Intervista al nuovo Ambasciatore dell’Ungheria presso la
Santa Sede
Il nuovo
Ambasciatore d’Ungheria, S. E. Eduard Habsburg-Lothringen ha presentato le sue
lettere credenziali al Santo Padre il 7 dicembre. Due giorni dopo ha rilasciato
due interviste alla Radio Vaticana, al Programma Ungherese e a quella Tedesca. Segue
una sintesi delle due interviste, a cura del Programma Ungherese.
Colloquio
privato con il Papa: importanza della famiglia
Dell’udienza privata col Santo Padre l’Ambasciatore
Habsburg-Lothringen dice che è stato un momento molto impressionante per lui.
Ha voluto parlare soprattutto sul tema della famiglia. A partire dalla propria
famiglia, visto che è padre di sei figli che sono stati anch’essi presentati al
Santo Padre. Ma anche delle politiche per la famiglia che il Governo ungherese
ha attuato, come per esempio il congedo di maternità in Ungheria dura tre anni.
„Ho avuto l’impressione che al Papa piaccia molto
l’Ungheria” – afferma l’Ambasciatore. Il Santo Padre gli ha, infatti,
raccontato di aver frequentato a Buenos Aires le suore ungheresi della Congregatio Jesu, fuggite lì dal
comunismo. Sono state queste suore, molto stimate da Bergoglio, a raccontargli
molte cose dell’Ungheria. Il Papa ha anche affermato, scherzando con
l’Ambasciatore, che è così che ha capito che uno dei simboli più importanti
dell’Ungheria è il vino di Tokaj!
Invito del
Papa a visitare l’Ungheria
Gli
ungheresi desidererebbero, come tanti altri Paesi del mondo, che il Papa andasse
a visitarli. Il Governo, e la Conferenza Episcopale Ungherese l’hanno, infatti,
invitato per l’anno prossimo, in occasione del XVII centenario della nascita di
San Martino, avvenuto a Savaria, oggi Szombathely in Ungheria. Il Papa ha detto
all’Ambasciatore che teneva presente l’invito ma che, all’età di 79 anni,
purtroppo non può fare tutto ciò che vorrebbe. Non ha tuttavia detto né sì, né
no. „Io penso – afferma l’Ambasciatore – che la cosa non l’abbia ancora
decisa.”
Ci
troviamo in mezzo ad un grande processo di rinnovamento in Vaticano – dice
l’Ambasciatore circa le sue prime impressioni di lavoro. Papa Francesco ha
l’intenzione di rinnovare le cose in Vaticano. Vuole qualcosa di grande ma è
ancora presto per vedere come riusciranno le cose. È un lavoro bello, fare l’ambasciatore
ungherese in Vaticano. Il suo compito precipuo è quello di spiegare cosa
avviene in Ungheria e perché si fanno certe cose. È importante poiché qui
nessuno capisce l’ungherese e c’è proprio bisogno di tradurre ed interpretare
la posizione ungherese.
Rapporti sereni tra Santa Sede e Ungheria sui
migranti. Problema è europeo
Alla
domanda se si trovasse in una situazione delicata a causa della differenza di
vedute tra la Santa Sede e l’Ungheria circa le politiche di immigrazione,
l’Ambasciatore Habsburg-Lothringen afferma: „Penso che non ci sia alcun
conflitto tra la Santa Sede e l’Ungheria sulla questione del problema dei
rifugiati. Non ho parlato col Santo Padre della questione dei rifugiati e
neanche lui l’ha
menzionata.” Ne aveva parlato invece il Cardinale Segretario di Stato Pietro
Parolin durante l’incontro di presentazione col nuovo Ambasciatore. Ed erano
d’accordo che si trattasse di un problema non ungherese ma europeo che solo
l’Europa tutta insieme può risolvere.
Problema del recinto al confine di Schengen. Serve
regolarizzazione
E la
questione della cortina di filo spinato (recinto) sul confine ungherese? „Se ne
avessi parlato col Santo Padre gli avrei voluto spiegare – chiarisce
l’Ambasciatore – che i valichi di frontiera sono aperti in Ungheria, lo scopo
della cortina non è quello di escludere i rifugiati ma solo quello di
incanalarli verso i posti di valico dove poi possono presentare la richiesta di
asilo.”. Ma la maggior parte dei rifugiati non l’ha voluto: hanno preso,
infatti, altre strade per raggiungere la loro meta, cioè la Germania. Questo ha
spostato il problema verso la Croazia, la Slovenia e l’Austria, e tutto ciò
dimostra solo che gli accordi di Schengen e di Dublino, così come sono, non
rappresentano più una risposta adeguata ai problemi attuali. L’Ungheria ha
semplicemente tentato di adempiere ai suoi obblighi derivanti dagli accordi di
Schengen. E le regole dicono che chiunque voglia entrare nell’Area Schengen
deve avere un documento di identificazione. L’Ungheria ha cercato di fare così
ed è stato questo che ha generato le scene che si sono viste in estate. „Il
Governo ungherese è d’accordo con il Santo Padre che è l’Europa che deve
risolvere il problema, non i singoli Paesi.”
Quote obbligatorie di redistribuzione dei migranti
L’Ungheria
ha protestato con l’UE contro le quote obbligatorie di riallocazione dei
rifugiati perché, spiega l’Ambasciatore, secondo la posizione ungherese la
soluzione va contro il diritto dell’UE. Si tratterebbe poi, di riallocare
120.000 profughi mentre finora ne sono arrivati circa 900.000… La cosa più
importante sarebbe quella di garantire alle persone la possibilità di restare a
casa. Bisogna risolvere innanzitutto la crisi in Siria. Ma, probabilmente, si tratterà
di una o due generazioni finché la situazione in Siria potrà tornare alla normalità.
E nel frattempo è importante anche la domanda come si riesce a realizzare
l’integrazione e la coesistenza in Europa con queste persone che arrivano e
vogliono restare.
Gli Asburgo in carica politica in Ungheria
Sorge
spontanea la domanda se sia l’Ambasciatore Eduard Habsburg-Lothringen ad essere
il primo membro della famiglia a ricoprire una importante carica pubblica dai
tempi della Monarchia Austro-Ungarica. In effetti, replica l’Ambasciatore, già
suo cugino Georg Habsburg-Lothringen, che vive in Ungheria, ha ricoperto
l’incarico di Ambasciatore d’Ungheria, mentre suo padre è attualmente
l’Ambasciatore dell’Ordine di Malta a Budapest. È vero che il nome Asburgo non
sempre suona bene in Ungheria, a causa delle vicende passate, ma l’Ambasciatore
ci tiene a precisare che appartiene al cosiddetto ramo ungherese degli Asburgo
che sin dai primi anni dell’800 ha vissuto sempre in Ungheria e qualche volta
aveva addirittura preso la parte degli ungheresi nei confronti di Vienna.
Apertura Giubileo: momento forte
L’Ambasciatore ha fatto in tempo di presentare le credenziali proprio alla
vigilia dell’apertura del Giubileo Straordinario così l’8 dicembre era lì, ha
potuto partecipare all’inaugurazione assieme agli altri colleghi ambasciatori.
„È stato un momento molto forte essere lì – dice –ed era commovente vedere il
Santo Padre ad aprire la Porta Santa e sostare sulla soglia. E poi la presenza
di Papa Benedetto XVI è stata pure un’emozione. Mi sono pure commosso a vederli
tutti e due insieme. Ho potuto varcare la Porta Santa assieme agli altri
ambasciatori. Un momento forte – e dopo la preghiera e la confessione abbiamo già
potuto ottenere l’indulgenza giubilare. Papa Francesco ci dice di seguirlo
durante l’Anno Santo. E per fortuna lo possiamo seguire sia qui a Roma, che in tante
altre parti del mondo dove ci sono tante porte sante, e ricordiamo che la prima
l’ha aperta lui stesso in Africa Centrale.”
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