La conferenza all'ONU sulla persecuzione dei cristiani (foto: Ministero Affari Esteri Ungherese) |
Il 28
settembre la Missione Permanente Ungherese presso l’ONU a New York ha
organizzato, in collaborazione con altre missioni, un evento dedicato alla
persecuzione dei cristiani: “Libertà dalla persecuzione” (Freedom from
Persecution: Christian Communities and Religious Pluralism in Danger).
Il
Ministro degli Affari Esteri e del Commercio ungherese On. Péter Szijjártó, avendo
richiamato l’attenzione al fatto che sono i cristiani la comunità religiosa più
perseguitata al mondo, ha sottolineato la necessità dell’accertamento delle responsabilità
dei crimini di guerra e contro l’umanità, perpetrati nei confronti dei cristiani
soprattutto nella Siria. Se la stabilità della Siria è chiaramente nell’interesse
dell’Europa, ha rilevato, una delle condizioni del ristabilimento della stabilità
è proprio la punizione dei crimini ivi commessi. È per questo che va sostenuto
il meccanismo dell’ONU istituito a tale scopo (International, Independent and Impartial Mechanism).
Mons. Gallagher e il Ministro Szijjártó alla conferenza (foto: Ministero Affari Esteri Ungherese) |
Alla
conferenza ha rappresentato la Santa Sede S.E. Mons. Paul Richard Gallagher, Segretario
per i Rapporti con gli Stati, il quale ha sottolineato l’importanza della responsabilità
di proteggere che si realizza prima di tutto con l’uguaglianza di tutti i cittadini
davanti alla legge. Esiste, inoltre, la responsabilità della comunità internazionale
ad assistere gli Stati nell’assicurare la protezione della popolazione,
specialmente nei confronti di attori non statali. È indispensabile, infine fare
di tutto per restituire alle minoranze etniche e religiose soggette a gravi
violazioni dei diritti umani ciò che è stato loro tolto. Si tratta di aiutarli
a tornare nelle loro terre di origine, aiutarli a ricostruire le loro case e
infrastrutture ma, soprattutto, il tessuto sociale indispensabile per una
convivenza pacifica. Monsignor Gallagher ha menzionato, in questo contesto, l’importanza
del contributo generoso “di Governi come l’Ungheria o di organizzazioni
caritative come Aiuto alla Chiesa che Soffre o Knights of Columbus” ai progetti
di ricostruzione avviati sulla Piana di Ninive.
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