausto Veranzio / Faust Vrančić / Verancsics Faustus – lasciano intuire che egli appartenesse a molti paesi e culture. Nacque in Dalmazia, studiò nel Veneto, si occupò di amministrazione ed economia nell’Ungheria, compresa l’odierna Slovacchia, poi si dedicò alla politica in Boemia ed Austria. Si distinse, però, soprattutto nel campo delle varie scienze. Con le sue invenzioni, di cui l’attuale mostra presenta i migliori esempi, volle migliorare prima di tutto la vita quotidiana: l’agricoltura e i trasporti.
È stato un inventore al servizio della pace, nonostante fosse comandante della guarnigione dell’antica città ungherese di Veszprém, allora in prima linea nelle guerre turche. È stato uno scienziato al servizio della popolazione, nonostante fosse segretario ungherese dell’imperatore e re, ossia uno dei primi responsabili diretti della politica ungherese del sovrano. È stato un uomo di fede, attratto da questioni etiche e da propositi di miglioramento della vita della Chiesa, nonostante fosse un vescovo che non mise mai piede nella sua diocesi di Csanád, non tanto per colpa sua quanto piuttosto a causa dell’occupazione turca. È stato un fedele figlio della sua terra natale dove volle tornare, anche dopo la morte, nonostante fosse un vero “mitteleuropeo” ante litteram, che era di casa in tutta la regione.
Mi piace pensare a Fausto Veranzio che passeggiando qui, a Via Giulia, compie forse una visita di cortesia proprio in questo palazzo dove oggi lo ricordiamo e che all’epoca fu residenza di alti prelati della Curia Romana. Forse fu proprio qui che cominciò a pensare alle sue proposte per liberare Roma dal pericolo delle inondazioni del Tevere.
L’Accademia d’Ungheria in Roma è, quindi, luogo veramente degno per commemorare tale illustre personaggio. È pure cosa giusta che a promuoverne il ricordo nell’Urbe siano le rispettive Ambasciate presso la Santa Sede di Croazia e Ungheria, le due nazioni che egli ebbe a rappresentare presso la Curia Romana del suo tempo.
Auspico che la mostra sull’eredità europea di Faust Vrančić possa contribuire ad una migliore comprensione delle nostre comuni radici culturali e spirituali, rafforzando i vicendevoli legami tra Croazia, Ungheria, Italia e Santa Sede.
Eduard Habsbug-Lothringen
Ambasciatore d’Ungheria presso la Santa Sede

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