Nella
ricorrenza del centenario della fine della Grande Guerra, la sera del 5
novembre, è stata celebrata una Santa Messa di suffragio per tutti i caduti
nella Chiesa di Santa Maria dell’Anima. La chiesa romana, infatti, custodisce
le spoglie di 456 soldati dell’esercito austro-ungarico, deceduti dei vari
ospedali di Roma e dei comuni limitrofi.
Alla celebrazione, presieduta da Mons. Franz Xaver Brandmayr, Rettore del Pontificio Istituto di S. Maria dell’Anima, hanno concelebrato molti sacerdoti di diverse nazionalità, tra cui quelli del Pontificio Collegio Slovacco dei SS. Cirillo e Metodio e del Pontificio Istituto Ecclesiastico Ungherese. Presenti diversi rappresentanti diplomatici accreditati presso la Santa Sede, inclusi quelli di Austria, Ungheria, Germania, Italia, Repubblica Ceca, Svizzera, Olanda, Slovenia, Croazia, Serbia, Portogallo.
Alla celebrazione, presieduta da Mons. Franz Xaver Brandmayr, Rettore del Pontificio Istituto di S. Maria dell’Anima, hanno concelebrato molti sacerdoti di diverse nazionalità, tra cui quelli del Pontificio Collegio Slovacco dei SS. Cirillo e Metodio e del Pontificio Istituto Ecclesiastico Ungherese. Presenti diversi rappresentanti diplomatici accreditati presso la Santa Sede, inclusi quelli di Austria, Ungheria, Germania, Italia, Repubblica Ceca, Svizzera, Olanda, Slovenia, Croazia, Serbia, Portogallo.
Nella
sua omelia Mons. Brandmayr ha riflettuto sulle circostanze della I Guerra
Mondiale, quando le forze negative hanno prevalso ovunque, quasi in modo
inspiegabile, e alla fine del conflitto tutti risultavano sfiniti e indeboliti,
sia i vinti che i vincitori. Oggi siamo tentati di pensare che non ci possa
essere mai più guerra in fra i popoli in Europa. Tuttavia questo non è automatico
– ha ammonito – ma bisogna lavorarci continuamente. Anche oggi, infatti, vi è molto
discontento in Europa e molta gente pensa che prima sia stato meglio. Dobbiamo perciò
impegnarci per la pace, anche sacrificando qualcosa, perché il sacrificio
causato dalla guerra è sempre molto più grande di qualsiasi altro sacrificio.
Dobbiamo perciò fare del nostro meglio per creare situazioni di pace per gli
uomini, altrimenti le guerre arriveranno anche da noi – ha detto Mons.
Brandmayr. San Paolo nella lettura della messa ci ha dato l’esempio, bello
anche se difficile, di come dobbiamo impegnarci per la pace: nessuno cerchi
solamente l’interesse proprio ma anche quello degli altri, considerando gli
altri superiori a sé stesso. Dobbiamo quindi cercare di capire gli altri, e il
vostro impegno di diplomatici – ha detto il celebrante rivolgendosi agli
Ambasciatori presenti – è quello di capire gli altri e il loro pensiero. Non aiuta
disprezzare chi la pensa diversamente, ma bisogna cercare di capire tutti con
un sentimento di stima. È, infatti, la stima che conta tanto: chi non si sente
stimato è portato all’aggressione, mentre un’atmosfera di stima apre la strada
alla pace, alla convivenza che rende felici e da una nuova speranza – ha
concluso Mons. Brandmayr.
Al
termine del rito i celebranti e i rappresentanti diplomatici presenti si sono
recati in processione nella cappella che sovrasta l’ossario dei caduti per una
speciale preghiera di suffragio.
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