Si è tenuta,
l’8 giugno 2017, nell’Abbazia di Santo Stefano a Genova, una commemorazione del
Card. József Mindszenty, promossa dal Comitato Papa Pacelli – Associazione Pio
XII. Dopo la S. Messa il Presidente del Comitato, l’ Avv. Comm. Emilio
Artiglieri ha tenuto una relazione sulle figure di Pio XII e del Card.
Mindszenty. A conclusione dell’evento l’Ambasciatore d’Ungheria presso la Santa
Sede Eduard Habsburg-Lothringen ha pronunciato parole di apprezzamento e di
ringraziamento.
Pubblichiamo
il testo dell’intervento del Presidente Emilio Artiglieri.
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Pio XII strenuo
difensore del Card. Mindszenty
1. Saluti
È per me un
grande onore porgere in questa millenaria Abbazia il mio saluto a Sua
Eccellenza il Sig. Eduard Habsburg-Lothringen, Ambasciatore di Ungheria presso
la Santa Sede e il Sovrano Militare Ordine di Malta.
È forse più
di una felice coincidenza il fatto che ci troviamo in questo luogo sacro
dedicato al protomartire Santo Stefano: con il nome di Stefano fu infatti
battezzato il primo re cristiano d’Ungheria, vissuto tra la fine del X e l’XI
secolo, e che sarebbe stato poi canonizzato; con la Corona di Santo Stefano,
che era stata a lui inviata, secondo la tradizione, dalla Santa Sede, il
Primate, cioè l’Arcivescovo di Esztergom, aveva il diritto di incoronare il Re
d’Ungheria; S. Stefano Rotondo in Roma è la chiesa di cui il Card. Mindszenty
era titolare, e questo per un suo espresso desiderio; ma, soprattutto, S.
Stefano è il primo di una lunga teoria di martiri e confessori della fede, che
testimoniarono, con l’offerta della vita e l’accettazione della persecuzione,
la loro fedeltà a Cristo, quella fedeltà che spinse il Card. Mindszenty a
sopportare le più gravi sofferenze, fisiche e morali, inflittegli da un regime
totalitario, brutale ed anticristiano.
Ed ancora, fu
la sera della Festa di Santo Stefano, il 26 dicembre 1948 che egli venne
arrestato, davanti agli occhi dell’anziana madre affranta.
Il nome del
Card. Mindszenty a Genova non è sconosciuto, anche per la grande venerazione
che il nostro amatissimo Arcivescovo, il Card. Giuseppe Siri, nutriva nei
confronti di questo confessore della fede.
Nelle sue Memorie,
il Card. Mindszenty ricordava che, giunto a Roma nel 1971 “nella Basilica di
San Paolo mi si avvicinò un sacerdote, mi prese la mano, la baciò, mi ringraziò
per le sofferenze che avevo sopportato per la Chiesa e alla fine mi disse:
‘Sono il Cardinale Siri’…” (p. 362).
Noi siamo qui
per prolungare questo ringraziamento e questa venerazione.
A Genova
venne anche costituita una “Lega Cardinale Mindszenty”, che organizzava
conferenze e convegni negli anni in cui il nostro Paese rischiava di cadere in
quello stesso regime totalitario persecutore del Card. Mindszenty.
Mi piace
ricordare che proprio su invito della “Lega”, il Card. Siri il 2 giugno 1980
tenne una solenne, dottissima commemorazione del Card. Mindszenty nella Sala
Quadrivium, e da questa commemorazione trarrò non poche citazioni.