È stato celebrato il 26
ottobre 2015 il 75mo anniversario dell’erezione del Pontificio Istituto
Ecclesiastico Ungherese. Pubblichiamo uno scritto di Mons. Tamás Tóth, rettore
dell’Istituto e consigliere ecclesiastico dell’Ambasciata.
Articolo de l'Osservatore Romano il 4 novembre 2015 |
75 anni del Pontificio Istituto
Ecclesiastico Ungherese
di Mons. Tamás Tóth
La formazione dei seminaristi ungheresi
è assicurata a Roma sin dal sec. XVI grazie al Pontificio Collegio Germanico ed
Ungarico. Nel sec. XIX nacque invece l’esigenza di trovare posto per i
sacerdoti che venivano a Roma per studi post graduali e per condurre ricerche
scientifiche, soprattutto dopo l’apertura dell’Archivio Segreto Vaticano,
avvenuta nel 1881. L’Ungheria fu tra le prime nazioni a inaugurare un tale
istituto: il canonico ungherese Vilmos Fraknói (1843–1924) costruì una Villa a
Roma che è attualmente la sede dell’Ambasciata d’Ungheria presso la Santa Sede.
Dopo la Prima Guerra Mondiale, nel 1927
l’Ungheria acquistò Palazzo Falconieri in via Giulia, dove cominciò a
funzionare, dall’anno accademico 1928–1929, l’Accademia d’Ungheria in Roma, che
aveva sin dall’inizio un dipartimento per accogliere sacerdoti studenti. Questo
dipartimento diventò rapidamente autonomo: nel 1939 ricevette la sua prima
Costituzione dalla Congregazione dei Seminari e degli Istituti di Studi, e nel
1940 divenne indipendente, quando la stessa Congregazione, a nome del Papa Pio
XII (1939–1958), fondò l’attuale Pontificio Istituto Ecclesiastico Ungherese.
Questo collegio sacerdotale doveva
resistere, dopo la Seconda Guerra Mondiale, ad un periodo assai difficile
lottando di giorno in giorno per la sua esistenza contro la dittatura
comunista. L’Istituto Ungherese divenne in questo periodo un rifugio per gli
ecclesiastici ungheresi esuli dalla Patria. Dopo la rivoluzione del 1956 fu
cambiato pure il titolo della Cappella: Esaltazione della Santa Croce.
Tra la Santa Sede e la Repubblica
Popolare d’Ungheria fu firmata un’intesa semplice nel 1964 che regolava, tra
l’altro, la situazione dell’Istituto che in seguito poteva accogliere di nuovo
degli studenti sacerdoti dall’Ungheria. La vera libertà avvenne però solo dopo
la caduta del regime comunista, nel 1989. Tra la Santa Sede e l’Ungheria fu
stipulato un Accordo nel 2013, modificando quello del 1997, che regola, tra
l’altro, la situazione giuridica dell’Istituto all’interno di Palazzo
Falconieri, tutt’ora sede dell’Accademia d’Ungheria.
Dal 1928 hanno studiato tra le mura
dell’Istituto più di 280 sacerdoti, provenienti prevalentemente dalle diocesi
ungheresi.
In occasione del 75° anniversario della
fondazione un ex alunno del collegio, il Cardinale Péter Erdő, Primate
d’Ungheria e Arcivescovo di Esztergom-Budapest ha celebrato una Messa di
ringraziamento nella Chiesa di San Girolamo della Carità a Roma. Hanno
concelebrato i rettori di diversi collegi ecclesiastici, monsignori,
professori, rappresentanti della Curia, delle università e di diversi enti
ecclesiastici , il rettore precedente dell’Istituto Ungherese, il Presidente ed
i membri della Commissione di Vigilanza dell’istituto stesso, nonché alunni ed
ex alunni.
Tra i presenti S.E. Mons. Piero Marini
Presidente del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali,
S.E. Mons. Fülöp Kocsis Metropolita greco cattolico di Hajdúdorog, il Rev.mo P.
Thomas Anton Handgrätinger Abate generale dei Canonici Regolari
Premonstratensi, il Sig. László Hegyi Sottosegretario per gli affari
ecclesiastici da parte del Governo Ungherese, nonché il Sig. Márk Aurél Érszegi
Incaricato d’Affari dell’Ambasciata d’Ungheria presso la Santa Sede, il Sig.
Tamás Török primo consigliere dell’Ambasciata d’Ungheria in Italia ed il Prof.
Antal Molnár direttore dell’Accademia d’Ungheria in Roma.
* * *
L’omelia del Card. Péter Erdő.
Omelia del Card.
Péter Erdő, Arcivescovo di
Esztergom-Budapest e Primate d’Ungheria
nella Chiesa di
San Girolamo della Carità
Carissimi Confratelli
nell’episcopato e nel sacerdozio,
Stimati
membri del Corpo Diplomatico, rappresentanti delle Autorità civili,
Cari fratelli e sorelle,
1. In questa Santa Messa rendiamo grazie
al Signore per un evento e per tutta una storia. 75 anni fa, all’estate funesta
del 1940 papa Pio XII ha fondato l’Istituto Pontificio Ungherese. Già sin dal
1928 funzionava una sezione sacerdotale all’Accademia d’Ungheria, nello storico
Palazzo Falconieri. Tale istituzione ha ricevuto quindi - all’istanza del mio
venerato predecessore il Cardinale Giustiniano Serédi - l’atto di
fondazione pontificia, il quale oltre ad elevare il rango di questo collegio
sacerdotale, ne ha conferito una speciale stabilità. Questa stabilità è
risultata tra poco proprio necessaria. Dopo la seconda guerra mondiale i
communisti hanno preso il potere anche in Ungheria. Nello spirito dello
stalinismo cercavano di nazionalizzare e sopprimere questo Istituto. I
sacerdoti però che vivevano in esso per motivi di studi ecclesiastici o di
ricerche scientifiche, hanno chiesto l’aiuto della Santa Sede, la quale ha
nominato sempre un rettore o un sacerdote responsabile per la direzione. Nei
momenti difficili era necessario anche l’intervento della polizia italiana per
garantire il libero accesso all’Istituto Pontificio. Le cose sono cambiate in
seguito all’accordo del 1964 tra l’Ungheria e la Santa Sede. Nell’atmosfera della
distensione generale è diventato possibile che i sacerdoti borsisti
dell’istituto venissero di nuovo dall’Ungheria stessa e non soltanto dall’emigrazione.
Il rettore è stato nominato poi dalla Santa Sede dietro la proposta della
Conferenza Episcopale Ungherese.
2. Dopo questo sguardo alle circostanze
esterne vale la pena di guardare all’essenza della missione di questo collegio.
L’Istituto è stato fondato per sacerdoti già ordinati, non era quindi un
seminario. Il motivo della permanenza romana di questi sacerdoti ungheresi era
lo studio presso le varie università pontificie senza alcuna preferenza
statutaria a favore di una determinata università. Così è diventato possibile
che il clero ungherese, attraverso gli studi romani, porti a casa una visione
ben differenziata, ma sempre fedele alla Chiesa e alla Santa Sede,
rappresentando le diverse correnti e tradizioni intellettuali e spirituali
della Chiesa universale. E quanto è stato importante questo approfondimento
dopo il Concilio Vaticano II! Bisognava conoscere la vera ricchezza del
rinnovamento conciliare per poter lavorare e insegnare nella Chiesa ungherese
in alto livello e con assoluta fedeltà. Non dimentico mai quell’interesse e
quella tenerezza che Beato Paolo VI ha dimostrato nei nostri confronti, ricevendoci
all’udienza privata e parlando con ciascuno di noi sui nostri studi e
sull’importanza di questi studi nella vita della Chiesa. Non è per caso che,
dopo i nostri studi romani, siamo tornati a casa con un senso speciale di
missione tra le circostanze del nostro paese.
Nel corso degli anni hanno svolto, e
molto spesso anche compiuto, i loro studi romani più di 280 sacerdoti ungheresi
come borsisti di questo istituto.
3. Nel Vangelo di oggi abbiamo letto le
parole di Gesù volte ai suoi discepoli: “Come il Padre ha amato me, così
anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei
comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del
Padre mio e rimango nel suo amore” (Gv 15,9). Malgrado le diversità delle circostanze
esisteva sempre tra i sacerdoti dell’Istituto Ungherese anche un certo senso di
solidarietà, perché della vita sacerdotale non mancava la voglia di servire la
Chiesa e di lavorare per la salvezza delle anime, per la trasmissione della
fede e della carità.
I sacerdoti, che studiano a Roma oggi,
incontrano, oltre la ricchezza culturale e spirituale, anche un’atmosfera di
rinnovamento. Un movimento spirituale e storico nel quale si ripropongono delle
questioni fondamentali della fede e del pensiero religioso. Nel contesto del
grande cambiamento antropologico che caratterizza il momento attuale della
storia cerchiamo insieme le vie e il linguaggio della trasmissione della nostra
fede che proviene da Gesù di Nazareth, nostro Maestro e nostro Signore, e che
vuol arrivare attraverso il nostro ministero anche al mondo di oggi. È una grazia
speciale poter seguire questo sviluppo qui, nella Città Eterna, vicino al
successore di San Pietro, nel contesto di tutta la Chiesa di Roma. Chiediamo la
benedizione di Dio al ministero del Pontificio Istituto Ecclesiastico
Ungherese, a tutti i suoi membri vivi e defunti, alla Chiesa e al popolo ungherese.
Amen.
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