Consacrata
da S. Giovanni Paolo II l’8 ottobre 1980, la cappella ungherese nelle Grotte
Vaticane era stata concepita come punto di ritrovo degli ungheresi del mondo
dai due lati della cortina di ferro. Erede ideale dell’antico ospizio e chiesa
degli ungheresi, demoliti alla fine del ‘700, la cappella è dedicata alla
Patrona dell’Ungheria ed ai santi ungheresi, ivi raffigurati per opera dei più
famosi scultori ungheresi di fine Novecento.
L’8
ottobre 2015, festa di Santa Maria Magna Domina Hungarorum a celebrare la S.
Messa per il 35mo anniversario della cappella è stato il Card. Péter Erdő,
arcivescovo di Esztergom-Budapest e primate d’Ungheria.
Ecco
la traduzione della sua omelia.
Omelia del Card. Péter Erdő Primate d’Ungheria
nella Solennità di Magna Domina Hungarorum,
Cappella Magna Domina Hungarorum, Basilica Papale Vaticana, 8 ottobre 2015
nella Solennità di Magna Domina Hungarorum,
Cappella Magna Domina Hungarorum, Basilica Papale Vaticana, 8 ottobre 2015
É con grande gioia che festeggiamo oggi
la solennità di Maria Magna Domina Hungarorum. Nell’epoca barocca lei fu
venerata come liberatrice e protettrice del nostro popolo ungherese. E vogliamo
dirlo, seppur suoni qualche volta in modo anacronistico, che tale la veneriamo
anche oggi. La veneriamo e ci affidiamo a lei. Ma cosa ci aspettiamo da lei,
cosa vuol dire che ella accompagna la vita del nostro popolo con la sua
protezione materna?
Nella prima lettura della messa (Sir 24,23-31) abbiamo ascoltato un brano meraviglioso
sulla Sapienza Divina. La Vergine Maria noi la veneriamo anche con il titolo di
„sede della Sapienza”, poiché Cristo è la Divina Sapienza, cui la Vergine fu
„sede” e „trono” già prima della nascita e la cui luce irradia Maria. Per
questo nella simbologia mariana la luce è presente in vari modi.
Per esempio uno dei simboli della
Vergine Maria è la luna poiché la sua luce rispecchia quella del sole. Proprio
come è la luce di Cristo che si rispecchia eminentemente nella persona della
Vergine Maria. La sua luce viene anche chiamata “Stella Mattutina” o “Stella
del mare”, acclamata come tale nell’inno: “Ave Maris stella, Dei mater alma”. E
il ruolo della stella del mare nella vita dei naviganti era di mostrare la
retta via. Questo è proprio il caso anche della Sapienza: abbiamo bisogno di
ricevere l’indicazione della retta via, sia come persone, sia come comunità –
anche come popolo, come popolo ungherese – non solamente dai sapienti di questo
mondo, ma dalla Divina Sapienza stessa.
In un momento interessante della storia
ungherese uno dei nostri migliori predicatori ne parlò nei seguenti termini:
„Il mondo è come il mare, burrascoso. I popoli e i Paesi si ergono su banchi di
sabbia, non hanno città stabili. Eppure ogni popolo deve realizzare,
combattendo, patendo, progredendo i disegni di Dio, assicurando la propria
esistenza nel mare dei tempi. L’Ungheria è una piccola isola nel mezzo di una
marea di popoli stranieri, battuta da onde, sopraffatta da preoccupazioni e da
speranze. Noi non ne abbiamo di mari che potessero promuovere il nostro
progresso e la nostra ricchezza nazionale, cui l’aria potesse ispirare eroi e
santi, eppure la „Stella del Mare” ci arride. Nei bagliori come nelle profonde
tenebre della nostra storia di nove secoli mi appare la figura di lei mentre
discende dal cielo e benedice. Sento il suo nome che risuona accanto e al di
sopra dei nomi dei re e degli eroi, come il canto degli angeli. Questa figura,
questo nome è: Maria”.
Fu a lei che Santo Stefano affidò il
nostro Paese, ed è la sua protezione che invochiamo tra le difficili circostanze
storiche di oggi quando abbiamo grande bisogno dell’indicazione della giusta
via. E subito la sua prima parola d’indirizzo è quella dell’amore. Se
consideriamo che i popoli possano avere un proprio patrono, e che in pratica
ogni popolo dell’Europa Centrale venera la Madonna come propria patrona, allora
ci rendiamo conto che forse anche la varietà dei popoli corrisponde alla
Provvidenza Divina.
Soprattutto oggi,
leggendo e studiando la grande enciclica di Papa Francesco sulla custodia del
creato ci possiamo porre la domanda: perché la natura ha un valore? Per quale
ragione la grande varietà degli animali e delle piante è meglio di un deserto
di pietre? E allora ci rendiamo conto che nella natura tutto trova il proprio
valore nella relazione con Dio. Se è così nel mondo della natura irrazionale
quanto più è così nel mondo razionale degli uomini. La ricca varietà di
nazioni, culture, lingue, esperienze storiche costituiscono un valore,
formatosi secondo la volontà del Creatore, che anche oggi arricchisce e ci
aiuta a risolvere i nuovi problemi della vita in un modo più umano. Aiuta la
nascita di comunità coese: come la famiglia anche la nazione è una comunità
naturale che veicola e trasmette dei valori. Certo, tutto ciò che è prezioso
l’uomo lo può usare anche per il male. Come il nazionalismo o lo sciovinismo
esasperato portano il sentimento nazionale su una via sbagliata, così pure il
senso di comunanza della famiglia può divenire fonte di protettivismo o di
altri errori. Tutto quanto è umano funziona così…
Eppure guardiamo
alla Madonna che riesce a essere madre di tutti i popoli e in lei troviamo
anche la risposta: la giusta stima per noi stessi e la stima per gli altri è
quanto nella visione cristiana segna il vero volto delle nazioni. L’Europa, per
disegno della Divina Provvidenza, è un continente, forse l’unico, pieno di
stati-nazione. Dove cioè tradizione, lingua e cultura di un Paese in qualche
modo sono intrecciate con quelle del popolo. Non è una cosa del passato da
dimenticarsi il prima possibile a favore del progresso più veloce, come non lo
è nemmeno la famiglia, ma si tratta di qualcosa che ha valore ed è attuale
anche ai giorni nostri.
Vogliamo chiedere la
protezione della Beatissima Vergine, l’assistenza dei santi ungheresi e, in
particolare, l’intercessione di Santo Stefano perché possiamo non solo
custodire questi valori, ma anche utilizzarli come risorse, proprio come ce lo
chiede Papa Francesco.
Amen.
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