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Sepolcro di Zoltán Kodály nel cimitero di Farkasrét (Budapest) |
Ricorrono quest’anno il 50º anniversario della morte e il 135º anniversario
della nascita del grande compositore ungherese, Zoltán Kodály. Oltre ad essere un
compositore fu anche musicologo, professore di musica, etnomusicologo, nonché
educatore, una carriera che lo ha fatto diventare uno dei personaggi più famosi
e conosciuti di tutta la storia del paese. É stato, prima di tutto, una persona
di fede, la cui opera rappresenta una risorsa per la Chiesa in Ungheria.
Nacque a Kecskemét il 16 dicembre nel 1882. Si laureò in letteratura
ungherese e in lingua tedesca, e studiò all’Accademia di Musica di Budapest. Il
suo campo principale fu lo studio e la raccolta delle melodie arcaiche di
tradizione orale ungherese. In questo lavoro ha collaborato molto con un
altrettanto importante e conosciuto compositore ungherese, Béla Bartók.
Kodály, in seguito, s’interessò anche al problema dell’educazione musicale
ed elaborò molti brani a scopi educativi per le scuole e diversi libri didattici,
avendo così un profondo effetto nell’educazione musicale, sia in Ungheria che
all’estero. Il cosiddetto “Metodo Kodály” racchiude le idee didattiche musicali
di Kodály, anche se il suo lavoro non formò un metodo completo, ma tracciò una
serie di principi da seguire nell’insegnamento.
L’opera di Kodály nell’ambito della musica sacra è altrettanto importante.
Anche se non ha mai propriamente insegnato musica sacra, lo si può definire
come “pedagogo della musica sacra”. Il suo scopo primario fu quello di
evidenziare i valori della vita e condurre i suoi ascoltatori agli stili
principali della musica sacra europea. Il canto gregoriano, il linguaggio
musicale della polifonia classica, le melodie del salterio ginevrino, la
polifonia di Johann Sebastian Bach, i canti popolari religiosi ungheresi del
secolo XVI-XVII, le melodie classiche di Haydn, il linguaggio trascendentale della
musica di Liszt hanno formato e arricchito la fantasia delle composizioni di
Kodály.
Il 19 novembre del 1923 debuttò una delle sue opere più famose, il “Psalmus
Hungaricus” (Salmo Ungherese), scritta per il giubileo dell’unificazione delle città
di Buda e di Pest. Kodály riuscì a cogliere lo spirito della musica popolare
ungherese che risulta radicato nella tradizione musicale cristiana occidentale
così come nell’altra famosa composizione religiosa, il “Te Deum del Castello di
Buda”.
Negli anni ’30 Kodály
fondò delle riviste specializzate e cercò di contribuire alla riforma della
musica sacra della Chiesa cattolica e di migliorare l’educazione musicale in
Ungheria.
Durante la seconda guerra mondiale Kodály visse l’assedio di Budapest
(inverno 1944/1945) nascosto nelle cantine rifugio della capitale. Compose in
quei giorni la “Missa Brevis”, una supplica per la pace. Dopo la guerra ebbe un
ruolo importante nella rinascita culturale e spirituale del Paese. Tra il 1946
e il 1949 fu presidente dell’Accademia Ungherese delle Scienze e viaggiò sia in
Europa che negli Stati Uniti, tenendo conferenze soprattutto sulla musica
popolare e sulla pedagogia musicale.
È noto l’aneddoto come avrebbe “salvato” l’inno nazionale ungherese quando
il regime comunista gli chiese di comporre uno nuovo (al posto di quello, tuttora
in uso, che inizia con il nome di Dio…). Morì a Budapest il 6 marzo 1967 e
riposa nel cimitero di Farkasrét.
Le parole di Kodály: “La
musica è di tutti” rispecchiano bene tutta la sua opera di vita. Avvicinare le persone
alla musica sin da piccoli, far conoscere la propria cultura attraverso la
musica, far amare la musica a tutti perché la musica è di tutti. La diffusa cultura
musicale in Ungheria deve molto al suo impegno.