venerdì 10 novembre 2017

Zoltán Kodály – pedagogia della musica sacra


Sepolcro di Zoltán Kodály nel cimitero di Farkasrét (Budapest)
Ricorrono quest’anno il 50º anniversario della morte e il 135º anniversario della nascita del grande compositore ungherese, Zoltán Kodály. Oltre ad essere un compositore fu anche musicologo, professore di musica, etnomusicologo, nonché educatore, una carriera che lo ha fatto diventare uno dei personaggi più famosi e conosciuti di tutta la storia del paese. É stato, prima di tutto, una persona di fede, la cui opera rappresenta una risorsa per la Chiesa in Ungheria.

Nacque a Kecskemét il 16 dicembre nel 1882. Si laureò in letteratura ungherese e in lingua tedesca, e studiò all’Accademia di Musica di Budapest. Il suo campo principale fu lo studio e la raccolta delle melodie arcaiche di tradizione orale ungherese. In questo lavoro ha collaborato molto con un altrettanto importante e conosciuto compositore ungherese, Béla Bartók.

Kodály, in seguito, s’interessò anche al problema dell’educazione musicale ed elaborò molti brani a scopi educativi per le scuole e diversi libri didattici, avendo così un profondo effetto nell’educazione musicale, sia in Ungheria che all’estero. Il cosiddetto “Metodo Kodály” racchiude le idee didattiche musicali di Kodály, anche se il suo lavoro non formò un metodo completo, ma tracciò una serie di principi da seguire nell’insegnamento.

L’opera di Kodály nell’ambito della musica sacra è altrettanto importante. Anche se non ha mai propriamente insegnato musica sacra, lo si può definire come “pedagogo della musica sacra”. Il suo scopo primario fu quello di evidenziare i valori della vita e condurre i suoi ascoltatori agli stili principali della musica sacra europea. Il canto gregoriano, il linguaggio musicale della polifonia classica, le melodie del salterio ginevrino, la polifonia di Johann Sebastian Bach, i canti popolari religiosi ungheresi del secolo XVI-XVII, le melodie classiche di Haydn, il linguaggio trascendentale della musica di Liszt hanno formato e arricchito la fantasia delle composizioni di Kodály.

Il 19 novembre del 1923 debuttò una delle sue opere più famose, il “Psalmus Hungaricus” (Salmo Ungherese), scritta per il giubileo dell’unificazione delle città di Buda e di Pest. Kodály riuscì a cogliere lo spirito della musica popolare ungherese che risulta radicato nella tradizione musicale cristiana occidentale così come nell’altra famosa composizione religiosa, il “Te Deum del Castello di Buda”.

Negli anni ’30 Kodály fondò delle riviste specializzate e cercò di contribuire alla riforma della musica sacra della Chiesa cattolica e di migliorare l’educazione musicale in Ungheria.

Durante la seconda guerra mondiale Kodály visse l’assedio di Budapest (inverno 1944/1945) nascosto nelle cantine rifugio della capitale. Compose in quei giorni la “Missa Brevis”, una supplica per la pace. Dopo la guerra ebbe un ruolo importante nella rinascita culturale e spirituale del Paese. Tra il 1946 e il 1949 fu presidente dell’Accademia Ungherese delle Scienze e viaggiò sia in Europa che negli Stati Uniti, tenendo conferenze soprattutto sulla musica popolare e sulla pedagogia musicale.

È noto l’aneddoto come avrebbe “salvato” l’inno nazionale ungherese quando il regime comunista gli chiese di comporre uno nuovo (al posto di quello, tuttora in uso, che inizia con il nome di Dio…). Morì a Budapest il 6 marzo 1967 e riposa nel cimitero di Farkasrét.

Le parole di Kodály: “La musica è di tutti” rispecchiano bene tutta la sua opera di vita. Avvicinare le persone alla musica sin da piccoli, far conoscere la propria cultura attraverso la musica, far amare la musica a tutti perché la musica è di tutti. La diffusa cultura musicale in Ungheria deve molto al suo impegno.

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